CULTURA E BELLEZZA GENERANO 1,98 MLD DI VALORE AGGIUNTO E OLTRE 30MILA POSTI DI LAVORO IN PROVINCIA DI PADOVA


Lo rivela il rapporto “Io sono Cultura”
Il presidente dell’Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin: “La dimostrazione che con la cultura si mangia”

La “bellezza” di 1,98 miliardi di euro. A tanto ammonta, in provincia di Padova, il valore aggiunto della cultura e della bellezza, per cui quella che normalmente è una sottolineatura (“la bellezza di …), in questo caso diventa pura sostanza visto che cultura e bellezza sono gli elementi distintivi di una parte significativa dell’economia del nostro territorio: quella legata alla creatività che diventa turismo, diventa manifattura, ma diventa anche innovazione digitale.
A puntare i riflettori su un settore forse difficile da individuare ma sicuramente importante per l’economia italiana e padovana in particolare, è il rapporto “Io sono cultura”, lo studio – arrivato alla quattordicesima edizione – realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, Deloitte con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura.
Partiamo dai grandi numeri, quelli nazionali. La filiera, che vede attivi attori privati, pubblici e terzo settore, nel 2023 ha sviluppato un valore aggiunto di 104,3 miliardi di euro (+5,5% rispetto al 2022, +12,7% rispetto al 2019) e ha occupato 1.550.068 lavoratori (+3,2% rispetto al 2022 e +3,9% sul 2019).
Se scendiamo più nel particolare i numeri si fanno ancora più interessanti. Innanzitutto perchè Padova si piazza al nono posto in quanto a valore aggiunto e addirittura al settimo per ciò che attiene l‘occupazione.
Come si diceva all’inizio, è infatti pari a 1,984 miliardi di euro il valore aggiunto, qualcosa come l’1,9% del totale nazionale. Padova, in questa classifica del “bello che produce ricchezza” è la prima provincia del Veneto, appena sopra Verona e Vicenza ma appena sotto a Bergamo e Brescia che sono le prime province non capoluogo di regione. Spetta infatti a Milano la palma della migliore (quasi 18 miliardi e mezzo pari al 17,7%), seguita da Roma, Torino, Napoli, Bologna e Firenze.

Padova fa ancora meglio sul piano occupazionale. Con 30.242 occupati in quest’ambito, pari al 2% del totale nazionale, la provincia euganea si piazza al 7° posto, sopravanzando Bergamo e Brescia.
Sul totale dell’economia provinciale il sistema produttivo culturale e creativo vale il 5,5%, suddiviso in un 2,7% per quanto riguarda l’attività “core” (strettamente legata alla cultura) e in un 2,8% per quanto attiene all’attività “creative driven”, ovvero all’indotto. Per quanto riguarda invece l’occupazione, l’incidenza sull’economia provinciale è fissata al 6,9%, suddivisa in un 3,4% “core” e in un 2,9% “creative driven”.
Merita un’attenzione non superficiale anche l’effetto “siti Unesco”. Come noto l’Italia si colloca al primo posto per numero di siti considerati patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco: ben 59 siti su un totale di 1.199 siti complessivamente presenti in 168 Paesi nel mondo. Dei 59 italiani (ma coi Colli Euganei siamo già a 60), 53 sono siti culturali e 6 siti naturali. La geografia di queste aree può essere definita (seppur approssimativamente) identificando i territori dei comuni interessati. Partendo da questo presupposto è possibile dire che, in Italia, il 40,2% delle imprese del “core” del sistema produttivo culturale e creativo opera all’interno di aree relative a siti Unesco. La vocazione culturale e creativa di questi territori appare evidente confrontando la quota di imprese presente all’interno delle aree con e senza siti Unesco (6,5% rispetto a 4,0%), ma Padova fa ancora meglio con 8 imprese affini alla cultura ogni 100. 
“Lo studio – commenta il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin – è particolarmente ricco di dati e di analisi e conferma, se mai qualcuno ne ravvisasse ancora il bisogno, che “con la cultura si mangia”. Da secoli la nostra Università richiama giovani e studiosi da tutto il mondo mentre la vocazione commerciale di Padova ha permesso di regalare alla città tesori di inestimabile valore. Se poi guardiamo alla strettissima attualità, la crescita esponenziale del turismo che, seppur evidenziando qualche criticità non va di certo “criminalizzato”, ha creato nuove opportunità di lavoro. Il peso della cultura e della creatività in città e in provincia va dunque ben oltre il valore aggiunto diretto generato dalle attività del settore. Le attività culturali, infatti, hanno un effetto moltiplicatore significativo sull’economia e stimolano la crescita in settori economici diversi”.
“Lo studio – aggiunge Enrico Baggio, presidente di Ascom Servizi al cui interno opera Eurema Lab, società attivata di recente proprio con l’obiettivo di sostenere l’impegno dell’associazione in campo ambientale e culturale – rivela come un euro di investimento ne attivi altri 1,8 in settori economici diversi e, soprattutto, veda la popolazione più attiva (dai 25 ai 44 anni) intestarsi percentuali maggiori di penetrazione rispetto al totale dell’economia a dimostrazione di quanto le attività culturali, dirette o indotte, attraggano queste fasce di età”.
Infine uno sguardo alla composizione di questo variegato mondo coperto, a livello nazionale, per il 55,4% dal “core cultura” e dal 44,6% dal “creative driven”.  Il 16% è appannaggio di software e videogiochi; l’11,1% di editoria e stampa; l’8,2% di architettura e design; il 6,2% di audiovisivo e musica; il 5,5% della comunicazione; il 5,2% delle arti visive e il 3,2% del patrimonio storico e artistico. 

PADOVA 11 OTTOBRE 2024

(Ascom Padova)