Moscatelli (Vree Health), ‘mettere a fattore comune informazioni digitali’

(Adnkronos) – “L’interazione con tutte le aziende sanitarie, tutti gli operatori e tutte le aziende che sviluppano, devono avere un fattore comune: pensare al bene del paziente e di conseguenza  mettere a fattore comune le informazioni con l’obiettivo di  creare un sistema integrato che possa dare un valore al cittadino e, per le strutture sanitarie, un risparmio” ma anche “un incremento dell’efficienza”. Lo ha detto Matteo Moscatelli, Country Head  Vree Health del gruppo Msd Italia, nel suo intervento sul digital health al Welfair, il nuovo format che Fiera Roma ha organizzato per riunire, in una 3 giorni, tutti gli attori del mondo della salute. 

“La digital health – continua Moscatelli – ha avuto una accelerazione post pandemia perchè ha messo in comunicazione il paziente e il cittadino con tutta la struttura regionale. Uno dei grossi problemi era l’interoperabilità tra i sistemi informatici. La digital health – spiega – sta proprio nel dare disponibilità, tramite strumenti digitali semplici e veloci – da utilizzare, soprattutto in una popolazione in età abbastanza avanzata –  di interagire con tutto il contesto organizzativo, cioè dal singolo paziente al medico di medicina generale, allo specialista e a tutte le strutture sanitarie. La cosa è semplice sulla carta – riflette Moscatelli – ma quando si va a implementare un sistema di questo tipo non si parte con l’idea ‘ho 21 regioni e su queste 21 inizio a costruire un sistema’”.  

Oggi ci sono i progetti di unificazione, come nel caso del fascicolo sanitario del singolo paziente. “Quando andiamo a interagire direttamente con il paziente, la tecnologia ci viene incontro: è di uso comune – evidenzia l’esperto – usare app e siti  per prenotare una prestazione sanitaria, ma quando entriamo sul dettaglio di pazienti  con malattie croniche, con un percorso diagnostico terapeutico generale che poi si identifica in percorso assistenziale individuale, tutto diventa più complicato perché gli strumenti in essere sono sì telefonini, ma devono  essere modificati per essere utilizzati come dispositivo medico e poter andare a interpretare dati a uso sanitario”, quindi “con un livello di security e qualità a uso medico, che incrementa la difficoltà. Non da meno è la gestione di tutto quello che è la privacy del paziente, quindi il consenso informato e tutto ciò che ne segue. Ma tutto si può fare – conclude – i tempi sono maturi”. 

(Adnkronos – Salute)

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