Parafrasando un testo di Celentano “e’ inutile bussare , qui non aprirà nessuno”. Il Governo convoca le compagnie petrolifere e per tutta risposta ottiene l’impegno a ritocchi al ribasso davvero risibili dell’ordine dell’1 cent per la benzina e dello 0,5 cent per il gasolio. Questo, in termini di risparmio sulla distribuzione e sui prezzi a scaffale avrà un effetto pari a zero .
Nel 2010 le compagnie erano finite nel mirino dell’Antitrust ma tutto si è risolto con una bolla di sapone. Praticamente le accuse furono fatte cadere con l’impegno delle compagnie di maggior trasparenza sulla pubblicità delle varie politiche commerciali. Il mercato risente delle oscillazioni si del prezzo del petrolio ma soprattutto della domanda ed offerta dei sottoprodotti di raffinazione (Gasolio, Benzina, Oli..).
Quello che risulta davvero strano è assistere da un lato alla corsa a finanziare il solare domestico ed industriale con un conto energia davvero importante con investimenti per miliardi di euro, e dall’altro verificare nemmeno un centesimo speso nell’ammodernamento della rete carburante e zero euro sull’ibrido da trazione.
Questo porterebbe ad una riduzione del costo dei carburanti più vicini alla media europea. Di seguito gli ultimi dati sui prezzi medi all’interno del marcato CE. (aprile 2012)
Considerando che sono riportati i primi 10 Paesi in ordine decrescente, si può notare come manchino all’appello Nazioni a noi vicine come Francia, Spagna, e per il gasolio la cara Germania.
Anche dal lato prestiti bancari tutti fanno orecchie da mercanti. Oramai quotidianamente i vari Ministri chiedono ai vari Istituti di credito di finanziare l’economia reale ma senza un briciolo di risultato concreto. Rimanendo in ambito locale, lo stesso tentativo della Regione Veneto pur degno di riguardo mostra debolezza proprio in uno dei suoi elementi cardini cioè l’appoggio delle banche.
Il fatto è che occorre forzare la mano attraverso scelte coraggiose del Governo. Mi meraviglia il fatto di come i tecnici di turno amanti della leva fiscale non si esercitino anche sulle banche, aumentando ad esempio l’imposizione fiscale sui capital gain provenienti da investimenti azionari e prodotti derivati ed introducendo forme di defiscalizzazione per gli impieghi in mutui e prestiti. Contemporaneamente si potrebbe utilizzare 1 punto di IVA incassata , che porta in genere entrate intorno ai 5 miliardi di euro, per alimentare un fondo di garanzia che vada a sostenere le eventuali insolvenze. Questo non avrebbe grossi effetti sul bilancio statale se si operasse una riduzione vera della spesa pubblica con eliminazione di enti inutili e soprattutto grazie all’effetto moltiplicativo della ripresa degli investimenti e dei consumi.
Ci rendiamo conto che tale ragionamento richiede coraggio poiché ci sono variabili non del tutto ponderabili contabilmente, ma questo non può essere un alibi per chi si fregia del grado di economista.
Luigi Del Giacco
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