Comune di Padova: discorso del sindaco di Padova e presidente della Provincia Sergio Giordani in occasione della cerimonia per la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate

Rivolgo il mio saluto a tutte le autorità civili militari e religiose, ai rappresentanti delle associazioni dei combattenti e reduci, alle associazioni d’arma e a tutti i cittadini riuniti qui oggi per celebrare il 4 novembre, Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate. 

Oggi ricordiamo l’Armistizio di Villa Giusti – entrato in vigore il 4 novembre 1918 – che permise agli italiani di prendere il controllo dei territori di Trento e Trieste, e portare a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale. 

Una giornata quindi storica per la nostra Italia alla quale dobbiamo dare la giusta attenzione non solo per le fortissime valenze simboliche che porta con sé, ma anche per le conseguenze politiche economiche e sociali che ne derivarono.

Quella combattuta tra il 1914 e il 1918 è una guerra senza più testimoni. L’ultimo reduce italiano, Delfino Borroni è morto nel 2008 all’età di 110 anni. Ci rimangono racconti documenti immagini a testimoniare un conflitto di una durezza inaudita che tutti noi, e tra noi specialmente le nuove generazioni, conosciamo poco. 

Nei decenni immediatamente seguenti la retorica della Vittoria oscurò un’analisi più razionale dei fatti, ma contribuì a creare quel sentimento diffuso di unità nazionale che fino allora era rimasto patrimonio di una elite di intellettuali e politici.

Basta pensare all’enorme emozione che provocò, in tutto il Paese, la traslazione in treno della salma del milite ignoto, da Aquileia a Roma dove la salma senza nome riposa ancora oggi all’Altare della Patria. 

Quel soldato senza nome rappresentava tutti quei giovani provenienti da ogni regione d’Italia che avevano combattuto fianco a fianco nelle trincee scoprendo di avere molte più cose in comune che differenze.

Non possiamo dimenticare che le Forze Armate, svolsero un importante ruolo non solo sul piano militare nel portare alla nascita dell’Italia come unità territoriale ma anche come  comune sentimento collettivo di una popolazione che finalmente sentiva di avere comuni radici storiche e culturali.

Un sentimento che ancora oggi fa radunare nelle stazioni tantissimi italiani che vogliono vedere il treno rievocativo del Milite Ignoto organizzato che le Ferrovie organizzano da qualche anno per far conoscere meglio queste oramai lontane pagine della nostra storia. 

Oltre a rendere omaggio ai tanti caduti sui fronti di quella guerra, ai feriti, molti dei quali furono curati proprio qui a Padova, diventata nell’ultima parte della guerra vera e propria capitale al fronte, dobbiamo mantenere viva la conoscenza di quegli avvenimenti. 

Assieme alla memoria di quel 4 novembre 1918, la giornata di oggi è dedicata, giustamente, alle Forze Armate. 

Non solo per il ruolo che svolsero, come abbiamo visto nella Grande Guerra, che vide il nostro Paese ricomporre la propria unità territoriale, ma anche per quanto hanno fatto nei decenni successivi fino all’impegno odierno in Italia e all’estero in numerosi scenari internazionali. 

La Costituzione, lo ricordiamo sempre, assegna alle nostre Forze Armate il compito di difendere il nostro Paese e di tutelarne gli interessi.  

Allo stesso tempo sottolinea che l’Italia rifiuta la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. 

E siamo certi che i primi a volere la pace sono proprio i nostri militari.

Donne e uomini che in questi anni hanno portato il loro contributo alla soluzione di crisi internazionali con la partecipazione a missioni di pace e soccorso nell’ambito di interventi sotto l’egida dell’Unione Europea, della Nato e dell’Onu. 

Il ‘900 ci ha coinvolto il due guerre mondiali e oggi abbiamo la consapevolezza che ogni guerra, qualsiasi sia la sua ragione, è un massacro da non ripetere più.

Eppure in questi mesi assistiamo attoniti a una guerra di aggressione da parte della Russia nei confronti di un paese sovrano e indipendente quale è l’Ucraina. 

Le innumerevoli voci che chiedono la pace, a partire da quella del Papa, sono ignorate e la parola rimane alle armi. 

Per chi, come noi, crede alla pace come un valore supremo, come condizione necessaria per poter assicurare libertà, dignità e rispetto dei diritti umani di ogni persona, è una angoscia profonda non avere ora altra strada che sostenere la resistenza in armi del popolo ucraino.  

Pensavamo che l’esperienza di due guerre mondiali, milioni morti, ed enormi distruzioni avrebbero impedito l’avvio di una nuova guerra, almeno qui in Europa.  

Purtroppo non è così e questo sottolinea che la libertà e la democrazia che noi oggi diamo come una conquista definitiva, sono invece molto meno certe di quanto si crede.  

Ci dice anche che evidentemente il valore della pace non è ancora riuscito a sconfiggere il richiamo della guerra come soluzione ai problemi internazionali. 

Ecco perché abbiamo bisogno di ricordare e conoscere la nostra storia, di rendere memoria ai nostri caduti, di onorare il loro sacrificio ma allo stesso tempo fare tutto il possibile perché in futuro non ci siano altri caduti da onorare, o un altro milite ignoto da elevare a simbolo.

Villa Giusti è il simbolo del ritorno alla pace dopo 4 anni di guerra, e Padova è città convintamente impegnata concretamente perché la cultura della pace e del rispetto prevalgano sulla logica delle armi. 

Questa giornata sia quindi un doveroso momento di memoria e ricordo di una data importante della nostra storia, un’occasione per ringraziare e conoscere meglio le nostre Forze Armate ma sia anche un giorno di riflessione che tutti noi facciamo sul supremo valore della pace e della fratellanza tra i popoli“.

Il sindaco Sergio Giordani

(Padovanet – rete civica del Comune di Padova)