Il default della Grecia e il pagamento dei CDS

Da un paio d’anni la parola DEFAULT (inadempienza) è entrata nel lessico quotidiano degli italiani. Ma che cosa significa esattamente DEFAULT? Il famoso Barron’s “ Dizionario di terminologia finanziaria e di investimento” alla voce DEFAULT recita:"incapacità di un debitore di effettuare pagamenti periodici di interessi e somme capitali alle date/nei tempi dovuti o mancato rispetto di altre disposizioni del regolamento di tali obbligazioni. In caso di inadempienza, gli obbligazionisti possono esperire azioni contro le attività dell'emittente al fine di recuperare i loro capitali". Bene, allora la Grecia è in default/INADEMPIENTE dal 27/ott/2011 data in cui (ricorderete…) si giunse all’accordo tra i leader di 17 Paesi dell’Eurozona, la Grecia e l’IIF, l'associazione delle maggiori banche del mondo che porto’ al taglio del 50% del valore dei bond greci (nel tentativo di riportare il debito greco al 120 del Pil entro il 2020). Quindi si effettuò una “ristrutturazione negoziata del debito” con la quale:
1. Si convinsero gli obbligazionisti privati (banche e assicurazioni) ad accollarsi il 50% di perdite sul valore facciale del debito greco (pari a 257 miliardi di euro);
2. nel contempo si incrementava la dotazione del fondo salva stati EFSF a mille miliardi di euro (moltiplicando i miliardi di dotazione iniziale dopo gli impegni già presi per Grecia, Irlanda e Portogallo).

Naturalmente, il punto (1) genera INADEMPIENZA, cioè default.
Si realizza quindi la condizione (credit event, in gergo finanziario) per cui i possessori di CDS (Credit Default Swaps) passano alla cassa, in quanto i CDS sono un prodotto finanziario derivato che funge da polizza sul rischio di inadempienza/Paese: e la Grecia è inadempiente visto che – come definito dall'accordo dd 27/10/11 – non pagherà il 50% dei propri debiti (obbligazionari) in scadenza… Ma… c’è un MA: per i prodotti finanziari derivati l'ultima parola spetta all’ Isda International Swaps and Derivatives Association Inc. (http://www2.isda.org) che non è una associazione “super partes” , bensì l’ associazione che riunisce le società che emettono derivati (e chi emette i dervivati?? le solite grandi banche: Sociètè Genèrale, Deutsche Bank, Merrill Lynch, Unicredit…). Scorrendo la lista dei membri del Board of Directors si notano, tra gli altri, uomini di provenienza Deutsche Bank, JP Morgan Chase, BNP Paribas, CITI, Goldman Sachs, PIMCO, HSBC, Standard Chartered, Barclays, UBS, RBC Capital Markets, Unicredit, Societe Generale, Nomura, Royal Bank of Scotland, Merrill Lynch, Credit Suisse, BlackRock, Mizuho Securities, AXA Investments…
Ogni commissione ISDA è composta da 15 membri: 10 rappresentano le società che emettono derivati, 5 sono nominati invece dai fondi di investimento (es: BlackRock, PIMCO, Axa…) piu’ altri 2 “osservatori” senza diritto di voto. Nota Bene: già a ott/nov 2011 l’Associazione avevadetto NO al rimborso/pagamento dei CDS sulla Grecia, ribadendo quanto aveva già comunicato nell’estate del 2011 (quando vi era stata la prima ristrutturazione del debito ellenico); un portavoce dell’Associazione ISDA ha spiegato che "…finchè si tratta di un accordo volontario, perchè questa è ufficialmente la natura dell’accordo, non ci sarà credit event…". Riassumendo: no credit event/no rimborso CDS… (parafrasando George Clooney in un famoso spot: no default/no party…per i detentori di CDS!) . Quindi niente soldi per chi, nei mesi scorsi, aveva acquistato credit default swap per coprirsi dal rischio Grecia (erano stati lungimiranti, ci avevano pensato, avevano cosi annullato il rischio ed avevano sborsato per tale polizza ma… tutto inutile perchè non riesce a far valere tale “polizza”…).
In pratica in tutte queste settimane si è portata avanti la farsa del “salviamo la Grecia” e del tira&molla con il governo greco ANCHE per tale semplice motivazione: portare la Grecia a firmare l’accordo cosi da rendere “volontario” il default e salvare le banche emittenti dal pagamento di CDS che hanno raggiunto quotazioni superiori anche del +600% rispetto al periodo giu/sett2011. L’accordo sul “default” firmato ieri dalla Grecia lo rende pertanto volontario – ma… è veramente volontaria questa ristrutturazione?,Oppure ci troviamo di fronte ad una coercizione?.
Un accordo che prevede tagli di 15.000 dipendenti statali renderà ancora piu’ difficile, insostenibile ed esplosiva la questione sociale in Grecia (spartani ed ateniesi genitori della democrazia in questo nostro continente si staranno rivoltando nella tomba). Questione di giorni e la commissione ISDA emetterà un comunicato in cui dirà che i CDS sulla Grecia non saranno pagati. La commissione chiamata a decidere sui derivati greci (competente anche per tutto il mercato europeo) è composta da rappresentanti di BNP Paribas, Societe Generale, Credit Suisse, UBS, Deutsche Bank, Barclays, Bank of America/Merrill Lynch, Goldman Sachs, JPMorgan Chase Bank, Morgan Stanley più i rappresentanti dei Fondi BlackRock, Citadel Invest., Shaw Group, Pacific Invest, BMCapital.
Ed ancora una volta è doloroso (e doveroso) constatare come il mercato dei derivati sia tuttora un buco nero che continua ad essere sconosciuto e sregolato, in termini tecnici (over the counter), uso a fagocitare finanza e moneta, imparzialità e democrazia.
Ecco perché a distanza di soli 3mesi e mezzo (un trimestre, in pratica) dal precedente “default volontario” ci ritroviamo con:
• la Grecia con l’acqua alla gola, nella impossibilità di far fronte ai propri impegni finanziari/scadenza (ma …la Grecia E’ INADEMPIENTE!! … lo sappiamo da ottobre/2011, non dovremmo stupirci);
• i media, i politici, i burocrati che ancora insistono “Default si/default no”, quando la Grecia E’ IN DEFAULT CONCLAMATO dal 27/ott/2011!!! (repetita iuvant);
• ultimatum da parte delle principali autorità finanziarie ed europee al Paese ellenico… posticipati ad oltranza.
E le “sorprese” sembrano proprio non essere finite: dal 1 gennaio 2013 entrerà in vigore un accordo noto come FISCAL COMPACT firmato dai nostri “rappresentanti” europei, compreso Monti per l'Italia (ma… ci hanno mai interpellato sulla questione, i nostri rappresentanti?; se non informi chi rappresenti, semplicemente NON sei un rappresentante, ma qualcun altro…). Pensate che – tra le altre abominevoli amenità – nel TITOLO III art. 6 – è previsto che uno Stato della zona Euro dovrà chiedere approvazione alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo prima di emettere i propri titoli di Stato!, incredibile, davvero. Democrazia e libertà ci vengono sottratti con il nostro consenso e nessuno ne parla. Vorrei vivere cent’anni per sapere come andrà a finire; chissà se questo Popolo italiano di artisti, eroi, santi, navigatori, scienziati e pensatori con una cultura insuperabile ed invidiabile che mi rende orgogliosa di essere italiana resisterà al terremoto sociale e finanziario che si prefigura. 
 

Daniela Turri

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