Media Engineering, Ai, ologrammi e realtà virtuale nel futuro delle imprese

(Adnkronos) – Intelligenza artificiale, olografia, realtà aumentata e virtuale, simulazioni e, in generale, un’integrazione sempre più netta tra processi aziendali e applicazioni digital avanzate. Sono queste le tecnologie 4.0 in cui è specializzata Media Engineering, impresa nata per iniziativa degli ingegneri Antonio e Gianluca Franzese e che ha da poco festeggiato i 20 anni di attività. Fondata a Roma nel 2002, affianca al proprio know-how ingegneristico, creatività e multimedialità per rispondere alle nuove esigenze delle imprese.  

Attraverso la realizzazione di software e applicazioni all’avanguardia, progettazione di e-Learning Management System 3D e Gamification, l’impresa italiana ha un obiettivo ben preciso: innovare, immaginare una nuova visione del futuro e creare soluzioni tecnologiche per le aziende che puntano a una comunicazione digitale integrata a 360 gradi. Un approccio multidimensionale che, al momento, non è ancora stato adottato su larga scala dalle pmi italiane, nonostante il potenziale dirompente. Le prospettive per il settore, che già oggi vale oltre 5 miliardi di euro, sono al centro di investimenti sempre più importanti. Le tecnologie 4.0, usate principalmente per automatizzare i processi e migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi offerti, infatti, hanno il potenziale per rivoluzionare anche il futuro della comunicazione digitale delle imprese. 

Con 2 milioni di euro di fatturato e 15 dipendenti, Media Engineering innova le aziende “attraverso la formazione e-learning, arricchita di tecnologie come realtà virtuale o aumentata, con metodi di apprendimento esperienziali e gamification”, racconta il Ceo Antonio Franzese. “Grazie a sessioni live con olografia, ad esempio, riusciamo a creare una connessione in tempo reale con i docenti, in tutto il mondo. Queste innovazioni hanno un grande impatto sulle imprese, con un alto ritorno sull’investimento grazie alla possibilità di addestrare i dipendenti in modo efficace. Ad esempio, l’utilizzo della realtà virtuale permette di esercitarsi su un particolare problema prima di andare sul campo, e ciò comporta un valore aggiunto di fondamentale importanza in quanto a risparmio di tempo e risorse”, spiega. 

Un esempio di innovazione realizzata dall’azienda è My Hologram, il primo sistema di visualizzazione olografica 3D integrato che consente di proiettare ologrammi che fluttuano a mezz’aria. Reso possibile dalla tecnologia Fan Led e da un microprocessore interno che illumina le pale del dispositivo per restituire effetti tridimensionali grazie alla rotazione ad alta velocità, il sistema è pensato per trasformare qualsiasi idea in un contenuto 3D ad altissima risoluzione. La soluzione di intelligenza artificiale ‘made in Media Engineering’ permette di creare un avatar realistico e interattivo, capace di apprendere e adattarsi alle interazioni con le persone. Il suo aspetto può variare a seconda delle preferenze dell’utente o delle finalità dell’applicazione. Così, artisti defunti ‘resuscitano’ sui palcoscenici dei festival più importanti a livello mondiale proprio grazie all’olografia, la tecnica di riproduzione fotografica in grado di mostrare le caratteristiche di un oggetto o di un soggetto in forma tridimensionale, mediante l’interferenza di onde luminose. In alternativa, riproduce la voce grazie all’intelligenza artificiale: “L’Ai consente l’elaborazione e la manipolazione dell’audio stesso: è sufficiente, infatti, partire anche da piccole tracce audio per ricostruire una voce di una persona defunta, famosa e non”, assicura Antonio Franzese.  

Abbinata all’olografia, inoltre, l’ai consentirà agli spettatori di un concerto di vivere di nuovo, a distanza di anni, le performance di un artista defunto, non solo dal punto di vista audio, ma anche della sua fisiognomica, delle sue movenze sul palco e del suo look, per una full immersion a 360° nell’evento. E l’obiettivo di far rivivere un artista scomparso non è solo il desiderio di tornare indietro nel tempo, la nostalgia degli anni della giovinezza da parte dei fan o una mancanza di rispetto nei confronti di un interprete le cui canzoni hanno segnato la loro esistenza e la storia della musica.  

“Il compito dell’olografia – aggiunge Antonio Franzese – è solo uno: quello di far rivivere gli interpreti, facendoli conoscere, assieme ai loro brani e alle loro performance, anche alle nuove generazioni, rendendoli eterni. È utile anche dal punto di vista formativo: un giovane, attraverso la visione di un ologramma durante un concerto, può conoscere la storia della musica italiana e internazionale, di tutti i generi, non focalizzandosi solo sul rap, sulla trap e sull’hip hop. Un’altra caratteristica importante dell’olografia è l’ubiquità: l’ologramma di un artista che si esibisce può essere contemporaneamente in due o più palcoscenici di città diverse, magari in occasione di festival musicali programmati nello stesso periodo”.  

Ma le soluzioni di avatar olografico con Ai sono utilizzate in una vasta gamma di settori: oltre all’intrattenimento, la formazione, l’assistenza virtuale, la medicina e molti altri. “Oggi possiamo ri-costruire e ri-animare le persone – illustra Franzese -grazie a diverse tecniche, come quelle di gioco, in questo caso ci affidiamo a telecamere particolari che, dopo aver osservato il movimento, consentono di creare lo scheletro di una persona, reale e non, e poi memorizzare le sue movenze. Grazie al machine learning, all’apprendimento da parte della macchina, lo scheletro impara le movenze e, successivamente, le abbina al parlato”.  

Naturalmente, nel prossimo futuro sarà fondamentale la formazione di nuovi professionisti specializzati nell’analisi dei dati e nel governo dell’intelligenza artificiale per insegnare alle macchine ad apprendere, in quanto i dispositivi imparano a fare cose solo se hanno a disposizione dati, ma anche emozioni.  

“Ricreare la sfera emozionale umana implica la necessità di una regolamentazione – conclude Franzese – dopo il blocco di OpenAi in Italia da parte del Garante della Privacy, adesso la Comunità europea sta lavorando all’Ai Act che regolamenterà l’uso della intelligenza artificiale, un documento fondamentale considerando che esistono, ad esempio, dei tool gratuiti che, tramite machine learning, consentono di passare dal testo ai segmenti vocali riproducendo frasi mai dette dalle persone oppure frasi divulgate senza il loro consenso”.  

 

(Adnkronos – Lavoro)

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