Amleto De Silva appartiene a quella categoria di persone che o si ama o si odia. Scrittore, blogger, vignettista satirico e autore teatrale di origini salernitane, ma trapiantato a Roma ormai da molti anni, gestisce il blog Amlo.it | il diario del samurai e due rubriche sulla scrittura su ilmiolibro.it e una di recensioni televisive su Tvzapin. Lo stile dei suoi articoli è molto (ma molto) diretto e caustico e i temi sono i più vari o, come direbbe lui: “mi occupo di tutto ciò che i giornali non dicono e che però la gente vuole leggere lo stesso”.

Celeberrime sono le sue tirate contro il “sistema editoriale italiano” e gli scrittori (specialmente le scrittrici) di nuova generazione che lui etichetta come membri di un club “vip-letterario” di cui, come spesso ribadisce, non vuole fare assolutamente parte. Nel suo secondo romanzo “La nobile arte di misurarsi la palla” che ha fatto seguito al precedente “Statti attento da me”, racconta le vicende di un ragazzo di provincia, Enea, il quale decide di trasferirsi a Roma e iscriversi a una nota scuola di scrittura per inseguire il sogno di diventare un autore famoso. Lì scoprirà un mondo di “inciuci e soprusi”, imparando a sue spese cosa significa avere a che fare con scrittori spocchiosi, donne ambiziose e ladri di manoscritti: “il tutto a farcire una misera esistenza fatta di sogni infranti e solitudine”.

Siamo andati a incontrarlo durante una presentazione, davvero non convenzionale, del suo ultimo libro – il romanzo è appena uscito per ‘round midnight edizioni – al “Jarmush” di Caserta, un locale di musica dal vivo. Lì Amleto, come pretende di essere chiamato, così come esige il “tu” – ha dato appuntamento ai suoi non pochi follower per una serata di musica, letteratura e anche un po’ di cabaret (con tanto di battute scurrili, ammiccamenti e coup de théâtre da vero show man).

Diciamolo pure, a prescindere dal fatto che si condividano o meno le cose che dice e, soprattutto, i modi in cui le dice, bisogna però ammetterlo: ci sa fare. Nel corso degli ultimi dieci anni, ha costruito intorno a sé una community di giovani che lo seguono dal blog, alla pagina Facebook, agli incontri come questo di Caserta che, più che assomigliare alle solite presentazioni paludate e noiose, sono delle vere e proprio feste. Accompagnato da una band campana “che per me è la migliore in Italia”, i Bufalo Kill, ha intrattenuto poco meno di un centinaio di persone dalle 22:00 all’una di notte. Ma non basta, dopo l’incontro si è fermato a chiacchierare con tutti, bevendo e fumando una quantità di sigarette che stroncherebbero pure un bisonte e autografando copie del romanzo (ai maschi non ha risparmiato piccanti sfottò sul fatto che si facessero autografare il libro da lui!).

La cosa che ci ha colpito, però, al di là del colore, è che Amleto conosceva quasi tutti i presenti per nome, al che abbiamo iniziato a chiedere in giro come fosse possibile. La risposta più gettonata è stata: “Tempo fa l’ho aggiunto su Facebook perché seguo il suo blog e da lì siamo diventati amici… lui si ricorda di tutti e parla con tutti”. E questa, francamente, ci sembra una cosa non da poco. Lui, invece, ce la spiega così: “Hai presente Sinatra? Lui aveva sempre intorno a sé quello che chiamava il “rat pack” (lett. branco di ratti), e anche io amo circondarmi di persone che stimo. Gli amici che vedi qua stasera a cominciare dai Bufalo Kill che mi accompagnano, sono tutte persone con cui mi piace parlare, confrontarmi e perchè no, se posso, anche aiutare, spingerli un pò. Perchè li stimo, prima di tutto. Io, lo dico sempre, faccio una piccola “mafia a perdere!”.