Sostenibilità per il futuro dell’Italia, il ruolo delle imprese


Il tema al centro Forum dell’Innovazione Sostenibile 2020, visioni a confronto nel talk ‘Liberare energie, tutelare l’ambiente, valorizzare il territorio’
Roma, 25 set. – Se la sostenibilità è la strada obbligata per la crescita e il futuro dell’Italia, qual è il ruolo delle imprese? Un ruolo centrale perché è qui che si gioca la sopravvivenza stessa del business. E’ quanto emerso dal Forum dell’Innovazione Sostenibile 2020, nel corso del talk virtuale dal titolo ‘Liberare energie, tutelare l’ambiente, valorizzare il territorio: strategie sostenibili per il futuro del Paese’.
Per Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della fondazione UniVerde, “c’è una sorta di schizofrenia tra l’allarme che lanciano le istituzioni scientifiche internazionali sul clima, come l’Ipcc, e gli atti che ne conseguono, che sono inadeguati rispetto al livello dell’emergenza, e non è che non abbiamo le tecnologie per affrontare la questione. In questo, le aziende e il mondo della finanza hanno un ruolo strategico. L’ho detto alla direttrice dell’Unesco: mentre prima puntavo molto sulla politica, ora devo guardare alle imprese e al mondo della finanza che fanno piani a 20-30 anni, mentre la politica continua a guardare a 1 o 2 anni, e ad ogni elezione le cose cambiano. Succede, per esempio, che alcune realtà non finanzino più il carbone, perché non lo ritengono più conveniente visto che non si potrà utilizzare più. Abbiamo bisogno di uno sguardo lontano e il mondo delle imprese e della finanza ha quello sguardo che serve per avviare la transizione”.
Visione di lungo termine che caratterizza, ad esempio, l’approccio delle utilities che, però, chiedono un cambio di marcia a livello normativo o il rischio è di rallentare. “Servono strategie strutturate, a lungo termine e integrate per mantenere una sopravvivenza economica che tenga in equilibrio aspetti economici, ambientali e sociali – dice Selina Xerra, direttore Corporate Social Responsibility e Comitati Territoriali Iren – Le utilities lo stanno facendo da tempo ma hanno bisogno di essere accompagnate in questo percorso. Non chiediamo risorse economiche, ma abbiamo risorse economiche, abbiamo tecnologie nuove da sviluppare, processi e impianti innovativi da mettere in campo e non riusciamo a farlo perché la cornice normativa in cui ci muoviamo non è agevolante ma è ostativa”.
Per Matteo Colle, responsabile relazioni esterne e Csr di Gruppo Cap, “se parliamo di cambiamenti climatici, le risorse idriche sono le più impattate, scenario che si accompagna a una arretratezza infrastrutturale del nostro Paese: abbiamo le reti più vecchie d’Europa, il 70% ha più di 60 anni; un tasso di dispersione che sfiora il 60% arrivando al 70% in alcune aree; abbiamo la tariffa e il tasso di investimento pro capite più bassi d’Europa. Se vogliamo parlare di sostenibilità dobbiamo avere il coraggio di parlare di impianti, tecnologie, processi industriali da innovare ma siamo in un Paese dove per fare un nuovo impianto occorrono mediamente dai 6 agli 8 anni di autorizzazioni ambientali. Significa che la tecnologia che progetto oggi che tra 8 anni sarà obsoleta”.
E se Anna Villari, responsabile Csr e Prodotti Editoriali A2A, ha sottolineato che “integrare la sostenibilità nella pianificazione industriale per noi è stato fondamentale, abbiamo iniziato a farlo cinque anni fa definendo obiettivi quantitativi, che monitoriamo, rendicontiamo e aggiorniamo continuamente, e il post Covid ci porta a rafforzare questo impegno e disegnare un piano industriale su una durata decennale”, anche Elisabetta Tromellini, dirigente Csr-Sostenibilità Fnm Group (Ferrovie Nord Milano) ha acceso i riflettori sulla pandemia, le sue conseguenze e la capacità di risposta. “Il settore dei trasporti è stato tra i più colpiti dal punto di vista del servizio, della sicurezza sanitaria e in termini economici e finanziari. Fnm ha reagito immediatamente, pianificando una risposta alle nuove necessità con rimodulazione dell’offerta, campagne di comunicazione e sanificazione nelle stazioni ferroviarie, la messa a disposizione delle auto di car sharing per Croce Rossa e Protezione civile, una app che in tempo reale fornisce la capienza dei treni e del sovraffollamento delle banchine. La mia funzione ha inoltre redatto buone pratiche di sostenibilità ambientale e sociale del gruppo e in tutte le aziende del gruppo è stato applicato lo smart working con supporti tecnologici”.
Dalle ferrovie alle strade con Claudio Arcovito, responsabile Sostenibilità e Politiche Sociali Anas: “Chi fa infrastrutture ha un impatto sul territorio fortissimo, e noi sentiamo molto questa responsabilità. Il grande salto culturale è stato quello di superare il tema dell’aderenza alle normative per ragionare in termini di sostenibilità, essendo consapevoli che la mission di un’azienda come la nostra è di restituire valore al territorio.
Territorio al centro anche delle iniziative del Comune di Bologna: qui, per fare innovazione ambientale, “abbiamo bisogno di far comunicare mondi diversi all’interno dei territori, con un linguaggio comprensibile, e servono ‘agenti del cambiamento’, figure in grado di creare questi ponti – spiega Raffaella Gueze, responsabile Ufficio Sostenibilità Settore Ambiente Comune di Bologna – il Comune ha una fondazione Innovazione urbana e ha istituito le figure degli ‘agenti del cambiamento’. Per noi è molto importante la partecipazione per mettere a terra sul territorio azioni e sperimentazioni condivise per generare cambiamento, valore e innovazione per il territorio”.
Insomma, “la strada è stata imboccata, la direzione è chiara ed è di sostenibilità, e queste aziende ci raccontano un impegno che non è di facciata ma che è già iniziato ed è fatto di azioni concrete e di rapporto con il territorio”, conclude Antonio Sileo, direttore Osservatorio Innov-E I-Com – Istituto per la Competitività.

(Adnkronos)

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