Il Veneto conferma il suo primato gastronomico: 413 tipicità iscritte nell’elenco nazionale delle Produzioni Agroalimentari Tradizionali
Scaramuzza (Coldiretti):” Un patrimonio identitario da preservare”
Salgono a 413 le tipicità venete iscritte nell’elenco ministeriale nazionale delle Produzioni Agroalimentari Tradizionali (PAT), che oggi annovera 5.717 specialità. Con piatti come il “Panin onto”, il “Baccalà all’ebraica”, il “Club sandwich del Doge”, lo “Zabajon”, il “Fegato alla veneziana”, la “Nafta”, i “Bigoli in salsa”, il “Bollito alla padovana”, i “Tartufi dei Colli Euganei trifolati” e il “Brodo de gaina”, il Veneto si conferma al 4° posto a livello nazionale, dopo Campania, Lazio e Toscana. L’inserimento di altre 10 specialità nel registro da parte del MASAF soddisfa anche il presidente regionale di Terranostra Campagna, l’associazione che rappresenta gli agriturismi di Coldiretti. “Questo risultato testimonia l’importanza della tradizione veneta, un equilibrio tra radici storiche e contaminazioni culturali, che ha dato vita a una gastronomia ricca di varianti, anche a livello locale. Il Veneto, da sempre terra di tradizioni ma anche di scambi e reinterpretazioni culinarie, vanta un patrimonio di produzioni animali e vegetali che rappresenta un vero giacimento di conoscenza e qualità, che rischia di andare perduto se non adeguatamente tutelato. Tra i piatti registrati spicca il “Fegato alla veneziana” piatto che è entrato nella memoria di tutti grazie alla citazione nel film “La grande guerra” del regista Mario Monicelli che ha vinto il Leone d’Oro della 59^ edizione del Festival del Cinema di Venezia. Gli agriturismi – continua Scaramuzza – in particolare, sono da sempre protagonisti nella valorizzazione di questi piatti tradizionali, spesso a base di ingredienti locali frutto delle coltivazioni e degli allevamenti tipici della regione. Un esempio emblematico è lo zabajon, che, secondo le tradizioni popolari, le nonne preparavano già secoli fa per i nipoti con un semplice uovo sbattuto, noto anche come “sbatudin”. I cuochi contadini non solo supportano la conservazione di queste ricette, ma ne raccontano anche la storia, preservando e diffondendo una parte fondamentale della cucina e della cultura veneta”