Patrizio Bertin (Confcommercio Veneto e Ascom Padova): “Vanno sostenute le imprese nella formazione della propria forza lavoro”
Due allarmi, presenti e futuri, e peraltro strettamente collegati: mancano i lavoratori e mancano anche gli studenti. Non solo nei licei, ma anche negli istituti tecnici e nei professionali. Inoltre, a completare un quadro particolarmente preoccupante, qualcosa come 35 mila tra ragazzi e ragazze veneti, come riferisce una ricerca di Fondazione Nord Est, nei tredici anni che vanno dal 2011 al 2023, hanno lasciato il nostro territorio per emigrare all’estero.
I settori in crisi per l’emergenza manodopera qualificata
“Nei giorni scorsi – analizza il presidente di Confcommercio Veneto e di Ascom Padova, Patrizio Bertin – la nostra rappresentanza nazionale ha segnalato che nel 2025, in Italia, il commercio, la ristorazione e l’hotellerie dovranno fare i conti con una carenza di 258.000 lavoratori, un dato che segna un aumento del 4% rispetto all’anno precedente, configurando una vera e propria emergenza non solo per il Paese, ma anche per il nostro territorio”.
La situazione attuale è che la mancanza di manodopera qualificata rischia di rallentare la crescita di questi settori e di compromettere l’andamento del PIL. In particolare, il settore del commercio, già alle prese con e-commerce e affitti fuori controllo, si trova a dover fronteggiare una carenza di figure professionali chiave, come commessi specializzati (soprattutto nel settore moda e abbigliamento) e lavoratori con competenze specifiche nell’ambito alimentare. Nel settore della ristorazione poi, mancano camerieri, barman, cuochi, pizzaioli e gelatai, mentre nelle strutture ricettive si registra una scarsità di cuochi, camerieri e addetti alla pulizia e al riassetto delle camere.
Scuole e calo demografico
E qui si inserisce il ragionamento sulle scuole.
“Se mancano lavoratori – continua Bertin – lo dobbiamo ad una serie di concause. In primo luogo vi sono fattori strutturali come il calo demografico. Fa impressione rilevare che tra il 1982 e il 2024, nel nostro Paese si sono persi 4,8 milioni di individui nella fascia di età compresa tra i 15 e i 39 anni. Una sorta di “caduta libera” che ha generato, a cascata, una contrazione del numero degli studenti”.
In provincia di Padova, dove scende il numero degli iscritti ai licei, scende anche il numero degli iscritti agli istituti tecnici (un centinaio in meno rispetto all’anno scorso) e ai professionali (circa 350 allievi in meno) che negli anni scorsi avevano registrato l’iscrizione di un buon numero di studenti figli di immigrati, più orientati verso una formazione in grado di aprire le porte al lavoro. Poi, soprattutto dopo la pandemia, si è assistito a cambiamenti, anche notevoli, nelle preferenze occupazionali, per cui è cresciuta la difficoltà di trovare lavoratori con il giusto mix di conoscenze, abilità e competenze.
La necessità di politiche attive del lavoro
“Sono sfide – evidenzia Bertin – per le quali, come sostiene Confcommercio, è necessario intervenire con politiche attive del lavoro mirate a sviluppare le competenze e le capacità professionali. Le imprese devono essere sostenute nella formazione della propria forza lavoro, puntando non solo su competenze tecniche, ma anche su quelle trasversali, sempre più necessarie per affrontare il cambiamento. Questo significa che il rafforzamento del legame tra il sistema educativo e il tessuto produttivo è fondamentale, in modo da orientare i giovani verso professioni in linea con le esigenze del mercato. Un po’ ciò che avviene con gli ITS”.
Tutto questo con l’obiettivo di evitare quella fuga verso l’estero che non riguarda, come si potrebbe credere, solo i laureati.
“In verità – conclude Bertin – un 30% non ha nemmeno un diploma di scuola media superiore e un ulteriore 30% è diplomato”.
PADOVA 12 FEBBRAIO 2025