Mario Pinton

Dal 9 aprile al 3 luglio 2022 le sale del Museo Eremitani di Padova ospiteranno una mostra dedicata a Mario Pinton, dal titolo Mario Pinton. Gioielli, sculture e poesia.
L’artista padovano fu il pioniere della “nuova gioielleria” in Europa e nel mondo e iniziatore della Scuola orafa padovana, divenuta celebre a livello internazionale per la sua eleganza, raffinatezza, capacità innovativa e creatività.

Un percorso di più di cento opere guiderà il visitatore a scoprire la bellezza e l’innovazione dell’oreficeria pintoniana, la sua abilità di scultore e creatore di oggetti, con numerosi disegni, bozzetti, scritti teorici, in un contesto che racconterà anche gli altri pionieri della “nuova gioielleria” internazionale: da Hermann Junger dell’Accademia di Belle Arti di Monaco a Manuel Capdevila della Scuola Massana di Barcellona, a Max Frölich di  Zurigo, da Klaus Ullric della Kunst Werkschule di Pforzheim a Yasuki Hiramatsu, docente per trent’anni all’Università delle Arti di Tokio; sarà inoltre ricostruito il clima culturale di Padova, negli anni cinquanta e sessanta, in relazione alle arti applicate e al design. Chiuderanno la mostra, in rappresentanza della Scuola di Padova e quale sentito omaggio al Maestro da parte di due fra i più prestigiosi allievi, gioielli, molti dei quali inediti, di Francesco Pavane Graziano Visintin, divenuti a loro volta artisti di fama internazionale.

Nato a Padova il 12 novembre 1919, figlio di Albano, incisore di oreficerie, Mario Pinton apprese fin da giovanissimo l’arte della lavorazione dei metalli alla scuola del padre. Frequentò le scuole d’arte di Padova, Venezia e Milano. La sua attività si dispiegò nell’arte orafa del gioiello e della medaglistica, di manufatti, nell’arte plastica e pittorica a carattere celebrativo, aulico, sacro, per committenze pubbliche e private, estendendosi anche a interventi plastici ambientali esterni. Questa attività si coniugò incessantemente con quella dell’insegnamento e della ricerca: fu docente di Arte dei metalli e dell’oreficeria negli Istituti d’arte di Padova e di Venezia; direttore dell’Istituto d’arte di Padova, Este e Cittadella, direttore dell’Istituto Superiore delle Industrie Artistiche di Urbino.

Con altre importanti personalità del mondo dell’arte e dell’oreficeria europea Pinton seppe dare nel secondo dopoguerra una svolta radicale al linguaggio del gioiello, non più concepito solamente come oggetto di ornamento ma come vero e proprio prodotto artistico.

I suoi gioielli degli anni cinquanta, in controtendenza rispetto al dilagante astrattismo, evocano un classicismo che si esprime nelle scelte iconografiche e figurative e nella leggerezza di lamine sapientemente incise e battute, che evocano il fascino della gioielleria greca, etrusca, romana, con soggetti animali e vegetali di raffinatissima fattura. All’astrattismo Pinton giunge lentamente, dagli anni sessanta, rendendo sempre più essenziali i segni e alleviando ancor di più il tocco e la quantità della materia, in un processo di riduzione finalizzato alla leggerezza e alla etereità: gran parte delle sue opere non superano i 18-20 grammi di peso.

Esempi di sobrietà e sublime delicatezza sono anche le spille, numerose, realizzate dalla fine degli anni settanta. Gli anelli restano elegantissimi anche nella produzione successiva: degli anni ottanta ad esempio i divertenti anelli, insoliti per l’autore, a cubo in plexiglas colorato e gambo a fascia aperta.

La ricerca di una purezza originaria è contestuale anche alla produzione scultorea, in particolare si evidenzia nelle sue realizzazioni nel campo dell’arte sacra.

L’attività professionale artistica si coniuga con quella di ricerca, dando vita a una serie di scritti, tuttora inediti, con riflessioni e teorizzazioni di arte plastica, progettazione e trattati di geometria descrittiva. A questi scritti si aggiungono le poesie, alcune delle quali  pubblicate in riviste.

L’incontro con allievi dalla forte personalità, che a loro volta diventano docenti e orafi di fama internazionale, porta il centro padovano a essere fucina e riferimento di una ricerca orafa avanzata, continuata anche dopo la morte di Pinton, avvenuta nel 2008. Da qui scaturirà quel movimento di ricerche ed esiti che darà vita al fenomeno siglato all’estero come Scuola orafa padovana, arrivata oggi alla quarta generazione di artisti.

La mostra, a cura di Luisa Attardi e Mirella Cisotto Nalon, è promossa dall’Assessorato alla Cultura e dall’associazione Amici del Selvatico, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira, con saggi di Elio Armano, Virginia Baradel, Luisa Bazzanella, Marco Bazzini, Mirella Cisotto Nalon, Fritz Falk, Giuseppe Furlanis, Nicola Galvan, Marta Nezzo, Ramon Puig Cuyàs, Elisabetta Vanzelli, Isotta Visintin.

Informazioni
Orario: 9-19.00, chiuso i lunedì non festivi
tel. 049 8204551
[email protected]

(Padovanet – rete civica del Comune di Padova)