Egitto, Patrick Zaki condannato a 3 anni di carcere

La sentenza del tribunale di Mansoura per diffusione di notizie false. Amnesty Italia: “Un verdetto scandaloso”

Patrick Zaki è stato condannato oggi a tre anni di carcere per diffusione di notizie false. La sentenza del tribunale di Mansoura in Egitto nel corso dell’undicesima udienza odierna. A renderlo noto su Twitter è stato Hossam Bahgat, attivista egiziano per i diritti umani e fondatore dell’Egyptian Initiative for Personal Rights, la stessa organizzazione non governativa con cui ha collaborato Zaki. Secondo Bahgat, la sentenza non è soggetta ad appello. L’attivista era stato arrestato nel 2020 in Egitto con l’accusa di diffusione di notizie false.
Si era laureato all’Università di Bologna il 5 luglio scorso con 110 e lode in videoconferenza presso il dipartimento di Lingue, Letterature e Culture moderne. ”Sono stato fortunato ad essere parte dell’Università e del Comune di Bologna. Sarò per sempre grato per tutto il supporto e l’affetto che ho ricevuto da tutta l’Italia. Spero di tornare presto a Bologna per completare la mia felicità”, aveva commentato su Twitter nel .
“Il peggiore degli scenari possibili. Patrick Zaki condannato a tre anni” twitta il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, dopo la sentenza pronunciata da un tribunale egiziano. “Un verdetto scandaloso. Dopo 22 mesi di carcere durissimo e un processo iniziato più di un anno fa, l’immagine di Patrick trascinato via dall’aula del tribunale di Mansura è terrificante. Ora più che mai #FreePatrickZaki” si legge sull’account Twitter di Amnesty Italia.

“Sono sconvolto, sto ancora processando la notizia, non me lo aspettavo”. Rafael Garrido Alvarez, amico prima di tutto ma anche ex compagno di studi di Patrick Zaki, quando frequentava il master in studi di genere all’Università Alma Mater di Bologna, risponde così all’Adnkronos dopo la condanna a tre anni di carcere inflitta allo studente egiziano. “Conoscendolo troverà la forza per andare avanti, per portare avanti questa sua lotta, non credo si arrenderà”, prosegue Garrido Alvarez, secondo cui ora “dobbiamo capire come possiamo aiutarlo e dargli sostegno, anche se i suoi legali sapranno benissimo cosa fare”.
Garrido Alvarez ricorda quindi l’ultimo colloquio avuto con Patrick nei giorni della laurea a distanza di quest’ultimo dall’Egitto. “Ci siamo sentiti per la laurea, non negli ultimi giorni”, racconta, spiegando di averlo trovato “sempre molto fiducioso, ottimista, contento per la sua laurea ma questo prima dell’ultimo evento”.
“Questo verdetto è una punizione per il suo lavoro e le sue ricerche sui diritti umani in Egitto” afferma all’Adnkronos Lobna Darwish, ricercatrice dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l’ong egiziana con cui Patrick Zaki collaborava, commentando la condanna a tre anni di reclusione inflitta allo studente egiziano.
“Patrick è stato condannato a tre anni per aver pubblicato un articolo in cui parlava della sua personale esperienza di cristiano in Egitto. Come ricercatore riceveva notizie su questioni relative alla libertà di credo e religione in Egitto, in particolare per i cristiani”, sottolinea la ricercatrice, ricordando che il verdetto è stato emesso da un tribunale di emergenza e “non può essere impugnato” davanti a un tribunale superiore. Anche questo, denuncia, è “una chiara violazione del diritto di Patrick alla libertà di espressione”.
Darwish ritiene che il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, sia “l’unica persona che ha il potere di ribaltare questo verdetto o di cambiarlo o di annullarlo del tutto o di concedere l’amnistia a Patrick. Quindi in pratica non abbiamo più un discorso legale perché questo è un tribunale di grado unico”.
“Speriamo che Patrick non debba scontare un altro giorno di prigione. Ci auguriamo che questa sentenza venga immediatamente cambiata e revocata immediatamente, e che sia rimesso in libertà come dovrebbe essere”, aggiunge Darwish, secondo la quale la condanna di Zaki “mostra esattamente la situazione dei diritti umani in Egitto”, soprattutto per quel che riguarda la libertà di espressione, e indica che “non c’è alcuna serietà o volontà da parte dello Stato di affrontare effettivamente le violazioni dei diritti umani nel Paese”.
Ci sono stati oggi, inoltre, applausi alla Camera dei deputati per Patrick Zaki nel corso degli interventi nell’aula di Montecitorio del democratico Virginio Merola, del verde Angelo Bonelli, della pentastellata Federica Onori e di Benedetto Della Vedova, di +Europa, che hanno in coro espresso grande disappunto per la condanna da parte delle autorità egiziane del ricercatore di Bologna. Per Merola siamo di fronte “a una sentenza inaccettabile, continueremo a sostenere la causa della libertà”. “Quello è il Paese che ancora oggi impedisce di accertare la verità su Giulio Regeni”, ha ricordato Bonelli. “Ecco come sta collaborando l’Egitto, non si possono fare affari con chi viola i diritti umani, non si possono vendere le armi a Al Sisi”, è l’accusa del portavoce dei verdi. “C’è grande indignazione per una condanna ingiusta”, dice Benedetto Della Vedova di +Europa, chiedendo al governo di non far “calare un velo di silenzio per Zaki e per Regeni”.

(Adnkronos)