L’emendamento al Ddl Sicurezza, approvato nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, che prevede la stretta sulla cannabis light equiparata a quella non light, mette a rischio la sopravvivenza di un intero comparto impegnato in una coltivazione dove sono stati fatti investimenti significativi. Per questo Coldiretti chiede la modifica di un emendamento che danneggia pesantemente le aziende agricole. “Di fatto l’infiorescenza della canapa rappresenta una parte fondamentale del valore aggiunto della pianta, – spiega Carlo Belotti, direttore di Coldiretti Padova – e vietarne la raccolta e l’essicazione rischia di far crollare un intero settore dove sono impegnati diversi agricoltori, anche nella nostra provincia. Coldiretti aveva espresso più volte la necessità di tutele per gli agricoltori che producono canapa in piena legalità, come pure riconosciuto dalla normativa europea, anche per rispondere a mercati come quelli della nutriceutica, della cosmetica, dell’industria o dell’arredo”.
Nella nostra provincia la coltivazione della canapa, ricorda Coldiretti Padova, è ripresa negli ultimi cinque sei anni sulla spinta di alcuni giovani agricoltori che, in particolare nella Bassa Padovana, dopo aver frequentato alcuni percorsi formativi organizzati anche da Coldiretti, hanno deciso di scommettere su questa coltura alternativa che ben si adatta ai nostri terreni e anche al cambiamento climatico, visto che è una pianta che richiede poca acqua ed è in grado di resistere a lunghi periodi di siccità. Attualmente il settore conta qualche decina di coltivatori in tutta la provincia, in particolare appunto nella campagna tra Monselice e Montagnana, con poco più di un centinaio di ettari coltivati negli ultimi anni. Un numero che potrebbe crescere ma che le incertezze normative rischiano invece di azzerare.
“Invece la canapa – aggiunge Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova – è la coltivazione del futuro che viene da un passato non troppo lontano. Poco più di mezzo secolo fa era ancora coltivata nelle campagne padovane e venete e ora è tornata in auge, tanto che nel giro di qualche anno la coltivazione è cresciuta sensibilmente. A spingere la diffusione della canapa anche la resistenza della pianta alla siccità, fenomeno ormai sempre più frequente proprio nel territorio della Bassa Padovana. La canapa non ha bisogno di essere irrigata e resiste molto bene anche nelle annate più secche. Inoltre non è minacciata dalle piante infestanti e non richiede perciò particolari trattamenti. Siamo ancora agli inizi ma le potenzialità ci sono perché di questa pianta non si butta via niente, dal fusto alle inflorescenze. La canapa, ricorda Coldiretti Padova, è utilizzata anche per esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla nutraceutica agli usi terapeutici, dalle farine agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a pasta, biscotti e cosmetici.
“L’agricoltura del domani è proprio questo continuo guardare all’innovazione – aggiunge Lorin – tenendo presente le richieste dei consumatori, sempre più attenti ai temi della salute e dell’ambiente. Negli ultimi anni, nonostante le difficoltà normative, la coltivazione di canapa è cresciuta e siamo in grado pertanto di mettere a disposizione solo nella nostra provincia diverse centinaia di quintali di seme all’anno per gli usi terapeutici e alimentari, ma anche oltre 15 mila quintali di biomassa per molti altri impieghi. Siamo pronti a collaborare con le aziende di trasformazione e il mondo della ricerca farmaceutica per valorizzare al massimo questo prodotto”.
Questo emendamento, invece, toglie la possibilità di raccogliere, utilizzare ed essiccare l’infiorescenza, blocca anche le esportazioni verso i mercati esteri che rappresentano una grossa fetta del nostro mercato tagliando le aziende italiane completamente fuori dalla competizione a livello europeo. Ora si mette a rischio un settore produttivo che in Italia, ricorda Coldiretti, conta migliaia di persone impiegate e circa 4mila ettari coltivati. Coldiretti ricorda, infine, che fino agli anni ‘40 la canapa era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore al mondo dietro soltanto all’Unione Sovietica, poi il declino per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche.