Dimissioni e preavviso: regole, calcolo giorni e sanzioni

(Adnkronos) – Quando il lavoratore rassegna le dimissioni deve fare attenzione a due aspetti fondamentali: fermo restando che non sono richieste particolari giustificazioni della propria decisione, bisogna ricordare di comunicare le dimissioni avvalendosi della procedura telematica disponibile sul portale del ministero del Lavoro, oltre a rispettare il periodo di preavviso imposto dal contratto collettivo. 

Ogni lavoratore assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato, salvo alcune eccezioni come ad esempio qualora sussista la giusta causa, deve osservare un periodo di preavviso se non vuole rischiare di dover corrispondere al datore di lavoro una somma pari allo stipendio che sarebbe stato percepito in caso di preavviso lavorato. 

Tale obbligo salvaguarda il datore di lavoro, in quanto gli dà il tempo necessario per riorganizzare la produzione aziendale tenendo conto dell’uscita imminente. Il datore potrà così individuare un sostituto tra i dipendenti già presenti in azienda, oppure procedere all’assunzione, e formazione, di nuovi dipendenti. 

È per questo motivo che tanto più è rilevante il ruolo del dipendente dimissionario tanto più sarà lungo il periodo di preavviso. A tal proposito, i contratti collettivi stabiliscono la durata del preavviso in base all’anzianità di servizio e al livello contrattuale: dipendenti “storici” dovranno così rispettare un periodo di preavviso più lungo rispetto ai nuovi entrati, come pure coloro che ricoprono posizioni gerarchicamente più elevate. 

Non c’è una durata uguale per tutti: a tal proposito Money.it ha raccolto in una tabella quanto previsto dai più importanti contratti collettivi di categoria oggi in vigore. Solitamente si tratta di poche settimane, ma ci sono anche possibilità che il preavviso debba durare mesi come ad esempio nel caso degli operatori di vendita impiegati in azienda da più di 10 anni. 

(Adnkronos – Lavoro)

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