Guerre in corso, Storchi (Finregg): ‘L’Europa deve svegliarsi’. Lori (Regione E-R): ‘Serve Europa unita’

Reggiolo Reggio Emilia 18 marzo 2024 – Iniziate a Reggiolo, presso Finregg, la holding della famiglia Storchi, una serie di tavole rotonde sui temi di attualità, economia e finanza, con istituzioni, imprenditori e portatori di interesse. Il primo appuntamento è stata sul tema delle guerre in corso.

Fra i partecipanti anche Barbara Lori, assessore regionale dell’Emilia Romagna alla Cooperazione internazionale.

Le guerre in corso tra Russia e Ucraina e tra israeliani e palestinesi segnano ‘una situazione difficile’ per il mondo intero e, in particolare, per l’area del Mediterraneo. E’ una situazione di estrema precarietà e di incertezza, che rende il prossimo futuro ancora più preoccupante se si considerano i Paesi del mondo che andranno al voto in questo 2024, voto dal cui esito potrebbero determinarsi nuovi scenari politici e sociali. I cittadini chiamati alle urne sono più della metà della popolazione mondiale, e tra questi quelli più popolosi al mondo, come India, Russia, Stati Uniti, Unione Europea.

Questo contesto è stato discusso nel corso di un confronto svoltosi a Reggiolo presso Finregg, nel family office della famiglia Storchi, incontro che ha inaugurato una serie di tavole rotonde, legate a questioni politiche ed economico-finanziarie, che si terranno fra Resia, cittadina del Friuli Venezia Giulia e Reggiolo, in Emilia-Romagna, e Milano, presso il potente studio legale Lab Law, con il name partner e consigliere esperto del Cnel, Francesco Rotondi, e l’economista Vito Rotondi.

Fabio Storchi, presidente di Finregg, ha chiamato in causa con forza l’Unione Europea: ‘Per il ruolo positivo di mediazione che potrebbe giocare in entrambi gli scenari di guerra. Questa è una tematica che assume un rilievo particolare in questo momento, in prossimità delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, quando le forze politiche in campo si confrontano sul ruolo futuro dell’Europa nello scacchiere mondiale. Se è vero che la governance degli Stati e delle istituzioni internazionali devono fare la loro parte per trovare una soluzione che ponga fine ai distruttivi conflitti in atto, è altrettanto evidente che ci sono in campo interessi economici legati all’industria della difesa.Nel 2023 la spesa militare mondiale è continuata ad aumentare raggiungendo i 2.500 miliardi’, ha riassunto Storchi, citando i numeri riportati su “Il Sole 24 Ore” di fine febbraio e diffusi dal direttore del Sipri, l’Istituto di Stoccolma che svolge analisi internazionali sulle armi e sull’industria della difesa. A due anni dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, l’industria della difesa è in piena espansione, anche in Europa, dove le spese militari hanno toccato i 345 miliardi di dollari. Tra il 2020 e il 2022 i principali 15 gruppi industriali degli armamenti hanno aumentato il portafoglio ordini di 76,4 miliardi, continua Storchi.

Al tavolo di confronto, presenti anche il presidente e il responsabile vendite di Tecnove, Alberto Lombardini e Roberto Chiarletti, esponenti della azienda metalmeccanica di Novellara che esporta in tutto il mondo. Nei loro interventi, una disamina delle motivazioni all’origine della guerra russo-ucraina e delle ragioni per cui sta continuando, senza prospettive di un ritorno alla normalità.

Chiarletti si pone delle riflessioni che inducono a delle domande: ‘A due anni dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina siamo arrivati a una situazione di stallo che perdura ormai da mesi. Questa situazione era prevedibile durante i mesi invernali, ma ora ci avviciniamo alla primavera. Come si evolverà il conflitto da adesso in poi? Dovremo veramente attendere, come molti analisti sostengono, l’esito del voto negli USA per avviare un vero negoziato di pace? Per quanto tempo l’Europa e i Paesi della Nato potranno ancora sostenere economicamente e militarmente questa situazione di stallo?’.

Alberto Lombardini: ‘Condividiamo in pieno il pensiero di Storchi. L ‘Europea deve prendere una posizione unica, non come avvenne durante la recente esperienza della pandemia, dove ogni Stato reagì in modo indipendente e non solidale. Non possiamo dimenticare che all’inizio della pandemia l’Italia fu messa in un angolo dagli altri Stati membri dell’Unione e solo più tardi ci fu una vera comprensione del problema che stavamo vivendo. Oggi siamo nella stessa situazione. L’Europa unita non c’è, ogni Stato sta facendo i suoi interessi. Siamo inoltre stufi di questa dipendenza e sudditanza dagli USA. Diventa sempre più difficile comprendere questo accanimento nel difendere l’Ucraina senza mettere sul tavolo una concreta soluzione per la pace. L’embargo ha sempre fatto male a chi lo applica, ma in questo momento sta colpendo di più l’economia di mercato di noi europei rispetto a quella americana, che anzi, pare non soffrirne affatto. Una vittoria di Donald Trump porterà sicuramente a un cambio di strategia da parte degli Stati Uniti. Cosa farà allora l’Europa?’.

Da Resia, il Comune del Friuli Venezia Giulia che è gemellato con la cittadina russa Fraisno, il vicesindaco Giuliano Fiorini ha affermato con determinazione la necessità ‘di porre fine a questa guerra, per le sue gravissime ripercussioni sul fronte economico ed umanitario’.

Per Barbara Lori, assessore alla Cooperazione internazionale dell’Emilia-Romagna, la complessità degli scenari internazionali che sono stati analizzati evidenziano ancora di più ‘la necessità di un’Europa unita e del ruolo strategico che essa può avere negli equilibri’.

Ufficio Stampa

Francesca Schenetti

giornalista professionista

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