Astronomia: Unipd, su Marte migliaia di giovani vulcani di fango (2)

(AdnKronos) – “Per prima cosa abbiamo osservato le immagini della superficie che la Context Camera (CTX) a bordo di Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) ha acquisito. Siamo stati in grado di capire che questi allineamenti di strutture potessero essere interpretati come centri di emissione di fluidi e sedimenti. Successivamente abbiamo classato le caratteristiche peculiari e comuni di questi migliaia di vulcani marziani e li abbiamo paragonati con strutture simili, sia terrestri che marziane, individuando una morfologia pressoché identica a quelle in esame – dice Barbara De Toffoli del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova e prima firma della pubblicazione – Ma un’osservazione della sola morfologia non è sufficiente per discriminare il tipo di struttura sotto osservazione. Per questa ragione abbiamo aggiunto una seconda analisi, quella frattale, che tramite lo studio della distribuzione spaziale dei centri di emissione nello spazio è in grado di restituirci una stima della profondità fino a cui si estende il sistema di fratturazione che collega i vulcanelli di superficie alla loro sorgente di fluido”.
“Dobbiamo infatti immaginare i vulcani, di fango in questo caso, – continua De Toffoli – non come edifici singoli e scollegati, ma come una rete di fratture che coinvolge uno spessore della crosta pari a 18 km dove abbiamo ipotizzato essere la sorgente dei materiali emessi e risaliti in superficie producendo i vulcani di fango. Con l’utilizzo di una tecnica, quella di conteggio dei crateri che è l’unico metodo attualmente disponibile per analisi su corpi planetari diversi dalla terra, abbiamo poi stimato l’età di questi vulcani di fango: maggiore è l’età di una superficie quanto maggiore sarà stato il flusso di impattori (materiale) che l’ha raggiunta e maggiori saranno le loro dimensioni”.
La zona di Arcadia Planitia, su cui si è focalizzata la ricerca, presentava questi interessanti allineamenti di strutture che dopo lo studio si possono datare a 370 milioni di anni fa, cioè in tempi veramente recenti per il tempo geologico marziano. Marte è un pianeta molto meno attivo del nostro che, ad esempio, non presenta tettonica a placche. Dopo un primo periodo che termina 3/3.5 miliardi di anni fa in cui su Marte l’attività dell’acqua era abbastanza intensa da permettere ai fiumi di scavare alvei complessi, il pianeta comincia a virare verso un ambiente globale secco. Questo secondo periodo termina circa 1.8 miliardi di anni fa, dopo di che le uniche attività dell’acqua note sono le calotte glaciali ai poli ed eventi estremamente superficiali sull’ordine di grandezza centimetrico o metrico al massimo.

(Adnkronos)