Tumori, glioblastoma: dall’aloe un aiuto contro la resistenza alla chemioterapia

Ricerca Neuromed, Aloe-emodin rafforza l’efficacia di temozolomide

Roma, 8 set. (Adnkronos Salute) – Una sostanza naturale, ricavata dall’aloe, potrebbe potenziare l’efficacia di un farmaco (temozolomide) nel contrastare la crescita delle cellule resistenti alla chemioterapia del gliobastoma, uno dei tumori cerebrali più aggressivi e notoriamente difficili da trattare, perché molte sue varianti sviluppano resistenza ai farmaci chemioterapici disponibili. Lo suggerisce una ricerca condotta dal Laboratorio di Neuropatologia molecolare dell’Unità di Neuropatologia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia). 
Nel lavoro scientifico, pubblicato sulla rivista ‘Molecules’ – spiega una nota – il team del Laboratorio di Neuropatologia molecolare ha studiato come l’Aloe-emodin – un composto derivato dalle foglie di aloe, noto per le sue proprietà potenzialmente benefiche, usato in particolare in Estremo Oriente – possa interagire e potenziare l’efficacia del temozolomide, il farmaco standard nel trattamento del glioblastoma. La combinazione, provata su cellule, ha mostrato risultati interessanti, in particolare su alcune linee cellulari tumorali resistenti ai trattamenti standard. Queste cellule, derivate da biopsie di pazienti, presentano attivo il gene Mgmt, che regola la farmacoresistenza.
“Abbiamo potuto vedere – afferma Antonella Arcella, responsabile dello studio – che l’aggiunta di Aloe-emodin alla terapia standard riesce a superare la resistenza ai farmaci delle cellule tumorali, rendendo quindi maggiormente efficace la chemioterapia. Infatti il trattamento combinato riduce i livelli della proteina Mgmt, responsabile della resistenza. Inoltre, abbiamo anche osservato che questa combinazione terapeutica è capace di ridurre la capacità delle cellule cancerose di migrare e formare colonie, quindi diffondere il tumore. C’è ancora molto lavoro da fare – sottolinea Arcella – per passare dagli esperimenti su cellule alla ricerca animale e pensare quindi a una concreta traslazione sui pazienti. Ciò che però vediamo in questo studio è una promettente speranza di unire farmaci antitumorali e sostanze naturali, in una sinergia che determina un potenziamento dell’effetto dei farmaci tradizionali”.

(Adnkronos)