Come le strope: storie di ambientalismo nella Bassa Padovana – Ostanel (Vcv), Guarda (Ev) e Zanoni (Pd), “un monito alla politica, l’impegno per salute e ambiente non è il partito del ‘no’”

08 febbraio 2024

(Arv) Venezia 8 feb. 2024 – I consiglieri regionali Elena Ostanel (VcV), Cristina Guarda (EV) e Andrea Zanoni (Pd) hanno presentato a palazzo Ferro Fini‘Come le strope’, Storie di ambientalismo nel Veneto e nella Bassa padovana, libro a cura di Francesco Miazzi, pubblicato dalla casa editrice Tracciati di Emanuele Cenghiaro nella collana Zoom. Miazzi, insegnante, consigliere comunale a Monselice, anima del Comitato “Lasciateci Respirare” e attivista nel Coordinamento delle associazioni ambientaliste del Parco dei Colli Euganei, firma un lavoro collettivo di quasi 400 pagine, che fa sintesi delle battaglie storiche del mondo ambientalista veneto. Le ‘strope’ – spiega il curatore – sono i rami del ‘salgaro’, cioè del salice viminario, usati per la loro resistenza per legare viti o fascine o intrecciare ceste; al tempo stesso è il nome della pianta stessa che, anche se capitozzata, rigenera rami che puntano verso l’alto: simbolo quindi della tenacia delle battaglie ambientaliste e della forza dei legami che uniscono le persone di un territorio in una battaglia comune per salute e ambiente.

“Portare in Consiglio regionale queste storie di ambientalismo, che raccontano storie e reti di mobilitazioni nate decenni fa per tutelare territorio e salute delle persone nell’area euganea, significa riportare questo impegno nella giusta sede politica – ha premesso la consigliera Ostanel del Veneto che vogliamo –  Nei giorni scorsi abbiano discusso in aula una mia mozione in merito ai progetti di urbanizzazione nell’area ex Cima di Monteortone: il voto favorevole che quel documento ha ottenuto, che chiede di rispettare l’ambiente dei Colli e la volontà popolare di una comunità, dimostra che la mobilitazione dal basso non è inutile, che la richiesta avanzata da mille persone per indurre una amministrazione comunale a fare un passo indietro rispetto ad una variante ha trovato ascolto da parte della politica. Questo libro ci aiuta a superare la falsa narrazione che chi si mobilita per l’ambiente rappresenta il ‘partito del no’: invece, dietro quei no, c’è una proposta alternativa, positiva e costruttiva”.

Anche Andrea Zanoni (Pd) mette in luce il valore di un lavoro collettivo che “ricostruisce decenni di battaglia ambientaliste, gli anni caldi di battaglia contro i cementifici, gli inceneritori, le cave… e crea memoria storica. Oggi la situazione del nostro territorio, senza questa mobilitazione costante dal basso, sarebbe molto diversa, e in senso negativo”. Aggiunge Cristina Guarda (EV): “L’energia spesa dagli attivisti per l’ambiente nel prendersi cura della salute di tutti, va a beneficio anche di chi non crede in questo impegno, anche di chi è scettico e nega il valore primario dell’ambiente. C’è bisogno di ricordare quanto coraggio e quanto coerenza ci vogliano per essere attivisti in ambito ambientale, e per affrontare quanti, cittadini e politici, sminuiscono questo impegno: penso alla nostra lotta per il Fratta Gorzone, fiume asfissiato dagli scarichi industriali, alle battaglie contro l’inquinamento causato delle concerie e contro i Pfas”.

Gli autori – tra cui Francesco Jori, Renzo Mazzaro, Gianfranco Bettin, Fulvio Ervas, Gianni Belloni e Alessandro Tasinato – con i loro contributi spiegano come sia cambiato il Veneto in questi ultimi cinquant’anni, quale sia stato il tributo pagato in termini di salute, risorse e paesaggio per essere definiti “locomotiva del Nordest”, quali trasformazioni hanno portato nella convivenza sociale fenomeni come l’infiltrazione mafiosa, la corruzione, l’immigrazione. Al centro del libro la ricostruzione alcune battaglie ambientali nella Bassa Padovana, territorio ‘laboratorio’ di tante esperienze collettive di difesa del territorio: quelle che hanno portato alla Legge Romanato–Fracanzani del 1971 per la chiusura delle cave nei Colli Euganei, primo vero esempio di tutela del patrimonio ambientale e del paesaggio; quelle per la chiusura dell’inceneritore di Schiavonia; le iniziative contro il nucleare e l’installazione dei missili a Comiso; la nascita del Parco regionale dei Colli Euganei; lo scontro sulla presenza dei cementifici e l’utilizzo dei combustibili solidi secondari. Completano il racconto collettivo la testimonianza delle esperienze associative operanti in questi decenni nella Bassa Padovana: Italia Nostra, Legambiente, WWF, La Vespa, il Moraro. Non mancano le voci dai territori sorte su problematiche specifiche come il comitato contro le “Antenne del Monte Cero”, il comitato “La nostra Terra”, costituito per contrastare il progetto di un centro commerciale a Due Carrare, di fronte al Catajo, il comitato “No reflui speciali” sorto in opposizione alla discarica di Sant’Urbano, il comitato “Lasciateci Respirare” di Lozzo Atestino contro l’ampliamento degli allevamenti intensivi, il gruppo delle Mamme NoPFAS di Montagnana impegnate nella denuncia e nel contrasto al più grande inquinamento dell’acqua del basso Veneto.

“La nostra è una riflessione corale di giornalisti, scrittori, ricercatori, sindacalisti, docenti universitari, genitori, sul cosiddetto ‘modello veneto’ di sviluppo – sintetizza il curatore Francesco Miazzi Raccontiamo la battaglia vinta, anche grazie all’apporto del Consiglio regionale, per l’interramento dell’elettrodotto che doveva attraversare il parco dei Colli Euganei, il conflitto ambiente-lavoro e salute-reddito racchiuso nella vicenda dei cementifici ai piedi dei Colli, l’interramento dei rifiuti sotto la Valdastico, l’intreccio imprenditoriale tra il sistema-Mose e quello che costruisce gli ospedali in Veneto”. Decenni di lotte ambientaliste, che dagli anni Settanta del secolo scorso ad oggi, hanno prodotto risultati concreti, ma soprattutto un metodo: “Quelle battaglie e il convergere a Monselice di tutti i comitati per l’ambiente – ricorda l’ambientalista Paolo De Marchi – hanno posto le basi per un modo attivo di stare nel territorio, con un metodo che coinvolge migliaia di cittadini e produce risposte ragionate e proposte alternative per la salvaguardia dell’interesse generale dell’ambiente. Il ‘no’ all’inceneritore di Schiavonìa – esemplifica – è diventato proposta per avviare la raccolta differenziata dei rifiuti”.

Renzo Mazzaro, che da cronista ha seguito lo scandalo Mose e da giornalista d’inchiesta ne aveva anticipato ambiente e dinamiche, avverte: La vera resistenza oggi non è cantare ‘Bella ciao’, è invece l’impegno dal basso, a difesa del nostro ambiente e del territorio. Ci sono devastazioni che rischiano di ritornare e che ci chiedono di non arrenderci, come il progetto di Veneto City: una idea folle contenuta nella pianificazione regionale del Ptrc, che prospettava una città di 10 mila abitanti che doveva sorgere da zero in mezzo ai campi, tra Dolo e Padova. Un’idea uccisa dal mercato nel primo decennio degli anni Duemila, ma che ora rischia di ripartire, sotto forma di città della logistica, una città di capannoni già al vaglio della Vas. Eppure in Veneto, sono numeri di Confindustria Veneto, si contano 11 mila capannoni vuoti, ancora agibili”.

“Il libro è dedicato a tutte le persone che si sono battute e che continuano a farlo in vari modi, unendosi come le ‘strope’, per salvare le loro radici – ricordano la giornalista Giada Zandonà e la mamma NoCss Monica Buson – per fermare la devastazione ambientale e per consegnare alle generazioni future un mondo che permetta di vivere in armonia con la terra”.

(Regione Veneto)