TUTTOFOOD: ALLEANZA TRA AGRICOLTORI E INDUSTRIALI CONTRO CARNE E LATTE SINTETICI

Una grande alleanza tra agricoltori, allevatori, pescatori, industria alimentare, cittadini, politici e scienziati per alzare una barriera e impedire così l’ingresso in Italia del cibo sintetico. Che poi cibo non è, ma un prodotto molto più simile ai farmaci.
Ancora una volta Coldiretti ha fatto centro e alla giornata di apertura di TuttoFood a Milano ha acceso i riflettori su quello che oggi è il tema più sensibile per l’agroalimentare italiano e non solo. L’impatto devastante dei prodotti alimentari realizzati in laboratorio non si limita alla filiera, ma coinvolge il sistema economico e sociale del nostro Paese e dell’Unione europea.

Coldiretti, che da anni ha ingaggiato una battaglia contro questi nuovi alimenti, ha compiuto un ulteriore passo in avanti e ha affidato la partita a luminari della medicina e professori universitari. Con il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, e alla presenza del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, sono intervenuti il professor Felice Adinolfi della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, Pier Sandro Cocconcelli, prorettore vicario e ordinario di Microbiologia agraria presso la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Alberto Villani pediatra del Bambino Gesù di Roma, Antonio Gasbarrini, direttore della UOC Medicina Interna e Gastroenterologia e della Uoc Cemad – Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs.

E a fianco della Coldiretti si è schiera anche l’industria alimentare nazionale. Il cibo artificiale – ha spiegato nell’intervento di apertura, Gesmundo – rappresenta un attacco al modello europeo dell’agroindustria che fa della distintività il driver, ma colpisce in particolar modo l’Italia portabandiera della distintività e della capacità dell’industria di valorizzare la tipicità della produzione nazionale.
Il segretario generale di Coldiretti ha evidenziato come questa deriva arrivi da lontano, da una serie di interventi messi in campo dalla Commissione europea per preparare la strada ai prodotti in provetta.

Il segretario generale ha citato il paradosso del Nutriscore che promuove cibi processati e boccia quelli naturali a partire dall’olio di oliva. “Un’anticamera – ha detto – ai cibi artificiali”. Il bioreattore non coltiva nulla, il rapporto simbiotico tra natura, animali e trasformatori è l’agricoltura vera. Dietro queste manovre ci sono – ha denunciato il segretario generale di Coldiretti – le multinazionali alle cui spalle operano i nuovi oligarchi proprietari dell’hi tech e della farmaceutica e che puntano a impossessarsi del cibo.

La battaglia – ha aggiunto- sarà difficile perché chi gestisce il business miliardario è pronto a mettere in campo consistenti risorse finanziarie per investire in particolare sul marketing. Una battaglia che “o si vince tutti insieme o si perde tutti insieme”. Ha ricordato la raccolta di firme e la risposta positiva incassata da più di 3mila comuni, da 19 regioni, da politici di tutti gli schieramenti e dalla società nel suo complesso. Ma il passo ulteriore è quello di aver affidato la partita agli scienziati:” non siamo oscurantismi – ha concluso Gesmundo – siamo stati i primi ad aver acceso la luce, ma diciamo no al cibo sintetico e no al pensiero sintetico”.

I professori universitari, sia sul fronte economico che medico, hanno evidenziato i rischi di prodotti che proprio perché più vicini ai farmaci che al cibo hanno bisogno di attente e lunghe verifiche (anche 15 anni) prima di arrivare sulle tavole. La conclusione di tutti è che a oggi ci sono zero parametri della sicurezza. Insomma alle condizioni attuali questi prodotti sono da respingere.

Il ministro Lollobrigida, ha ribadito l’impegno a tutelare esclusivamente il benessere dei cittadini, garantendo il cibo a tutti, ma di qualità. Ha assicurato che si batterà nell’Unione europea perché arrivi lo stop al cibo realizzato in laboratorio nell’interesse dei cittadini. Si è dichiarato contrario alla procedura utilizzata per i novel food, “bisogna passare al processo di verifica dei farmaci”. Lollobrigida ha difeso il ddl che “nasce dalla volontà del popolo” ricordando la raccolta firme della Coldiretti e la posizione assunta da Comuni e Regioni “un’indicazione chiara”. E infine l’affondo: “non ci arrendiamo alla poltiglia chiamata carne e pesce”. I veri ambientalisti che proteggono la natura – ha concluso il ministro – sono gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori.

Decisamente e convintamente schierati sul fronte di Coldiretti e Filiera Italia i rappresentanti delle principali filiere agroalimentari, Nicola Bertinelli, presidente del Parmigiano Reggiano, Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, Renato Zaghini del Consorzio Tutela del Grana Padano, Antonio Forlini, predente di Unaitalia, Ruggero Lenti, presidente di Assica e Serafino Cremonini neo presidente di Assocarni.
L’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, ha sottolineato l’importanza della prima alleanza italiana di filiera contro il cibo sintetico un prodotto che metterebbe a rischio la filiera zootecnica che vale 55 miliardi e conta 550mila addetti.

Il presidente Prandini ha ricordato come grazie a un gioco di squadra messo in campo dalla Coldiretti tutti hanno concordato sulla priorità della precauzione. Al primo punto c’è la sicurezza e la salute dei cittadini, ma non bisogna però aver paura – ha sottolineato – di rappresentare il valore della filiera che è di 580 miliardi, un quarto del Pil e 4 milioni di occupati. Poiché in Italia non ci potrà essere alcun bioreattore, assecondando il cibo sintetico con che cosa si potrà sostituire – si è chiesto il numero uno di Coldiretti – un settore che contribuisce in modo importante anche al mantenimento della previdenza? Il rischio sarebbe l’implosione del sistema Italia.

Il presidente di Coldiretti ha poi affermato che quello che quello che succede non è per caso. Si tratta di una strategia – ha spiegato- partita dal Nutriscore finalizzato a dimostrare che non sempre fa bene quello che viene dalle filiere tradizionali. Poi è arrivata la direttiva emissione che ha equiparato le stalle alle acciaierie, e ancora quella sul taglio dei prodotti fitosanitari che porterebbe a una perdita del 35% della capacità produttiva in Pianura padana. La verità – ha spiegato Prandini – è che si inquina dove non ci sono regole. Seguendo la linea Ue si favorirebbe la delocalizzazione dei processi produttivi importando dal resto del mondo dove le imprese non hanno i vincoli imposte a quelle italiane.

La Coldiretti è pronta a contrastare in tutti i modi la deriva degli alimenti in provetta, perché non solo costituiscono una minaccia per i cittadini, ma mettono a rischio la tenuta economica di un settore che tutto il mondo invidia all’Italia. Si va a minare – ha sottolineato Prandini – la storia, la cultura e le tradizioni del nostro Paese, cancellando anche un’attrazione fondamentale del turismo. Il presidente di Coldiretti è tornato sulla necessità di utilizzare le risorse del Pnrr per sostenere le filiere, ma anche per ammodernare le infrastrutture. Ed ha lanciato la sfida della garanzia del giusto reddito per gli operatori di tutte le filiere perché “altrimenti saremo terra di conquista”. La Coldiretti ci mette la faccia, ma la partita – ha concluso – va giocata tutti insieme, solo così vinceremo la guerra finale.

L’europarlamentare Paolo De Castro ha condiviso con Prandini la necessità di un gioco di squadra, grazie al quale – ha detto, è stato accantonato il Nutriscore. Ha smontato poi le fake news che vengono tirate in ballo per “esaltare” la carne sintetica: la battaglia al cibo sintetico non è contro la scienza, ma con la scienza, non è una battaglia politica perché è finalizzata a far comprendere a tutti gli italiani cosa comporterebbe la rottura del rapporto cibo-natura e infine non è vero che l’allevamento italiano non sia sostenibile. Ha i parametri di sostenibilità più alti al mondo. E infine la sfida di far sì che la Ue dia una mano alla linea italiana” così come ha fatto con gli ormoni”. E proprio il bando dal 1996 agli ormoni non consente il via libera alla carne prodotta nel bioreattore con l’impiego di antibiotici e ormoni.

(Coldiretti Padova)