Veglia diocesana per il lavoro, “strumento per costruire una società fraterna”

Veglia diocesana per il lavoro, “strumento per costruire una società fraterna”

Anche quest’anno Coldiretti Padova ha partecipato attivamente alla Veglia Diocesana per il Lavoro 2024 che si è tenuta giovedì 2 maggio nella sede dell’azienda Fanton Spa a Conselve. Oltre 500 persone hanno partecipato al momento di preghiera e riflessione, presieduto dal Vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla: un’occasione per riflettere sulla cura del lavoro come atto di carità politica e di democrazia. Al termine Coldiretti Padova ha offerto grazie alle aziende di Campagna Amica Padova il brindisi a km zero all’insegna della condivisione delle tipicità a km zero del nostro territorio.

Riportiamo la riflessione del Vescovo di Padova mons. Claudio Cipolla:

“Con la nostra veglia riprendiamo il messaggio dei vescovi italiani per la festa del primo maggio, dal titolo “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”, dove si ribadisce che senza lavoro dignitoso e per tutti non vi è democrazia, perché è il lavoro lo strumento concreto effettivo ed efficacie della partecipazione.

Il nostro convenire qui stasera ci aiuta a ricordare che il grado di civiltà di un Paese si misura dalla qualità occupazionale. Ognuno di noi, nel suo ruolo e con le sue capacità, è chiamato a contribuire al progresso integrale delle nostre società anche attraverso il lavoro.

Il lavoro non è un mero fattore della produzione che deve adeguarsi alle esigenze del processo produttivo per accrescerne l’efficienza. Al contrario, è il processo produttivo che deve essere organizzato in modo tale da consentire la crescita umana delle persone e l’armonia dei tempi di vita familiare e di lavoro.

Quando l’impresa predilige la tecnologia come alternativa all’occupazione, quando l’economia soccombe alle rendite finanziarie, allora non vi è alcun progresso. L’innovazione e lo sviluppo tecnologico sono preziosi doni dell’ingegno umano e della ricerca di una qualità migliore di vita e di lavoro, ma hanno il compito di porsi a servizio dell’occupazione così come la finanza a servizio dell’economia, nel senso più proprio del termine. Per far questo dobbiamo allenare la nostra coscienza al bene e in particolare al bene comune e dobbiamo pacificare le relazioni tra generazioni perseguendo valore di lungo periodo piuttosto che profitti immediati e per pochi.

Non funziona una società dove solo alcuni, e sempre meno, detengono la ricchezza e altri – sempre di più – sono oggetto di assistenza, per altro sempre più scarsa e inefficacie.

Come ricorda papa Francesco «una società partecipativa non può accontentarsi dell’orizzonte della pura solidarietà e dell’assistenzialismo, perché una società che fosse solo solidale e assistenziale, e non anche fraterna, sarebbe una società di persone infelici e disperate dalla quale ognuno cercherebbe di fuggire».

Una società è capace di futuro se si costruisce su legami di fraternità.

Questo si realizza in particolare attraverso il lavoro, che oltre ad essere strumento di dignità per la realizzazione e il sostentamento di ogni persona, è anche strumento utile a costruire la democrazia, permettendo a ciascuno, secondo le proprie capacità, di contribuire attivamente alla costruzione della società.

Se ci mettiamo alla scuola del nostro Dio impariamo a rispettare la dignità dell’altro e a perseguire il bene insieme. Dio infatti non agisce mai da solo, ma con e attraverso di noi. Questo dice il suo rispetto, la sua stima, la sua fiducia nell’umanità e in ogni persona. Questo è lo stile di chi non considera l’altro servo ma amico!

E le testimonianze ascoltate ci hanno aiutato ad entrare nella concretezza di questo stile.

Il volontariato d’impresa può essere infatti un modo per aprire lo sguardo alle necessità dei fratelli e lasciarsi rinnovare dalla fragilità quale breccia di vita nuova. Ci allena a trovare le risorse e metterle a disposizione.

Alambicco ci dimostra come sia possibile trasformare la fragilità in forza di coesione di un territorio, proprio attraverso il lavoro e quel lavoro che non scarta niente e nessuno.

Quando poi una comunità sa usare uno sguardo benedicente sul suo territorio, allora può prendere vita l’inatteso attraverso le imprese di comunità capaci di dare occupazione e nuova linfa economica e sociale.

Siamo nel tempo pasquale e queste testimonianze sono segno di trasformazione, segno di resurrezione delle persone, delle comunità, dei territori”.

(Coldiretti Padova)