Al Centro Nemo di Trento arrivati elettromedicali donati da ‘Voci di speranza’

(Adnkronos) –
Nuove strumentazioni sanitarie e beni medicali, fondamentali per migliorare la presa in carico dei pazienti con malattie neuromuscolari, sono arrivate al Centro clinico Nemo Trento situato all’ospedale Villa Rosa di Pergine Valsugana. A rendere possibile questa donazione straordinaria è stata ‘Voci di Speranza’, la rassegna di concerti dei cori di montagna, nata dalla toccante amicizia tra Margherita Valentini e Marianna Boschetto, pazienti del Nemo, insieme alle loro famiglie, come si è ricordato ieri, nel corso dell’evento finale dell’iniziativa. 

La passione per la tradizione musicale della montagna, che accomuna le due amiche, e il loro desiderio di restituire la dedizione e la professionalità ricevute durante la degenza al Nemo Trento – spiega una nota – hanno dato vita ad una grande catena di solidarietà. E la risposta delle comunità locali è andata ben oltre ogni aspettativa, triplicando l’obiettivo iniziale di raccolta fondi per l’acquisto della strumentazione, dimostrando così che insieme è possibile fare la differenza. 

“Questa avventura – raccontano con commozione Margherita e Marianna – è nata esattamente un anno fa, dal sogno di voler fare qualche cosa di concreto per i professionisti del Centro Nemo, che aiutano noi pazienti ad affrontare le difficoltà quotidiane legate alle nostre patologie neuromuscolari. Abbiamo pensato di unire la nostra grande passione per i cori di montagna per far conoscere la nostra esperienza e lanciare il messaggio che da ogni situazione della vita, per quanto negativa, possiamo far nascere qualche cosa di bello. La risposta è stata emozionante e inaspettata permettendoci di raggiungere un grande obiettivo concreto. E’ questa partecipazione corale, il vero messaggio di speranza”. 

L’impresa di ‘Voci di Speranza’ ha coinvolto i Cori di Enrosadira di Moena, 7 Larici di Predaia, Croz Corona di Denno e Coro Armonia di Cavalese. Il primo concerto dello scorso gennaio ha creato così tanto entusiasmo intorno al progetto che, le associazioni della Val di Non e della Val di Fiemme, si sono unite dando vita in pochi mesi ad una rassegna di 6 concerti e a una serata di cena solidale. L’entusiasmo contagioso ha portato al coinvolgimento di oltre 2mila persone. Tra queste le amministrazioni comunali di Moena, Predaia e Predazzo, la partecipazione di Vigili del Fuoco volontari, gruppi Alpini, gruppi giovanili, Croce rossa, Circoli culturali e sportivi, Associazioni di donne e anziani. Alla cerimonia conclusiva, in rappresentanza di una comunità unita, erano presenti alcuni coristi, il presidente del Coro 7 Larici, Paola Demagri e il vicepresidente del coro Enrosadira, Paolo Defrancesco, insieme a una rappresentanza dei coristi.
 

“Gli elettromedicali donati – afferma Riccardo Zuccarino, direttore clinico del Centro Nemo Trento – ci permettono di continuare a migliorare in modo sempre più mirato e completo la presa in carico dei pazienti.  Sono strumenti preziosi che ci consentiranno di affiancare il percorso riabilitativo con tecnologie all’avanguardia dal punto di vista clinico e di ricerca. E noi non possiamo che ringraziare di cuore per questa dimostrazione di bene. Perché – ricorda – sappiamo che il nostro impegno di cura è sostenuto anche dall’abbraccio solidale di queste comunità che hanno creduto nella voce di speranza di Margherita e Marianna”. 

Il sistema di elettromedicali donato avrà un impatto significativo sulla presa in carico dei pazienti. Consentirà, infatti, di effettuare un monitoraggio puntuale delle funzioni respiratorie e cardiache, prevenendo le situazioni di acuzie; non solo, l’attenzione si è estesa anche alla ricerca, pensando a strumenti di conservazione dei farmaci per gli studi di ricerca e per i trattamenti innovativi. Parte dei fondi donati sarà investita per sostenere i percorsi di presa in carico psicologica di bambini, adulti e delle loro famiglie. ‘Voci di speranza’- conclude la nota –  ci ricorda la reciprocità del dono ed il suo valore nel mettere in circolo il desiderio di essere parte di un progetto condiviso. Perché il sogno nato da un’amicizia diventa speranza cantata, capace di toccare le corde del cuore di una comunità, che si trasforma in risposta ed impegno di cura.  

(Adnkronos – Salute)

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