20 dicembre 2024
(Arv) Venezia 20 dic. 2024 – “Quanto è emerso grazie all’inchiesta che nel Vicentino ha portato all’arresto di una badante, con l’accusa di omicidio volontario di un’anziana e di aver tentato di uccidere altri quattro pensionati narcotizzandoli, è a dir poco tragico e sconcertante. E deve imporre una riflessione severissima sulle falle del sistema sociosanitario nella nostra regione”. A prendere posizione è la consigliera regionale vicentina del Partito Democratico, Chiara Luisetto.
“Il fatto che la badante, spacciandosi per operatrice sanitaria a domicilio, abbia agito indisturbata per anni, porta a inquietanti interrogativi di fronte ai quali la Regione ha ora il dovere di agire. Questo caso – commenta Luisetto – dimostra quanto sia necessario da un lato regolamentare maggiormente l’universo delle assistenti familiari: in una situazione nella quale le famiglie spesso non possono permettersi una casa di riposo o non trovano posto, queste si rivolgono alle badanti come supporto essenziale, senza però che siano nelle condizioni di verificare titoli di studio o competenze specifiche. L’altro nodo critico sta nello svuotamento del sistema di prossimità. Negli anni abbiamo assistito alla riduzione dei presidi territoriali, per primi i distretti, del tempo dedicato all’assistenza domiciliare, del ruolo dei medici di famiglia: pezzi di un sistema che poteva monitorare da vicino le singole situazioni garantendo a chi aveva bisogno di assistenza di sopperire, in modo professionale e sicuro, all’impossibilità di accedere alla casa di riposo o alla volontà di tenere un anziano in casa. Oggi quei punti di riferimento sono stati asciugati progressivamente, nella convinzione sbagliata che basti l’eccellenza degli ospedali a creare salute. Ma salute, come dimostra questa terribile vicenda, è molto altro dalla sanità. Se manca questo tassello territoriale, le famiglie non sanno più dove sbattere la testa, con tutti i rischi che possono derivarne”. “Alla vigilia dell’apertura delle Case di comunità, si discute di telemedicina e verifiche da remoto, di ricostruire finalmente una rete dopo averla smantellata. Ma oltre ai muri, quale sarà il modello? Quali le figure professionali? Chi sceglierà di lavorare alle condizioni di stipendio e stress che vediamo, in questi presidi? Una politica regionale miope ha svuotato negli anni il territorio di competenze e progetti, ora recuperare terreno con pochi soldi e carenza di personale sarà una impresa molto difficile. Se non si comincia a guardare alle emergenze che stanno spesso nel chiuso delle mura domestiche come un problema sociale e non solo di chi lo vive, saranno sempre maggiori i casi di abbandono e di esposizione al pericolo. Dal sostegno ai caregiver alla ricostruzione di un tessuto di prossimità, il lavoro che non si è fatto e va costruito è molto. Di tutto questo – conclude Luisetto – il governo regionale, a partire dall’assessora Lanzarin, deve prendere atto. Da parte nostra, la massima disponibilità e volontà di confronto istituzionale”.