Low Cost, good service!

Low Cost, good service!

 

Dai primi dati qualitativi sembra essere stata la modalità di spesa maggiormente utilizzata in questo Natale , in attesa degli oramai famosi “Saldi di fine anno”, il mercato low cost in Italia segna un fatturato di 70 miliardi di euro,  con incrementi da un anno all’altro del +12%. Ma cosa più importante è che questa tipologia di acquisto porta ad un risparmio per le famiglie che va da un minimo di 2.800  ad un massimo di 4.800 di euro all’anno. Low cost non vuol dire necessariamente low service (bassa qualità del servizio). Nel mondo dei voli aerei  ormai il 40% del mercato è low cost (fonte AdnKronos) in cui però l’elemento sicurezza è portato ai massimi livelli. Ci sono certo dei servizi da affinare , ma quello è un problema spesso comune anche a compagnie nazionali vedi ad esempio i servizi di custodia dei bagagli. La cosa interessante è che anche in altri ambiti si sta diffondendo questa tipologia di mercato. Per esempio, relativamente alle RCA le prime compagnie in termini di fatturato e di risparmio sono proprio le web company, oramai divenute strumento di raccolta anche da parte delle blu chips del listino storico. Anche nel mondo dei servizi alla persona si stanno affermando aziende, che garantendo degli standard qualitativi accettabili, riescono a vendere il loro prodotto raggiungendo una fascia di clientela che era precedentemente esclusa. Nell’ambito del fitness e del benessere, ad esempio, in cui si ravvisavano fino a poco tempo fa dei costi che facevano di questo mondo un settore elitario, non appannaggio di tutti, si stanno affacciando ora dei soggetti che concepiscono lo sport ed il benessere come fattore fondamentale per la vita dell’essere umano , alla stregua dell’acqua o dell’aria che respiriamo; come tale premono molto sul concetto di benessere come bene comune” in cui l’attività fisica quotidiana può essere esercitata dal pensionato con il minimo di pensione e anche dallo studente, che altra entrata non ha se non quella derivante dalla famiglia.

 

 

Anche in  Veneto questi fenomeni sono ben metabolizzati proprio perché vanno incontro ad un esigenza di spesa e di budget familiare mai affrontati prima; per il momento purtroppo si tratta di gruppi provenienti da oltralpe ma presto questo fenomeno coinvolgerà  anche realtà imprenditoriali nazionali. In tutto questo le lobby dell’alto di gamma e del servizio di elite cercano naturalmente di contrastare questi mercati adducendo la motivazione della scarsa professionalità non garantibile a certi costi. In concreto, quando ad esempio determinati club viaggiano oltre i 2.000 iscritti paganti con un incasso medio di 58,000 euro mese, per ogni centro è facilmente intuibile l’economia di scala che si crea e che consente di non abbassare il servizio sotto un determinato livello e di poter anche investire parte del fatturato in strutture e macchinari di ultima generazione. Anche dal punto di vista delle competenze queste aziende si orientano su personale giovane e preparato, di cui circa l’80% è laureato in discipline motorie e il management viene da grosse multinazionali del settore. Non dimentichiamoci poi che questi gruppi hanno un accesso alle risorse importanti, forti anche di un utilizzo delle moderne leve di marketing management non praticabile, ahimè per un problema essenzialmente di arretratezza culturale , dalla concorrenza locale di piccole dimensioni. Quello che va sottolineato è che vi è sicuramente un approccio al cliente maggiormente commerciale , frutto delle nuove dinamiche competitive, se pensate che nelle stesse banche i premi ai dipendenti sono commisurati alla raccolta derivante dalla vendita dei prodotti finanziari. Questi fenomeni sono di impulso per l’economia se ben interpretati: da un lato svegliano un sistema assopito su logiche clientelari incentrate sulla rendita di posizione, dall’altro portano innovazione al servizio a favore del consumatore finale che ne beneficia in termini economici e personali. Tanti sono gli esempi che si ravvisano quotidianamente, risultato di una lenta apertura e deregolamentazione del mercato. La telefonia con il fenomeno dei piani tariffari e l’apertura agli operatori: siamo partiti da 120 minuti a 30 euro mese per arrivare ai giorni nostri ai 1.500 minuti a 49,00 eur comprensivi di telefono e web no limit. Esempio eclatante è rappresentato dallo sviluppo degli hard discount nell’alimentare in cui il prodotto va preso inerpicandosi sullo scaffale, eppure anche in questi negozi troviamo il brand accanto al no brand . Questo non deve essere interpretato come un appiattimento del mercato verso il basso, in realtà c’è una fascia di mercato medio alta che va servita e qui si possono inserire gli operatori che puntano a tale segmento non dimenticando che comunque anche questo cliente  non è scontato ma deve essere commercialmente conquistato. Molti dei brand più conosciuti nei vari settori del largo consumo, puntano su una profondità di gamma molto elevata, alla ricerca di  una segmentazione del mercato  quanto più completa.

 

Luigi Del Giacco

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