PAYBACK PER I DISPOSITIVI NEDICI: RISCHIO FALLIMENTO PER LE IMPRESE FORNITRICI

L’Ascom Confcommercio di Padova: “O salta il payback o per le imprese fornitrici di dispositivi medici sarà il fallimento”
Si spera nel giudizio del TAR del Lazio

Il rischio è il fallimento. E dunque va scongiurato.
In vista del giudizio del Tar del Lazio che dovrebbe esprimersi sulla questione del payback per i dispositivi medici, aumenta il pressing delle organizzazioni imprenditoriali che rappresentano il mondo delle piccole e medie imprese operanti nel settore.
Il sistema del payback sui dispositivi medici prevede che le imprese fornitrici degli stessi debbano rimborsare il 50% del superamento degli scostamenti dal tetto di spesa regionale. Previsto fin dal 2015, ma inattuato fino al 2022, da quel momento è partita una sorta di calvario per le imprese del settore.

Un primo tentativo di arginare il danno era stato compiuto sul piano costituzionale, ma la Consulta, nel luglio scorso, aveva stabilito che il payback era “compatibile” con i dettati della Carta.
“Adesso le nostre imprese – commentano nella sede dell’Ascom Confcommercio di Padova – sperano che la giustizia amministrativa possa porre rimedio ad un vulnus che avrebbe conseguenze drammatiche”.
La speranza, arrivati a questo punto e forti del fatto che la norma, da una parte, viola il dettato europeo in materia di appalti pubblici, e dall’altra, è illegittima perché ha fissato nel 2019 dei tetti di spesa sulle annualità 2015-2018 in ritardo e con effetti retroattivi, è che il Tar adotti una decisione che tuteli l’interesse collettivo e ponga fine a una normativa che minaccia seriamente l’intero sistema di approvvigionamento dei dispositivi medici in Italia.
“Lo scenario che ci si prospetta se il Tar non dovesse accogliere le richieste delle associazioni – insistono in Ascom Confcommercio Padova – è la chiusura delle piccole imprese del settore, il ridimensionamento delle medie ed il conseguente abbandono dell’Italia da parte delle grandi imprese internazionali che sposteranno le loro produzioni in Paesi più attrattivi”.
“Se consideriamo che già adesso tutte le imprese sono già vessate dalla tassa dello 0,75% sul fatturato – concludono in Ascom Confcommercio – sono alle prese coi costi esorbitanti dell’energia e vivono con la spada di Damocle dei dazi Usa, l’ulteriore aggravio del payback, oltre al loro fallimento, determinerebbe la mancata fornitura di dispositivi medici agli ospedali con danni irreparabili per la sanità, i cittadini e gli operatori sanitari”.

PADOVA 26 FEBBRAIO 2025