Mistagogia. È una parola tecnica, che deriva dal greco; indica l’azione di condurre nel mistero, di introdurre al mistero celebrato nei sacramenti. L’idea di fondo è che i misteri della nostra fede sono così grandi che nessuna preparazione, per quanto bella, è sufficiente per “entrarci” del tutto; occorre anche un tempo dopo la celebrazione, in cui ritornare su quanto vissuto per “comprendere” meglio, più a fondo.
Ispirandosi a questa antica terminologia, molte Diocesi hanno chiamato mistagogia la catechesi dopo la celebrazione di cresima e prima comunione, quella che corrisponde grosso modo al periodo della preadolescenza-adolescenza. Anche noi abbiamo chiamato così i due anni pensati per i ragazzi delle medie; almeno all’inizio, perché poi abbiamo cambiato il nome preferendo denominare questo periodo “Tempo della Fraternità”. Non è stata una scelta indifferente: i termini che usiamo dicono quello che pensiamo!
Il vocabolo mistagogia era veramente complicato! Ma non siamo passati da mistagogia a fraternità solo per semplificare. L’obiettivo era cogliere il cuore della questione: la mistagogia avviene attraverso la fraternità! Detto meglio: siamo convinti che i nostri ragazzi, specialmente nell’età della preadolescenza, possono capire quello che celebrano solo sperimentando la fraternità. La fede non è solamente una dottrina da comprendere, ma anche e specialmente un’esperienza da vivere! È la fraternità, la vita in comunità la vera “aula di catechismo”.
Questo ha delle conseguenze anche per noi adulti. Solo pochi in una parrocchia hanno l’incarico di essere catechisti in senso stretto; ma tutti siamo chiamati a creare un clima di fraternità, a fare comunità, perché la fede che seminiamo nei nostri bambini e ragazzi possa crescere, giorno dopo giorno.
don Carlo Broccardo
Speciale Catechesi – Gennaio 2025