Qualche problema per tre “grandi” del commercio mondiale: sui capi low cost di Shein e Temu potrebbero abbattersi i dazi dell’Unione Europea, su Amazon la lente della Procura di Milano per frode fiscale
Patrizio Bertin (Confcommercio Veneto e Ascom Padova) e Riccardo Capitanio (Federmoda Confcommercio Veneto): “il problema è sempre lo stesso: servono regole uguali per tutti”
Due notizie, non proprio di matrice uguale, ma comunque accostabili. Se non altro perchè sono due notizie che hanno a che fare con lo strapotere commerciale di taluni marchi: Shein e Temu da un lato, Amazon dall’altro.
Ma vediamo di andare con ordine. La prima notizia riguarda l’Unione Europea e la sua intenzione di imporre dazi sui prodotti low cost dei due marchi cinesi sui quali, attualmente, non grava alcuna tassa aggiuntiva dal momento che i loro capi sfruttano la norma che prevede l’esenzione dei dazi doganali sotto i 150 euro. Il risultato, come noto, è che questi marchi low cost hanno invaso il mercato europeo con prodotti di bassa qualità mettendo in piedi una concorrenza sleale.
“E’ da tempo – commenta Riccardo Capitanio, presidente di Federmoda Confcommercio Veneto e Federmoda Ascom Padova – che denunciamo questo autentico autogol dell’Europa. Se pensiamo che nel solo 2023 sono stati importati in Europa 2,3 miliardi di articoli low cost, capiamo bene quale sia il danno per tutta la filiera della moda e anche per le casse dello Stato. Senza contare le conseguenze che capi di questo tipo, prodotti senza alcuna remora per la salute di chi li acquista ma anche di chi li produce, avranno sulla pelle degli ignari consumatori”.
La seconda notizia riguarda invece Amazon (nello specifico la filiale italiana del colosso di Jeff Bezos) e la presunta frode fiscale che sarebbe stata perpetrata grazie al “sistema” messo in atto dalla multinazionale per utilizzare manodopera formalmente in capo a cooperative ma, nella sostanza, riconducibili ad Amazon Italia.
“Il problema è sempre lo stesso – sottolinea il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin – ed è riconducibile al concetto: “stesso mercato, stesse regole”. Invece, sia nel caso di Shein e Temu sia in questo di Amazon, le regole sembrano valere solo per i piccoli esercenti che, giustamente, hanno tasse da pagare e personale da assumere mentre i colossi non pagano dazio e, non contenti di pagare poco o niente di tasse in Italia, si concedono anche il lusso di dribblare le norme sull’occupazione. Il risultato è che i costi sono completamente diversi e dunque il mercato risulta falsato”.
Al momento è difficile immaginare come potranno svilupparsi le due situazioni. Per Shein e Temu l’iter in Commissione Ue non sembra privo di ostacoli, mentre per Amazon Italia, che si è vista sequestrare 121 milioni di euro per frode fiscale da parte della Guardia di Finanza, la frode, nel giudizio dei pm milanesi, potrebbe essere dietro l’angolo.
“Se c’è un rammarico – conclude Bertin – questo risiede nella protervia con cui i potenti del commercio mondiale si rapportano con gli Stati: essi sono in grado di giocare una partita da pari a pari e questo, per chi come noi rappresenta un mondo fatto di piccole imprese che ogni giorno devono fare i conti con costi e ricavi, è inaccettabile sotto tutti i profili, a partire da quello etico”.
PADOVA 24 LUGLIO 2024