POMODORO DA INDUSTRIA, INIZIA LA RACCOLTA IN POLESINE, MA NON PER TUTTI.
POMODORO DA INDUSTRIA, INIZIA LA RACCOLTA IN POLESINE, MA NON PER TUTTI. PURTROPPO MANCA ANCORA L’ACCORDO POMODORO AL NORD.
Nel frattempo è nato il patto tra Anicav, Coldiretti e Filiera Italia per la valorizzazione dell’oro rosso
Polesine diviso a metà tra chi sta già raccogliendo il pomodoro da industria e chi ha dovuto ritrapiantarlo per aver subito bombe d’acqua ripetute a maggio. Nel 2023, secondo i dati di Veneto Agricoltura, la superficie coltivata a pomodoro da industria in Veneto era di circa 1.810 ettari (+2,7%) e Rovigo era la seconda provincia con 465 ha, aumentata rispetto ai 2022 del 24,5%. Sentiti i soci di Coldiretti raccontano situazioni diverse dai propri campi. Paolo Rossi di Frassinelle comunica di aver già iniziato la raccolta, in linea con i ‘normali’ tempi della maturazione della coltura, ma è mancata la scalarità della produzione e le piante stanno particolarmente soffrendo il caldo. Diego Siviero di Loreo, in regime biologico, presume di raccogliere da Ferragosto e comunica che la produzione di quest’anno non promette male, ma niente a che vedere con lo scorso anno e afferma che il trapianto è stato fatto tardi a causa del maltempo. Sorte diversa per Paolo Goldin di Pettorazza che ha dovuto ritrapiantare una seconda volta e si attende una fine produzione tardiva e scarsa a causa dello stress delle piante per troppa acqua e freddo.
“Il pomodoro da industria è una coltura importante del made in Italy, se pensiamo al suo impiego nella nostra dieta mediterranea e nella nostra cucina – spiega il presidente Carlo Salvan –. Rincari dei costi, cambiamenti climatici, ma soprattutto il mancato accordo del pomodoro al Nord sono alcuni dei fattori che stanno danneggiando il settore. Ogni anno l’accordo è particolarmente difficile, ma prima o poi ci si arriva – prosegue Salvan -. Lo scorso anno la trattativa aveva fissato il prezzo a 150 euro/tonnellata, ci sarebbe l’urgenza di raggiungerla come è accaduto per il Centro-Sud dove l’accordo era stato trovato il 24 giugno”. “L’Italia – commenta Salvan – ha bisogno di mettere in campo tutte le sue risorse per garantire le produzioni alimentarie e le forniture di cibo alle famiglie italiane. Con il mancato accordo, le aziende non si espongono e cambiamo pianificazione colturale scegliere colture che richiedono meno investimenti e minori rischi come mais, sorgo, girasole e soia. E purtroppo assistiamo all’invasione di pomodoro dall’estero, come ne hanno dato evidenza i colleghi campani, grazie al blitz di Coldiretti al porto di Salerno, dove è stata fermata una nave cinese con 40 container di concentrato di pomodoro cinese accusato di essere ottenuto con lo sfruttamento del lavoro delle minoranze. Ahimè a causa del codice doganale, poi, con una minima lavorazione, quel pomodoro sarà spacciato per made in Italy, Coldiretti sta combattendo per cambiare questa norma”.
Nel frattempo Coldiretti, Filiera Italia e l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (Anicav), associazione di rappresentanza dell’industria italiana di trasformazione del pomodoro del sistema Confindustria, firmano un importante accordo di collaborazione per la valorizzazione e la tutela della filiera italiana del pomodoro da industria. Questa produzione è tra le più rilevanti dell’agroalimentare italiano sia in termini di fatturato che quantità. I dati confermano quanto sia necessario promuovere e tutelare la filiera del pomodoro da industria, garantendo la distintività del prodotto 100% italiano, essenziale per il Paese. Va in questa direzione il documento di intenti finalizzato a promuovere e valorizzare, attraverso la condivisione di una serie di proposte l’intera filiera, sulla cui importanza non sempre c’è, nel nostro Paese, una adeguata consapevolezza. Tra gli obiettivi dell’accordo in sintesi: supporto alla filiera, contrasto all’Italian sounding, tracciabilità e trasparenza sull’origine della materia prima utilizzata e molto altro.