Cancro al seno, rimborsata in Italia terapia per pazienti ad alto rischio

Abemaciclib sviluppato e prodotto da Eli Lilly per il trattamento del carcinoma mammario in fase iniziale

Roma, 5 lug. (Adnkronos Salute) – L’americana Eli Lilly annuncia che Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha approvato con determina n. 415/2023 la rimborsabilità di abemaciclib in associazione alla terapia endocrina (Et, endocrine therapy) per il trattamento adiuvante di pazienti adulti con carcinoma mammario in fase iniziale (Ebc, Early breast cancer) positivo al recettore ormonale (Hr), negativo al recettore del fattore di crescita umano epidermico di tipo 2 (Her2), linfonodo-positivo e ad alto rischio di recidiva.
“Si parla di tumore al seno in fase iniziale quando non c’è stata diffusione metastatica, vale a dire non sono presenti metastasi a distanza – spiega Lucia Del Mastro, professore ordinario di Oncologia medica Università di Genova, direttore Clinica di Oncologia medica Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova – Dopo l’intervento chirurgico, in base a una serie di fattori che ci aiutano a capire qual è il rischio che queste donne possano sviluppare metastasi, si decide il trattamento post-operatorio, il cosiddetto trattamento adiuvante. Circa un 15% di tumori Hr+/Her2- sono a rischio aumentato di sviluppare metastasi e la possibilità di offrire a queste donne un trattamento aggiuntivo alla terapia endocrina, rappresentato da abemaciclib, è una opportunità molto rilevante per le nostre pazienti, che grazie a questo farmaco hanno una riduzione clinicamente molto significativa del rischio di recidiva”.
L’approvazione di Aifa – riporta una nota – è basata sui risultati del trial di fase 3 monarchE che ha raggiunto il suo endpoint primario alla seconda analisi ad interim sull’efficacia, mostrando un miglioramento statisticamente significativo nella sopravvivenza libera da malattia invasiva rispetto al trattamento standard. Il trial ha studiato l’efficacia della combinazione di abemaciclib e terapia endocrina standard, rispetto alla sola Et, in una specifica popolazione con caratteristiche di malattia ad alto rischio di recidiva. I risultati dello studio sono stati monitorati dopo il raggiungimento dell’endpoint primario e hanno confermato la superiorità dell’aggiunta di abemaciclib al trattamento standard, descrivendo nel tempo una riduzione del rischio di recidiva che è passata dal 32% al 35%.
I dati a 4 anni del trial monarchE, pubblicati su ‘Lancet Oncology’ – prosegue la nota – hanno dimostrato che abemaciclib associato alla terapia endocrina, rispetto alla sola Et, nella coorte 1 riduce il rischio complessivo di recidiva di malattia del 35% e il rischio di recidiva di malattia a distanza del 35%, con un beneficio crescente e continuo dimostrato oltre il periodo di trattamento di 2 anni con abemaciclib. Il tasso di sopravvivenza libera da malattia invasiva a 4 anni è stato del 85,5% per i pazienti trattati con abemaciclib più Et rispetto al 78,6% per i pazienti trattati con la sola Et, con una differenza assoluta del 6,9%. Inoltre, il tasso di sopravvivenza libera da malattia a distanza di 4 anni è stato pari al 87,9% per i pazienti trattati con abemaciclib più terapia endocrina rispetto all’81,8% dei pazienti trattati con sola Et, con una differenza assoluta del 6,1%. Infine, al recente meeting annuale dell’Asco a Chicago è stata presentata un’analisi per sottogruppi dello studio che ha dimostrato efficacia consistente nei vari gruppi di età e nelle pazienti sottoposte ad aggiustamento del dosaggio.
“Il trattamento con abemaciclib in combinazione con terapia endocrina – afferma Valentina Guarneri, professore ordinario di Oncologia medica e direttore Scuola di specializzazione in Oncologia medica Università di Padova – ha dimostrato di ridurre in maniera importante il rischio di recidiva nelle pazienti con tumore al seno in stadio iniziale, ma con un elevato rischio di ripresa di malattia. Ai vari aggiornamenti del follow-up del trial monarchE si è osservato non soltanto il mantenimento della riduzione del rischio di recidiva che avevamo già visto nell’analisi primaria, ma nel tempo si è osservata una tendenza addirittura a migliorare questo effetto. Il fatto che ci sia un effetto di riduzione sul rischio di metastasi a distanza è un aspetto assolutamente rilevante, perché sappiamo che l’evento metastasi a distanza è quello che maggiormente condiziona la prognosi di queste pazienti. Quindi, quello che ci aspettiamo è che questo trattamento riesca ad aumentare la proporzione di pazienti guarite”.
Lo studio monarchE ha coinvolto 5.637 pazienti con Ebc Hr+/Her2- linfonodo-positivo ad alto rischio di recidiva arruolati in oltre 600 centri di 38 Paesi. L’alto rischio di recidiva è stato definito in base a specifiche caratteristiche della malattia, quali presenza di ≥4 linfonodi ascellari positivi oppure da 1 a 3 a linfonodi positivi e almeno uno dei seguenti criteri: tumore di dimensione ≥5 cm, grado istologico 3 oppure indice Ki-67 ≥20%. Le pazienti sono state trattate con abemaciclib in associazione con terapia endocrina per 2 anni. Le approvazioni dell’Agenzia europea del farmaco Ema e di Aifa sono relative ai criteri della coorte 1 dello studio, quindi ai casi di malattia con caratteristiche patologiche di 4 o più linfonodi ascellari positivi oppure da 1 a 3 a linfonodi positivi insieme ad uno dei seguenti criteri: tumore di dimensione ≥5 cm e/o grado istologico 3.
In Italia – conclude la nota – abemaciclib era già approvato e rimborsato da Aifa dal 2019 per il trattamento di donne con carcinoma della mammella localmente avanzato o metastatico, positivo ai recettori ormonali e negativo al recettore del fattore umano di crescita epidermico di tipo 2, in associazione con un inibitore dell’aromatasi o fulvestrant, come terapia endocrina iniziale o in donne che hanno ricevuto una precedente terapia endocrina. Nelle donne in pre o peri-menopausa, la terapia endocrina deve essere combinata con un agonista dell’ormone di rilascio dell’ormone luteinizzante (Lhrh).

(Adnkronos)