Salute, associazione Emdr: “Servono strumenti concreti allo psicologo ospedaliero”

(Adnkronos) – “L’Emdr in ospedale è una realtà che si è costruita giorno dopo giorno, con determinazione, molto lavoro, voglia di fare cultura e trasmettere il contribuito che possiamo dare anche in questo contesto. Servono strumenti concreti per lo psicologo ospedaliero, per la gestione di situazioni traumatiche, con risultati efficaci, in tempi più rapidi di approcci più tradizionali. L’Emdr è costo-efficace e fa risparmiare: in moltissimi Paesi europei è già impiegato. È uno strumento molto flessibile. Se funziona in una situazione traumatica acuta, in cui si vede solo una volta il paziente, in condizioni drammatiche e di emergenza – un lutto improvviso un trauma fisico, una diagnosi grave – pensiamo a quanto possa funzionare in setting più strutturati. L’auspicio è che possa essere impiegato sempre di più”. Così Isabel Fernandez, presidente dell’associazione Emdr (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) Italia, in occasione del workshop online ‘Emdr in ospedale: applicazioni, interventi e ricerca’ che, sabato scorso, ha visto la partecipazione di oltre mille psicologi.  

Nelle relazioni al workshop, organizzato dall’associazione Emdr, sono stati presentati progetti che hanno misurato l’efficacia del metodo applicato in contesto ospedaliero di pazienti, familiari e operatori sanitari, in percorsi oncologici, oncoematologici in bambini e adolescenti, violenze, traumi fisici, lutti improvvisi e demenze. “Considerato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – continua Fernandez – un trattamento efficace anche in fase acuta, nell’immediato, come in ospedale, quando non c’è molto tempo per fare trattamenti psicologici a medio e lungo termine, l’Emdr risulta costo-efficace. Questo aspetto, evidenziato da uno studio pubblicato su PlosOne nel 2020, è riconosciuto dallo stesso Servizio sanitario inglese. Inoltre, le Linee guida Istss (International Society for Traumatic Stress Studies) indicano l’Emdr utile non solo per i sintomi del trauma, ma anche per aumentare la qualità della vita delle persone”.  

“Si tratta – sottolinea Elisa Faretta, psicologa e psicoterapeuta Emdr, coordinatrice e responsabile scientifica del workshop – di un intervento psicoterapeutico che lavora sulle esperienze traumatiche e aiuta a rielaborare l’impatto emotivo, anche fisico e comportamentale. Il trauma è una ferita dell’anima, non è solo organico. Si lavora sull’impatto che l’evento traumatico ha nella vita della persona. Il protocollo Emdr è unico – continua – ma ha declinazioni diverse in base a contesti, popolazione e tipo di disturbi. Adeguiamo il protocollo nei bambini, per le malattie organiche, per la violenza, per panico o depressione: il protocollo è sempre lo stesso. L’idea è rielaborare l’evento per abbassare il livello di attivazione psicofisiologica – arousal – e tornare all’equilibrio, dopo uno squilibrio causato da un evento. L’Emdr propone una nuova omeostasi un approccio che aggiunge fattori di protezione nella vita di una persona”.  

Il trauma complesso – si è ricordato nel corso del workshop – rappresenta una sfida dei nostri tempi e costituisce un’importante fattore presente, a livello trasversale, in diversi disturbi psicopatologici e in situazioni riscontrabili, in particolare, in ambito ospedaliero e nei contesti di cura delle aziende sanitarie, non solo per i pazienti, ma anche in familiari e operatori sanitari. Un sistema moderno di gestione del trauma dovrebbe basare la propria efficacia sull’integrazione di interventi pre – intra e post ospedalieri evidence based. A tale proposito, nella sua introduzione, Luigi Cavanna, presidente del Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo), ha ricordato la pubblicazione di vari studi, come una recente review su The Lancet che ha valutato l’uso e l’efficacia della terapia Emdr in pazienti adulti trattati in ambito medico in 89 studi che sono stati inclusi e classificati in 14 settori medici, quindi in impieghi molto ampi. Tre studi erano incentrati anche su disturbi fisici persistenti. L’Emdr è risultato adeguato a ridurre i sintomi in 87 su 89 lavori. Solo due studi, nell’ambito della ginecologia, hanno segnalato l’assenza di effetti benefici o che gli effetti benefici non si sono mantenuti nel tempo. In particolare, la comparsa di eventi avversi è stata raramente menzionata. 

“Da anni – aggiunge Faretta – stiamo lavorando sulla formazione specifica degli operatori e nell’implementazione di progetti in ospedali e Asl. Moltissimi operatori che fanno i nostri corsi cominciano a vedere questo approccio come una grande opportunità anche in ospedale. L’idea è portare il protocollo in contesti pubblici, in una popolazione che soffre per la cura delle persone, ma anche per i sanitari che sono oggetto di traumatizzazione, che hanno bisogno di essere formati per rispondere meglio in questi contesti. È un lavoro a 360 gradi. Per ogni progetto, facciamo sempre la ricerca per misurare e dare conferma, anche ai direttori sanitari degli ospedali, dell’importanza di questo approccio”.  

“L’Emdr – precisa Fernandez – è presente in una decina di ospedali di varie regioni. La mission della nostra società scientifica è portare questo strumento evidence based nell’ambito degli ospedali – dove il trauma non è solo fisico, ma anche emotivo – aiutando, come associazione, le singole unità operative e ospedali a organizzare e strutturare i servizi”. Anche per questo “il calendario per il 2024 è fitto di momenti formativi dove possiamo integrare tutte queste esperienze. L’anno prossimo – conclude – festeggeremo, come associazione, il primo quarto di secolo, compiremo 25 anni. Sono anni vissuti con determinazione e voglia di creare cultura e fare prevenzione”. 

(Adnkronos – Salute)

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