A RISCHIO GLI AGRICOLTORI DI SANT’ERASMO. SPOPOLAMENTO, CAMBIAMENTI CLIMATICI, MA ANCHE NEGLIGENZA DELLE ISTITUZIONI.
Venezia 14 Febbraio 2025 – L’isola di Sant’Erasmo, storicamente conosciuta come l’orto della laguna, si trova a fronteggiare difficoltà senza precedenti. Gli agricoltori locali, custodi di un patrimonio agricolo unico, stanno vivendo un periodo di difficoltà estrema, aggravato dai cambiamenti climatici e dalla mancanza di supporto istituzionale.
Negli ultimi anni, il clima ha mostrato un volto sempre più minaccioso, alternando forti piogge a periodi di siccità intensa. Questa imprevedibilità ha reso la programmazione agricola quasi impossibile. Seppur le coltivazioni sotto serra offrano una certa protezione, i prodotti coltivati a pieno campo sono vulnerabili non solo alle ondate di maltempo, ma anche alle incursioni sempre più frequenti di animali selvatici, come le lepri e i colombacci, che danneggiano gravemente le produzioni senza la possibilità di venire risarciti per la mancanza di fondi con l’aggravante che non esistono attualmente soluzioni concrete al contenimento della fauna selvatica.
A rendere la situazione ancora più critica sono gli sbalzi di temperatura che compromettono orticole e frutteti. Nel 2024, ad esempio, le albicocche non sono nemmeno andate in produzione a causa di una gelata tardiva che ha rovinato tutti i fiori.
La risalita del cuneo salino, aggrava ulteriormente il quadro, minacciando la sopravvivenza delle coltivazioni.
Ecco che gli agricoltori di Sant’Erasmo, ora ridotti a poco più di una ventina, cercano di difendere in tutti i modi le loro attività, già messe a dura prova dalle difficoltà ordinarie che comporta vivere in un’isola, come nell’approvvigionamento di materie di prima necessità o ad esempio la difficoltà nella manutenzione dei beni, è così che gli agricoltori si occupano anche della gestione delle chiaviche, manufatti fondamentali per il deflusso e la raccolta delle acque nei canali, il cui funzionamento è determinante per le produzioni.
Tuttavia, la loro manutenzione è diventata una questione critica. Mentre i manufatti esterni rivolti verso la laguna sono in buone condizioni, quelli interni sono spesso danneggiati e non funzionanti. Un compito che, storicamente, è stato assunto dagli agricoltori quali sentinelle del territorio, ma che oggi risulta insostenibile.
“Assistiamo a uno spopolamento dell’isola. Siamo in seria difficoltà, mancano i servizi e fare impresa è sempre più complicato,” afferma Carlo Finotello presidente del Consorzio del Carciofo Violetto di Sant’Erasmo ma anche riferimento importante per tutta l’isola. “I vincoli per chi vuole investire sono molteplici, e strutture come la Torre Massimiliana, punto di riferimento per la promozione delle nostre attività, come ad esempio la Festa del Carciofo amata dai veneziani, sono lasciate in abbandono, senza elettricità e con esigenze di manutenzione urgenti.”
In questo contesto di crisi, gli agricoltori di Sant’Erasmo fanno un appello alle istituzioni: “Chiediamo un supporto concreto per garantire la sopravvivenza delle poche imprese rimaste. Senza un presidio ordinario, la salvaguardia del nostro territorio e dei beni esistenti diventa sempre più difficile.”
La tradizione agricola di Sant’Erasmo merita di essere preservata, non solo per il valore storico e culturale, ma anche per il contributo che offre alla comunità e all’economia locale.