CONSUMO DI SUOLO: LIMITE INCONSISTENTE

L’Europa ci richiama alla tutela del patrimonio ambientale e ci chiede di azzerare il consumo di suolo entro il 2050. Un obbiettivo che dovrebbe essere preso in seria considerazione in Veneto e a Padova, che sono rispettivamente la seconda regione in Italia ed il primo Comune in Regione, per percentuale di suolo consumato. Secondo Legambiente Padova invece, il limite stabilito appena un paio di anni fa da questi due enti per contenere l’espansione edilizia nel nostro territorio è del tutto inconsistente.

Spiega perché Sandro Ginestri, Presidente dell’Associazione: ”Per cominciare la Regione non considera consumo di suolo molti interventi che di suolo in realtà ne consumeranno eccome. Sono i Piani Urbanistici già approvati ma non ancora realizzati, le opere di interesse pubblico come le strade o il nuovo ospedale e svariati altri casi. Per gli interventi riconosciuti come consumo di suolo poi, Regione e Comune hanno individuato per Padova una quantità massima di 262 ettari di superficie ancora consumabile da qui al 2050, pari a circa 9 ettari all’anno. Eppure negli ultimi cinque anni Padova ha approvato nuovi piani urbanistici con una media di consumo di suolo di 3 ettari all’anno, pur deliberando su lottizzazioni importati come l’area in zona parco Iris, il Pua Margherita a Terranegra, l’area a nord del parco Guizza, e altro ancora. Può essere considerato un limite al consumo di suolo un valore che permette di costruire tre volte tanto di quanto si stia facendo ora?”

Per spiegare le dimensioni di queste nuove potenziali colate di cemento, Legambiente fa l’esempio del Pua Margherita i cui cantieri sono visibili in questi giorni e che cancellerà buona parte dei terreni verdi in zona Terranegra con l’edificazione di una cinquantina di nuove villette. Ha una superficie di circa 4 ettari, come descritto in una scheda di approfondimento pubblicata nel sito dell’associazione. Oppure citando casi più noti anche se non ancora realizzati, sarebbero di quasi 4 ettari anche le lottizzazioni previste nel vicino cuneo verde Iris o nei terreni recentemente acquistati da Despar nel cuore del parco agricolo del Basso Isonzo. “La soglia dei 9 ettari all’anno consentirà teoricamente di approvare urbanizzazioni grandi più del doppio del Pua Margherita o di quelle previste in zona Iris o al Basso Isonzo; ogni anno, da qui al 2050.

Crediamo che nessuno possa considerare questi 262 ettari come un limite efficace per il contenimento del consumo di suolo” osserva l’associazione ambientalista.

Come è possibile allora che sia stato definito un numero di ettari così elevato?

“Per prima cosa – spiega Ginestri –  il limite è ricavato non sulla base di reali esigenze ma riducendo di circa il 45% le previsioni di capacità edificatorie contenute nella pianificazione comunale, che sono abnormi da almeno vent’anni. Quelle di Padova erano talmente sovradimensionate che in un primo momento la Regione le aveva assegnato come correttivo un limite forfettario di 39 ettari, pari al valore medio dei comuni contermini, ma il Comune anziché accettarlo chiese di rivederlo ottenendo così nell’aprile del 2019 il nuovo limite di 262 ettari, come abbiamo già denunciato a suo tempo. Inoltre, per conteggiare le capacità edificatorie previste nella propria pianificazione, il Comune di Padova ha comunicato alla Regione non le sole superfici destinate all’edificazione, ma le intere aree di trasformazione, che nelle zone di perequazione comprendono un 70-75% di terreni ceduti al comune e destinati per lo più a realizzare parchi o altre opere di interesse pubblico che per la legge non incidono sui conteggi del consumo di suolo. Se avesse trasmesso i dati relativi al solo 30-25% di superficie edificabile, secondo i nostri conteggi il limite sarebbe risultato non di 262 bensì di circa 75 ettari.”

Una cifra meno ridicola dell’attuale anche se ancora troppo elevata, secondo Legambiente che chiede al Comune di rivedere i dati considerando le sole aree realmente edificabili e alla Regione di riscrivere le modalità usate per il calcolo dei limiti comunali perché quelle esistenti non danno in ogni caso risultati accettabili.

In attesa di sapere cosa accadrà del limite di superficie massima consumabile, non meno importante sarà capire cosa intende intanto fare il Comune di Padova in concreto per i prossimi anni. “Al Comune chiediamo che il Piano degli Interventi che pianificherà il governo del territorio per i prossimi 5 anni, sia già a consumo di suolo zero – dice Legambiente – ossia che non preveda nessun piano in più di quanto non sia già stato approvato in precedenza: sarà già sufficientemente dannosa la realizzazione dei molti Piani già approvati ma non ancora posti in esecuzione. La nuova pianificazione comunale deve scegliere di operare per la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente e la salvaguardia di quel che resta della rete ecologica cittadina”.

Un Piano degli Interventi per la “salvaguardia di tutte le residue aree inedificate del territorio comunale, con ritorno, ove possibile, a destinazione agricola o a verde pubblico” come recitano le linee strategiche di mandato con cui si è insediata questa Amministrazione, ricorda Legambiente”.

Nel grafico allegato: comparazione tra la superficie massima consumabile da qui al 2050, ed alcune importanti lottizzazioni cittadine.

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(Legambiente Padova)