OSSERVATORIO SU CRIMINALITÀ AGROALIMENTARE, DALLE AGROMAFIE BUSINESS PER 15,4 MILIARDI

Coldiretti presenta il rapporto Eurispes, fenomeno esteso anche nel tessuto economico delle aree del Centro e del Nord Italia (26/01/2015)

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“Il quadro che è emerso è preoccupante e deve far riflettere. – afferma Federico Miotto, presidente di Coldiretti Padova – Proprio nella nostra città qualche anno fa avevamo organizzato un convegno con gli esponenti istituzionali e delle forze dell’ordine per denunciare l’assalto al “made in Italy” da parte della criminalità. Da allora abbiamo approfondito questi aspetti attraverso l’osservatorio nazionale guidato dall’ex procuratore Giancarlo Caselli. Dobbiamo tenere alta l’attenzione su queste problematiche”. Produzione, distribuzione, vendita sono sempre più penetrate e condizionate dal potere criminale, esercitato ormai in forme raffinate attraverso la finanza, gli incroci e gli intrecci societari, la conquista di marchi prestigiosi, il condizionamento del mercato, l’imposizione degli stessi modelli di consumo e l’orientamento delle attività di ricerca scientifica. Non vi sono zone “franche” rispetto a tali fenomeni. Mentre è certo che le Mafie continuano ad agire sui territori d’origine, perché è attraverso il controllo del territorio che si producono ricchezza, alleanze, consenso: specialmente nel Mezzogiorno, costretto ad aggiungere alla tradizionale povertà gli effetti di una crisi economica pesante e profonda, aggravata dalla “vampirizzazione” delle risorse sistematicamente operata dai poteri illegali. I capitali accumulati sul territorio dagli agromafiosi attraverso le mille forme di sfruttamento e di illegalità hanno bisogno di sbocchi, devono essere messi a frutto e perciò raggiungono le città – in Italia e all’estero – dove è più facile renderne anonima la presenza e dove possono confondersi infettando pezzi interi di buona economia. Vengono rilevati, attraverso prestanome e intermediari compiacenti, imprese, alberghi, pubblici esercizi, attività commerciali soprattutto nel settore della distribuzione della filiera agroalimentare, creando, di fatto, un “circuito vizioso”: produco, trasporto, distribuisco, vendo, realizzando appieno lo slogan “dal produttore al consumatore”. Con riferimento alla estensione territoriale del fenomeno delle agromafie è altrettanto noto come i sodalizi criminali “storici”, che si sono evoluti nei termini indicati di criminalità economica anche nel settore agroalimentare, ormai non interessano solo i territori meridionali, ma riguardano anche le aree del Centro e del Nord Italia dove le consorterie mafiose si sono da tempo insinuate nel tessuto economico attraverso un fitto intreccio di interessi tra comitati d’affari locali e famiglie mafiose siciliane, clan camorristici e ’Ndrangheta calabrese. Il “modello economico-criminale” è stato dunque replicato come ben delineato in diversi riscontri investigativi: anche in questi casi si va dall’accaparramento dei terreni e della manodopera agricola al controllo della produzione, dal trasporto su gomma allo stoccaggio della merce, dall’intermediazione commerciale alla fissazione dei prezzi, fino ad arrivare agli ingenti investimenti destinati all’acquisto di supermercati o centri commerciali in cui possono trovare àmbito privilegiato di impiego i proventi illeciti, anche in termini di riciclaggio.

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