Sfida tra scenari di gestione pneumatici, vince il riciclo di materia


Roma, 27 giu. (AdnKronos) – Maggiori benefici ambientali, in termini di emissioni di gas serra evitate e minore consumo di suolo e acqua, e maggiori vantaggi economici grazie alla creazione di ricchezza per il Paese e di nuovi posti di lavoro: il tutto in uno scenario Full Recycling dei pneumatici a fine vita. E’ il risultato di uno studio realizzato per Ecopneus dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile che ha messo a confronto due scenari alternativi, uno incentrato sul riciclo e uno sul recupero energetico, relativi alla gestione di 400mila tonnellate di pfu.

La gestione dei Pneumatici Fuori Uso (pfu) in Italia, infatti, passa principalmente attraverso due modalita’ di recupero: una indirizzata al riciclo dei materiali, e in particolare del polimero di gomma, che puo’ essere utilizzato come materia prima seconda in sostituzione di gomma vergine per la produzione di nuovi beni; l’altra indirizzata al recupero come combustibili derivati (Tyre Derived Fuels, Tdf) per la produzione di energia. Entrambe queste modalita’ consentono benefici di tipo ambientale, grazie alla sostituzione di materia prima vergine, spesso importata, con materiali riciclati. A questi, si possono aggiungere anche ricadute positive sull’occupazione e sulla produzione di ricchezza a livello nazionale.

Cinque gli indicatori utilizzati per l’analisi delle performance ambientali: emissioni di gas serra, anni di vita persi, consumo di suolo, di materiali (fossili e minerali) e di acqua. Per tutti e cinque gli indicatori lo scenario Full Recycling dei pfu in Italia garantisce maggiori benefici ambientali rispetto allo scenario di pieno recupero energetico.

L’utilizzo di 400mila tonnellate di Pfu nei cementifici, in sostituzione di pet-coke e altre materie prime, garantisce gia’ di per se’ un vantaggio ambientale, valutato in 408mila tCO2eq di emissioni evitate ogni anno. Le stesse 400mila tonnellate di Pfu avviate a riciclo, producendo granulo e polverino, consentono di evitare emissioni di gas serra in un anno per 885mila tCO2eq. Lo scenario Full Recycling garantisce, quindi, un beneficio aggiuntivo rispetto a quello Full Energy Recovery pari a ulteriori 477 mila tCO2eq di emissioni evitate in un solo anno: e’ lo stesso beneficio che si otterrebbe eliminando dalle strade italiane 293mila automobili che percorrono 10mila km in un anno.

Relativamente all’impatto sulla salute umana, il recupero delle 400mila tonnellate di pfu tramite utilizzo in cementificio presenta un bilancio positivo con circa 30 anni di vita preservati, mentre nello scenario Full Recycling questi salgono a ben oltre 749 anni. Per quanto riguarda l’uso efficiente delle risorse (suolo, materiali e acqua), tutti e tre gli indicatori utilizzati mostrano un bilancio in favore dello scenario a pieno riciclo.

Avviare 400 mila tonnellate di pfu a Full Recycling consentirebbe, rispetto allo scenario Full Energy Recovery, i seguenti vantaggi: un risparmio di 1,163 milioni di m3 di acqua, come quella contenuta in 465 piscine olimpioniche; 1.066 milioni di tonnellate di risorse naturali fossili e minerali risparmiate, equivalenti al peso di 106 Tour Eiffel; 3.654 ettari di suolo salvati, equivalente alla superficie coperta da circa 5.000 campi da calcio regolamentari.

Per quanto riguarda il bilancio occupazionale ed economico, sono stati valutati gli effetti diretti, indiretti e indotti della spesa associata alla gestione delle filiere. Una volta a regime (si e’ ipotizzato che servano alcuni anni per sviluppare l’infrastruttura necessaria per un completo riciclo o per un completo recupero energetico di 400 mila tonnellate di pfu), il nuovo valore aggiunto prodotto nello scenario Full Energy Recovery ammonterebbe a 91 milioni di euro, a fronte dei 110 milioni dello scenario Full Recycling.

Sulla stessa linea, l’occupazione aggiuntiva (in Unita’ di lavoro standard) passerebbe da 1.433 con l’avvio dei pfu a cementificio a 1.727 con le stesse 400mila tonnellate di pfu avviate a riciclo. Anche in questo caso i maggiori benefici di un modello di gestione dei pfu basato sul riciclo appaiono evidenti, con 19 milioni di euro di Valore Aggiunto e quasi 300 posti di lavoro in piu’.

Un’analisi ulteriore e’ stata svolta sugli effetti diretti, indiretti e indotti derivanti dal risparmio per il Paese associato alla riduzione delle importazioni di materie prime sostituite dal recupero dei pfu nei due scenari. Secondo lo studio, indirizzare il Paese verso il pieno riciclo dei pfu rispetto all’opzione del recupero energetico consentirebbe, quindi, grazie al risparmio sulle importazioni, di generare oltre 360 milioni di euro di ulteriore Valore aggiunto ogni anno e poco meno di 6mila nuovi posti di lavoro.

(Adnkronos)