Microsoft lancia la prima Virtual Career Fair: un hub digitale per il futuro del lavoro

Microsoft Italia ha annunciato la prima Virtual Career Fair in Italia. La piattaforma digitale, in collaborazione con l’ecosistema dei partner, agevolerà per un’intera settimana l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in un mercato in costante evoluzione. L’obiettivo è supportare la crescita e lo sviluppo del Paese attraverso la promozione delle competenze digitali.

Nell’ultimo anno, oltre 700.000 persone hanno seguito percorsi di formazione sviluppati da Microsoft, con 7.000 individui formati e certificati sulle tecnologie di AI generativa. L’iniziativa è parte del progetto AI L.A.B. – Learn, Adopt, Benefit, che mira a massimizzare l’impatto positivo delle nuove tecnologie e sostenere l’adozione responsabile dell’AI generativa. La Virtual Career Fair offre sessioni di orientamento, workshop informativi e stand virtuali per incontrare aziende alla ricerca di nuovi talenti nel campo dell’AI. Più di 20 organizzazioni partecipano all’evento, con 60 recruiters e 115 offerte di lavoro incentrate su tecnologia Microsoft.

Durante l’evento inaugurale di martedì, esperti del settore, tra cui Marcello Albergoni di LinkedIn Italia e Francesco Baroni di Gi Group Holding Italia, hanno discusso l’impatto dell’AI generativa sul mercato del lavoro. Secondo il Microsoft Work Trend Index, il 76% degli intervistati a livello globale sente il bisogno di competenze specifiche per l’AI, e il 79% crede che queste competenze amplificheranno le loro opportunità di lavoro.

1 giovane su 2 è già convinto che l’AI contribuirà all’innalzamento dei livelli generali di benessere: grazie all’AI saremo più produttivi, efficienti e competenti sul luogo di lavoro, rispettivamente per il 48% e il 40% del campione intervistato. Non solo: carichi e ritmi di lavoro tenderanno a diminuire, per un miglioramento del benessere lavorativo, per il 40% degli under35. Tuttavia, circa la metà del campione resta scettica sull’effettiva possibilità che l’aumentato benessere possa redistribuirsi e contribuire a ridurre le disuguaglianze.

Al tempo stesso, il 52%, oltre alla capacità dell’AI di sgravarci dai compiti più noiosi e alienanti, teme che possa sostituirci anche nella creatività. Il tema degli impatti sul lavoro è centrale e fa emergere luci e ombre. Nel complesso prevale la sensazione che i nuovi posti di lavoro generati dalla diffusione dell’AI non basteranno a colmare i ‘vecchi’ lavori che rischiamo di perdere, per un bilancio complessivo negativo, anche tra i giovani.

Non solo, tra generazione Z e Millenials, per il 56% (contro un 27% di scettici) l’IA sul lavoro stimolerà la flessibilità e favorirà la conciliazione vita-lavoro. La maggioranza relativa dei giovani crede inoltre che in futuro l’AI potrà risultare preziosa per la parità di genere, fornendo assistenza nelle attività di cura e rottamando tradizionali rappresentazioni di genere legate a certe professioni.

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