Fecondazione assistita, gravidanze certe con il blatocisti

Ermanno Greco, direttore del centro di Medicina della Riproduzione di European Hospital di Roma, commenta gli sviluppi legati alla scoperta del blatocisti, una nuova tecnica che rivoluziona la fecondazione in vitro convenzionale. “Si chiama blastocisti un embrione che si può coltivare in vitro con speciali mezzi di coltura in grado di farlo sviluppare fino a 200 cellule rispetto alle 8-12 cellule di un embrione tradizionale, ma che prima di essere trasferito all’interno della cavità uterina viene analizzato per essere certi che sia geneticamente sano grazie ad una sofisticatissima tecnica (Pgs mediante microarray Cgh) che confronta il dna dell’embrione analizzato con quello di uno sano di riferimento. In questo modo, oggi è possibile assicurare a il 65-70 per cento di gravidanza a tutte quelle donne che si sottopongono a programmi di fecondazione in vitro ma che devono essere in grado di produrre almeno una blastocisti sana per raggiungere questi risultati.” La novità è stata pubblicata su Biomed Research International e presentata all’ultimo congresso della Societa’ Europea della Riproduzione Umana (ESHRE), tenutosi recentemente a Monaco di Baviera.

La fivet (Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer) consiste nell'unione dell'ovulo con lo spermatozoo effettuata in laboratorio -in vitro- allo scopo di ottenere embrioni già fecondati da trasferire nell'utero materno. La tecnica fu sviluppata nel Regno Unito da Patrick Steptoe e Robert Edwards, e per la quale Edwards ha ottenuto il Premio Nobel per la medicina nel 2010. Il primo essere umano nato da questa tecnica fu Louise Brown nata a Londra il 25 luglio 1978. Gli aspetti etici sono tuttora oggetto di un ampio ed esteso dibattito, che sovente contrappone i favorevoli ai più scettici.

La normativa italiana pone una serie di importanti vincoli e limiti nella pratica della FIVET. Per tale motivo, sempre più persone interessate a queste tecniche si rivolgono a strutture specializzate presenti nei paesi europei dove la normativa è più permissiva. Tra le tante, abbiamo intervistato la IVI, istituzione medica leader nella riproduzione assistita, con più di 20 cliniche tra Spagna, Europa e America Da quando ha aperto la sua prima clinica, nel 1990 a Valencia, grazie alla IVI sono nati più di 55.000 bambini grazie alle tecniche di riproduzione assistita praticate nella rete delle proprie cliniche.

“Nell’IVI lavoriamo con l’obiettivo di realizzare il sogno di molte coppie di diventare genitori attraverso le tecniche più affidabili e riducendo al minimo i rischi. Per questo prendiamo in considerazione ogni caso a sé in maniera individuale, offrendovi una medicina riproduttiva molto scrupolosa, ove l’attenzione al paziente è importante quanto il risultato finale. Il fatto che i nostri pazienti abbiano a disposizione un servizio di psicologia presso ogni clinica del gruppo è una prova della qualità della nostra attenzione. Oltre a essere uno dei gruppi più premiati a livello mondiale per i risultati e le pubblicazioni scientifiche, l’IVI è stato pioniere in numerose tecniche di riproduzione che hanno portato a eventi quali la nascita di bambini senza malattie ereditarie di cui erano portatori i genitori. Grazie a uno staff di più di 1000 professionisti e alla tecnologia più avanzata, le cliniche del gruppo IVI costituiscono la migliore scelta per tutte le coppie che, per qualche motivo, non riescono ad avere figli in modo naturale. Noi, all’IVI, vogliamo e possiamo aiutarti: ad avere un figlio, se sei una donna, o a collaborare con te, se sei un medico.”

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