Possibili scenari per il settore edile nel 2024



Che anno sarà il 2024 per il mondo delle costruzioni? A delineare i possibili scenari ci ha pensato il XXXV rapporto congiunturale pubblicato da Cresme. La situazione che si delinea non è esattamente delle più luminose anche in ragione di un contesto internazionale carico di tensioni geopolitiche e incertezza economica, caratterizzato da inflazione, elevati costi di energia e materie prime, senza contare il drastico ridimensionamento attuato dal Governo nei confronti degli incentivi fiscali edilizi.
Nella nota introduttiva del Rapporto Cresme, emerge innanzitutto che il settore sarà caratterizzato da una forte contrazione, per altro già in atto, nell’opera di manutenzione del patrimonio residenziale. Parallelamente, la spinta alla crescita trainata dalle nuove opere pubbliche previste permetterà solo parzialmente di attutire gli effetti della contrazione del mercato. Proprio a livello di opere pubbliche, il comparto edile è chiamato ad una complessa fase esecutiva dato che negli ultimi 4 anni sono stati messi in gara 267 miliardi di euro di lavori pubblici, dei quali 74 miliardi legati al PNRR e ne sono stati aggudicati 204 miliardi (48 miliardi del PNRR). In questo caso uno dei principali elementi critici potrebbe riguardare la verifica dei costi dell’appalto dopo l’aggiudicazione e la successiva realizzabilità dell’opera pubblica.
Un altro aspetto cruciale riguarda i costi di costruzione che hanno raggiunto livelli particolarmente elevati, specie rispetto ai prezzi di mercato del prodotto residenziale. Oltre ai costi, anche la produttività delle costruzioni, la qualità della manodopera impiegata, la sicurezza sul lavoro e l’attattività verso le nuove generazioni, sono ambiti che necessitano di essere affrontati in termini di innovazione, digitalizzazione, riduzione degli errori. I prossimi due anni vedranno molto probabilmente un deciso aumento dei fallimenti di imprese specie di piccole dimensioni, con il conseguente incremento del contenzioso, dovuti in molti casi alla questione dei crediti incagliati. Questo perché la mancata concessione dei crediti edilizi mette a rischio le imprese con meno liquidità con conseguenze quali il blocco dei cantieri, interruzioni di fornitura e di pagamento della manodopera.
Non ultima emerge la questione dell’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare nazionale per ottemperare alla Direttiva UE sulle case green, che rappresenta un importante crocevia per l’intero comparto delle costruzioni. A tale proposito, Cresme sottolinea come il raggiungimento degli obiettivi di riqualificazione degli immobili sarà difficile senza un’adeguata revisione del sistema degli incentivi fiscali legati agli interventi e tenendo conto delle attuali condizioni del bilancio dello Stato.

(Adnkronos)