Mostre, a Roma ‘Beginning’ con le foto di AngelinaEmme



Artista autodidatta, pittrice, fotografa, scenografa, AngelinaEmme, alla sua prima personale, propone una serie di lavori autobiografici in ‘Beginning’, la mostra curata da Alessandra Maria Sette negli spazi della Libreria Eli a viale Somalia, 50, a Roma.
Immerse in contesti neo pop, ambienti ricostruiti nello studio che l’artista definisce scenografie, queste fotografie sono racconti di vita. Al centro dell’immagine c’è sempre lei, autrice e protagonista che non teme di esporsi e mostrarsi con il suo carico emotivo. Molti i riferimenti presenti in questi lavori, dai tableaux vivants di ottocentesca memoria che Luigi Ontani ha riportato all’attenzione del pubblico sin dagli anni ’80, alle fotografie barocche e surreali di David LaChapelle, ai lavori di Guy Bourdin, uno dei più celebri e apprezzati fotografi di moda e pubblicità del XX secolo.
E ancora Tim Walker, anche lui fotografo di moda, ed Helmut Newton, l’artista che più di ogni altro ha ritratto e celebrato la figura femminile. Senza dimenticare le atmosfere della Pop Art. A questi, AngelinaEmme unisce l’immersione nel mondo contemporaneo, un tempo caratterizzato dalla sovraesposizione, immagini che vivono tra milioni di altre immagini e che per emergere devono assumere caratteristiche distintive, colori chimici e acidi, costruzione formale impeccabile, definizione maniacale dei dettagli, fino al gesto di rottura che spezza l’armonia e crea la sorpresa, l’inquietudine, lo stupore. Ci troviamo di fronte a una performance estremamente sofisticata nella quale l’artista stessa si trasforma in opera d’arte e mostra al pubblico il suo percorso di formazione e di conquistata identità. Il lavoro sul corpo, che AngelinaEmme compie con l’attenzione di un chirurgo e l’abilità di un miniaturista mettendo se stessa al centro di tutti i lavori, testimonia che il primo tratto del viaggioverso la consapevolezza dell’essere artista è stato compiuto
E’ un corpo sociale che guarda dentro se stesso e si proietta nel mondo esterno alla ricerca della propria identità. Si costruiscono nuovi orizzonti, nuovi immaginari postmoderni che indicano il futuro dell’immagine ma che sono già prepotentemente in atto. Lo stage non è più solo lo spazio circoscritto dello studio, è il mondo nella sua totalità perché tutti siamo immersi in questo chimico e acido villaggio globale ultra pop. In questi lavori troviamo un nuovo modello narrativo che passa attraverso la costruzione dell’immagine, ma anche attraverso i molti riferimenti alla cultura contemporanea, lo studio dei colori e il loro contrasto, la narrazione, il teatro, la moda, la pubblicità, il selfie patinato pronto per essere postato. Gli ambienti sono costruiti nel laboratorio chimico dello studio cromatico, con un’accentuata illuminazione artificiosa che si posa su oggetti fortemente simbolici. Alle pareti di questi interni sono esposti i dipinti realizzati dalla stessa artista, come una sorta di citazione di se stessa che enfatizza ancor più il contesto.

(Adnkronos)