Comunicato stampa: discorso del Sindaco di Padova in occasione del 77° anniversario della Liberazione

Saluto tutte le autorità civili, militari e religiose, i rappresentanti dell’Anpi e delle Associazioni combattentistiche e d’arma che sono qui oggi a celebrare il 77° anniversario della Liberazione.

Saluto i cittadini qui presenti, la cui partecipazione è particolarmente importante perché il 25 aprile è e deve essere una giornata di festa e di riflessione sulla storia di tutti gli italiani e non solo un’importante cerimonia istituzionale.

77 anni fa, si concludeva la guerra di liberazione dal nazifascismo che aveva cancellato ogni libertà e precipitato il mondo nel baratro di un conflitto terribile e senza precedenti.

L’impegno congiunto delle truppe di liberazione, delle forze partigiane e dei tanti italiani, non solo donne, uomini adulti, ma anche giovanissimi adolescenti pose fine, pur pagando il prezzo altissimo di innumerevoli lutti e distruzioni, a 20 anni di dittatura, restituendo al nostro Paese la libertà.

Quelle donne e quegli uomini, deposte le armi, seppero al di là delle differenti ideologie e sensibilità che pure esistevano, trovare un terreno comune sul quale ricostruirono dalle fondamenta il nostro Paese, assicurandogli anni di pace, di libertà e di democrazia.

La pietra fondante di questa rinascita è la nostra Costituzione, i cui valori universali a distanza di oltre 70 anni, sono ancora assolutamente validi e alla quale dobbiamo far riferimento ancora oggi, perché in essa possiamo trovare le risposte alle domande e ai dubbi che i tempi difficili e incerti che attraversiamo ci pongono.

Permettetemi ora, di fare un piccolo passo indietro e ritornare alla lotta di liberazione e ai suoi protagonisti.

Tra essi, c’è, a tutto tondo la nostra Università, che quest’anno celebra 800 anni di storia vissuta all’insegna delle libertà e che per il suo impegno nella Resistenza è stata insignita, unica in Italia, della medaglia d’oro al valor militare.

Vale la pena citare un passaggio della motivazione con la quale la Presidenza della Repubblica conferì l’onorificenza: “Dalla solennità inaugurale del 9 novembre 1943, in cui la gioventù padovana urlò la sua maledizione agli oppressori e lanciò aperta la sfida, sino alla trionfale liberazione della primavera 1945, Padova ebbe nel suo Ateneo un tempio di fede civile e un presidio di eroica resistenza e da Padova la gioventù universitaria partigiana offriva all’Italia il maggiore e più lungo tributo di sangue”.

Sono parole che ancora oggi emozionano e descrivono bene il grande desiderio di libertà e l’enorme spirito di sacrificio che ha mosso quella generazione di italiani.

Diciamo grazie a tutti loro e alla nostra Università qui oggi rappresentata dalla rettrice Daniella Mapelli.

Il nostro Paese grazie all’impegno al sacrificio e agli ideali di tanti italiani, prima con la Resistenza e poi con la Ricostruzione del Paese distrutto, ha attraversato 70 anni di pace, ha partecipato alla costruzione dell’ Unione Europea i cui valori fondanti sono dialogo e collaborazione tra i popoli, pace e libertà.

Abbiamo pensato che dopo le parentesi buie dei due conflitti mondiali che hanno segnato il ‘900 almeno qui, in Europa, non avremmo più visto la guerra.

Una convinzione che ha vacillato già nel 1991 con l’inizio nella Guerra nei Balcani e che sembra adesso definitivamente infranta con la ingiustificabile invasione militare dell’Ucraina da parte della Federazione Russa.

Nulla può giustificare un’aggressione armata di tale violenza e dimensione, che ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del nazionalismo che tanti danni hanno fatto nel passato.

La ferita che questa aggressione infligge alle regole della comunità internazionale è profonda e pericolosa e deve essere al più presto sanata, per evitare che i suoi effetti si possano propagare ed allargare con esiti difficilmente prevedibili.

E’ un’aggressione cinica, dura, violenta che sta provocando dolori e lutti inaccettabili alla popolazione Ucraina, alla quale deve essere assicurata in maniera ferma e concreta tutta la nostra solidarietà.

In Ucraina oggi c’è un popolo che resiste con coraggio ad un invasore; un popolo che è disposto a sacrificare la propria vita per riaffermare il diritto alla libertà, alla democrazia, alla indipendenza del proprio Paese.

Un popolo che certamente non ha voluto e non vuole la guerra, ma che di fronte a un esercito invasore combatte per ritrovare la pace e la libertà facendo appello agli stessi valori che noi oggi riaffermiamo con il 25 aprile.

Non possiamo girarci dall’altra parte e ignorare questi valori comuni sui quali è stata costruita nei decenni la convivenza civile tra i popoli.

Parallelamente dobbiamo cercare, con ogni mezzo possibile, di far cessare la guerra, di riportare il confronto sui tavoli della diplomazia evitando di cadere nella trappola di una pericolosa escalation nell’uso delle armi.

Quando l’incendio sarà spento, dovremo seriamente chiederci come si sia potuto arrivare a questo punto, come la comunità internazionale non sia stata in grado di impedire una nuova guerra di questa portata alle porte dell’Europa.

La pace, la libertà non sono acquisite una volta per sempre e anche le nuove generazioni devono essere consapevoli che per preservarle dobbiamo impegnarci sempre e senza riserve.

Ma in nostro obiettivo non deve essere arrivare a combattere guerre per difendere pace e libertà ma lavorare ogni giorno per riaffermarne la centralità ed evitare che si creino le condizioni che poi portano alla loro perdita.

Il nostro Paese in questi 70 anni ha saputo garantire la libertà superando anche momenti difficili. La nostra democrazia assicura la libertà di parola e di manifestazione a tutti, perché è nel libero confronto delle diverse idee che la società cresce e si sviluppa.

Sono francamente incredulo quando sento affermare che in Italia c’è una sorta di pensiero unico e che la libertà di espressione non sia compiutamente assicurata.

Credo al contrario che la libertà sia data così per scontata che ogni richiamo alla responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti, oltre che di se stesso, dell’intera comunità viene inteso come una limitazione di un diritto.

In questo senso oggi dobbiamo riflettere anche sul fatto che il bene comune si costruisce sapendo quando smussare o mettere da parte le differenze e le diversità di opinione.

Vale soprattutto per i momenti di maggiore incertezza per il futuro, di difficoltà, che possono essere superati facendo appello a quel senso di comunità che come italiani ,e noi qui come padovani, abbiamo dimostrato tante volte.

Vale per noi amministratori pubblici, vale per tutti noi come cittadini.

Soprattutto nei momenti di incertezza e cambiamento, e gli ultimi due anni certamente sono connotati da questa situazione, dobbiamo fare appello ai valori di solidarietà, collaborazione affinché al primo posto sia messo il bene comune.

E la stessa scelta che fecero i nostri padri e per i più giovani i nostri nonni, che per riportare la libertà e la giustizia nel nostro paese, misero da parte ogni egoismo e si impegnarono, anche sacrificando la loro vita per il bene di tutti e delle generazioni future.

Non dimentichiamolo mai: oggi ricordiamo il loro sacrificio che ci ha assicurato la libertà e la pace di cui godiamo adesso, ma riflettiamo che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi, ogni giorno perché tutto questo non vada perduto, ed anzi sia ancora più effettivo e concreto nel futuro.

Buon 25 aprile a tutti“.

Sindaco del Comune di Padova

(Padovanet – rete civica del Comune di Padova)