Inps, occupazione a massimo storico 61%, ma restano problemi strutturali Paese

Conferma una forte capacità di ripresa del nostro Paese

Roma, 13 set. (Labitalia) – L’occupazione nel nostro Paese è al massimo storico, il 61%, con i lavoratori dipendenti ‘driver’ di questo cambiamento. Ma questi dati non possono far dimenticare i problemi strutturali del Paese. E’ quanto sottolinea il XXII Rapporto Inps, relativo all’anno 2022, presentato oggi alla Camera. Dopo gli sconvolgimenti causati dalla crisi pandemica, che ha determinato una forte contrazione economica, il mercato del lavoro italiano si è trovato ad affrontare ulteriori sfide di portata significativa. E la risposta c’è stata, in termini di tasso di occupazione, che attualmente raggiunge il 61%, massimo storico, segnalando una forte capacità di ripresa del nostro Paese, spiegano il rapporto dell’Istituto.
Nonostante questo trend positivo, spiegano da Inps, si evidenziano alcune criticità derivanti dall’invecchiamento della popolazione, dal persistente divario territoriale tra Nord e Sud, nonché dalla divaricazione tra lavoro dipendente, in aumento, e lavoro autonomo, in diminuzione. Inoltre, i principali indicatori del mercato del lavoro italiano, seppur migliorati rispetto al passato, rimangono significativamente al di sotto delle medie dei paesi dell’Unione Europea o di paesi come Francia e Germania. Come si può leggere nel Rapporto, ad aprile 2023 il tasso di disoccupazione italiano è risultato pari al 7,8% mentre la Nota di aggiornamento al Def 2020, deliberata dal Consiglio dei ministri il 5 ottobre 2020, pochi mesi dopo l’inizio della pandemia, prevedeva per il 2023 un tasso di disoccupazione pari al 9,8%. È sufficiente il confronto tra questi due numeri per dare conto di quanto veloce e consistente sia stato il recupero del mercato del lavoro italiano dopo la straordinaria emergenza dovuta al Coronavirus, che aveva implicato conseguenti politiche restrittive per arginarla (lockdown etc.) e causato una profonda incertezza tra gli operatori economici.
Tutti i principali indicatori – calcolati sulla base dei risultati dell’indagine Istat sulle forze di lavoro – segnalano, spiegano dall’Inps, ampiamente lo scampato pericolo. Per la popolazione in età 15-64 anni il tasso di attività al 66,4% e il tasso di occupazione al 61% rappresentano massimi storici in precedenza mai raggiunti, nemmeno prima della grande crisi finanziaria internazionale del 2008, quando si attestavano rispettivamente al 63,2% e al 58,8%. Il contributo delle donne al recupero post-pandemico risulta rilevante: il 57,4% di tasso di attività ad aprile 2023 supera quello pre-pandemico e lo stesso vale per il tasso di occupazione, ora pari al 52,3%. Entrambi questi indicatori sono maggiori di oltre cinque punti a quanto si registrava ad aprile 2008, alla vigilia della prima grande crisi economica del nuovo secolo. Inoltre la crescita degli occupati non risulta trainata dall’incremento dei dipendenti con rapporti di lavoro a termine: la loro incidenza sul totale dei dipendenti, pari al 16,0% ad aprile 2023, è inferiore a quella rilevata prima della pandemia (16,6% a febbraio 2020).

(Adnkronos)