Elezioni politiche Spagna, Mussolini: “Vox non ha vinto, grande segno di civiltà”


Il partito della destra spagnola esprime “dei contenuti, soprattutto per quanto riguarda i diritti”, improntati al “ritorno al passato
Bruxelles, 24 lug. – Il mancato successo alle elezioni politiche 2023 in Spagna di Vox è “positivo”, perché il partito di estrema destra fondato da Santiago Abascal ha posizioni retrograde in materia di “diritti”, ragion per cui la bocciatura arrivata dalle urne è un “grande segno di civiltà” della popolazione spagnola. A dirlo all’Adnkronos è Alessandra Mussolini, vice capodelegazione di Forza Italia (gruppo Ppe) al Parlamento Europeo.
Nei prossimi mesi la Spagna sarà un “laboratorio” politico da tenere d’occhio in vista delle elezioni europee del giugno 2024, vista anche la sua affinità con l’Italia. Intanto, a Bruxelles il dialogo tra Ppe e S&D potrebbe essere favorito dalla prossima uscita di scena di Frans Timmermans, che si candida a premier alle prossime elezioni politiche in Olanda.
“E’ una cosa positiva – afferma Mussolini che non ci sia stata una vittoria di Vox”, perché il partito della destra spagnola esprime “dei contenuti, soprattutto per quanto riguarda i diritti, improntati al ritorno al passato. E’ un grande segno di civiltà della Spagna e della popolazione spagnola. Molto bene”. Certo, continua, “ora bisogna vedere cosa succede, perché c’è stata una vittoria dei Popolari, e bisogna capire se si deve addirittura tornare al voto. Speriamo di no. Quando c’è quasi un equilibrio, senza la prevalenza di una maggioranza sull’altra, certamente diventa complicato”.
Il risultato elettorale in Spagna non è buon viatico per una eventuale maggioranza Ppe-Ecr-Liberali a Bruxelles: “Bisogna vedere che cosa succede – dice Mussolini – c’è stata una frenata, ma non dei Popolari. Significa che come ha condotto la campagna il leader del Pp, Alberto Nunez Feijòo, definito un maratoneta, è stato positivo. Ma c’è anche un altro elemento – sottolinea – quello che ha messo fortemente in crisi l’alleanza tra S&D e Popolari è stato una persona, Frans Timmermans, che adesso si candida” in Olanda alla carica di primo ministro. “Abbiamo immediatamente capito che stava facendo sballare tutto: aveva un attivismo sospetto. Quando agisci non per una maggioranza ampia come quella del Parlamento Europeo, ma per tuoi fini personali….alla fine si è visto dove andava a parare. E’ stato lui che ha creato l’accelerazione verso una nuova maggioranza, che potrebbe essere Popolari ed Ecr. Che potrebbe essere, ma – rimarca – bisogna vedere i numeri”.
Per sperare di avere una maggioranza di centrodestra nell’Europarlamento e votare così il prossimo presidente della Commissione, continua Mussolini, “sicuramente ci vogliono i Liberali. Poi vediamo quello che succederà. Intanto, la Spagna sarà un laboratorio: bisogna vedere se riusciranno a fare un governo o se bisogna andare di nuovo alle urne. Sono tutti segnali che servono al nuovo Parlamento Europeo. Ma certamente l’innesto dei Liberali all’interno di una nuova coalizione Ppe-Ecr la vedo bene, non male”. L’eurodeputata spera che in Spagna non venga creato “un governo a guida socialista, perché significherebbe ribaltare l’esito del voto”.
Contrariamente alle attese della vigilia, lo scenario spagnolo è abbastanza tradizionale, con due grandi partiti, il Pp e il Psoe, che continuano a dominare la scena, a dispetto dei ‘newcomer’: “E’ un po’ quello che è successo in Italia con i Cinquestelle – osserva Mussolini – è come un grimaldello che prova a far saltare il sistema, ma il sistema non salta. E’ il grimaldello che si spacca: adesso addirittura i Cinquestelle vogliono far tornare il finanziamento pubblico dei partiti….sono i cittadini che decidono: sono più maturi delle leggi elettorali e di tante propagande che si fanno in campagna elettorale. Meno male che hanno votato bene”. E la Spagna, ricorda Mussolini, “è molto vicina all’Italia come mentalità, non è la Germania”. Quanto alle prossime europee, “decideranno i cittadini. Noi come Partito Popolare dobbiamo essere convincenti, e secondo me lo siamo. Perché tutto quello che stiamo facendo in Parlamento è assolutamente in linea con il volere dei cittadini: sì alla transizione ecologica e digitale, ma con buonsenso, cosa che non era la linea di Timmermans”.
“Era lui – prosegue Mussolini – che doveva darsi visibilità per fare il salto, e se l’è data. Decidono i cittadini: vediamo cosa succede in Spagna e poi giudicheranno le persone”. Il ritorno di Timmermans alla politica nazionale favorisce una ripresa del dialogo tra S&D e Ppe? “Secondo me sì, in questa ultima fase – risponde Mussolini – perché c’era un malcontento” del Ppe, “neanche tanto sopito, che è uscito con posizioni molto forti, tentando addirittura di non votare delle proposte uscite dalla Commissione, perché erano di Timmermans. Era lui il protagonista su alcuni temi, che faceva saltare tutto: è come avere Greta scatenata, era incontenibile. Lui è uscito dal campo perché è uscito allo scoperto. Ricordiamoci che persino Paolo Di Castro, che è considerato il top per quanto riguarda l’Agricoltura, non ha partecipato al voto. Quindi – conclude – c’era un’insofferenza estrema per quanto riguarda il Ppe, ma anche forte nell’S&D”.

(Adnkronos)