Coronavirus: studio italiano, più rischi morte se marker infarto è alto



Milano, 17 set. (Adnkronos Salute) – Più rischi di morte e di complicanze gravi nei malati ricoverati per Covid-19 che presentano livelli alti dell’enzima troponina, un marker-spia del pericolo di infarto. E’ quanto emerge dal ‘Cardio-Covid Italy Multicenter Study’, uno studio multicentrico e trasversale di un team tutto italiano, che ha coinvolto 13 ospedali tra cui l’Irccs San Raffaele di Roma. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sul ‘Jama Cardiology’.
“I valori della troponina cardiaca – spiega Maurizio Volterrani, direttore del Dipartimento di Scienze cardiologiche e respiratorie del San Raffaele – sono solitamente campanelli d’allarme per la diagnosi di un infarto del miocardio: di norma si rilevano concentrazioni assenti o basse nel sangue, tuttavia in seguito a un infarto i livelli salgono repentinamente, e maggiore è il danno cardiaco, più è elevata la quantità dell’enzima. Ora è stato dimostrato anche un legame con la Covid-19”.
In particolare, riportano dall’Irccs capitolino, “livelli elevati di troponina, enzima proteico associato alla contrazione muscolare miocardica, rappresentano un fattore di rischio per la mortalità e lo sviluppo di complicanze cardiovascolari e non (embolia polmonare ad esempio ) nei pazienti ospedalizzati” per infezione da coronavirus Sars-CoV-2.
Lo studio, coordinato da scienziati del reparto di Cardiologia dell’Asst Spedali Civili-università degli Studi di Brescia – riferiscono dall’Irccs San Raffaele di Roma – ha arruolato pazienti con Covid-19 ricoverati in 13 diverse unità cardiologiche di ospedali italiani dal 1 marzo al 9 aprile 2020; il 70,8% era maschio e l’età media era di 67 anni. Durante il periodo di follow-up sono morti in 148 (24,1% del totale). Il 37% dei soggetti con troponina elevata è deceduto, contro il 13% dei soggetti che non ne avevano un rialzo al momento del ricovero in ospedale.
Livelli elevati di troponina sono stati trovati in 278 pazienti, il 45,3% del totale. In generale si tratta di “pazienti più anziani con una maggiore prevalenza di condizioni cardiovascolari quali ipertensione, insufficienza cardiaca, malattia coronarica e fibrillazione atriale”, precisano gli esperti.

(Adnkronos)

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