EX CASERMA PRANDINA: INCOMPRENSIBILE E PERICOLOSA LA PRESA DI POSIZIONE DELLA SOPRINTENDENZA

Il Soprintendente ai Beni Monumentali Fabrizio Magani, intervenendo in un incontro dell’associazione “Amo Padova”, ha riconosciuto l’esistenza di un importante vincolo culturale su tutta l’area dell’ex caserma Prandina, ma – a suo giudizio – il vincolo non sarebbe incompatibile con una destinazione a parcheggio della stessa. A sostegno della sua presa di posizione cita il caso del parcheggio realizzato a Verona nell’ex Arsenale definito “il più bello della città” (sic)… in realtà (si veda la veduta aerea di Google Maps) uno  squallido parcheggio interrato, peraltro esterno al centro storico della città.

Una posizione pilatesca quella del nostro Soprintendente, che sembra non tenere affatto conto dell’approfondita relazione storica e culturale predisposta dai suoi predecessori a supporto del vincolo apposto su tutto il complesso immobiliare con Provvedimento del 19 gennaio 2017 della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale del Veneto in quanto – si afferma – lo stesso  fa «parte di un compendio di origine medievale posto in un’area ricompresa tra il perimetro della cinta muraria più antica di età comunale ed i bastioni del sistema fortificato veneziano, area da salvaguardare integralmente in quanto testimonianza rilevante ed irrinunciabile del rapporto morfologico storicamente attestato tra gli insediamenti urbani ed il sistema fortificato…». 

La relazione dei suoi predecessori ripercorre le vicende storiche dei due monasteri benedettini ancora presenti nell’area, sottolineandone l’importanza per la storia, la morfologia urbana e l’immagine della città di Padova, e ricorda in particolare che «le origini del monastero di San Benedetto Novello risalgono al 1259, ad opera della comunità maschile del vicinissimo monastero benedettino doppio di San Benedetto “Vecchio” fondato nel 1195 dal beato Giordano, della nobile famiglia dei Transelgardi-Forzatè, quale centro dell’ordine monastico benedettino della città di Padova». Monasteri circondati da corti e broli, giardini, vigneti e orti: una vera e propria “campagna urbana”, parte integrante dei complessi conventuali, che conserva immutate le proprie caratteristiche e funzioni per circa sei secoli.

E’ per queste ragioni che, come ribadito anche nei numerosi incontri organizzati dal Comitato per il Parco delle Mura e delle Acque e da Agenda 21 locale, l’area dell’ex caserma Prandina non può essere banalmente considerata come uno spazio vuoto da riempire, risultando invece un luogo fortemente caratterizzato dalla propria storia, dalle regole morfologiche che nei secoli ne hanno condizionato le trasformazioni e le relazioni con altre emergenze urbane (il fiume e le riviere, la cinta muraria medioevale prima e cinquecentesca poi, i borghi sorti ad ovest del Tronco Maestro, i complessi monastici…). Un luogo con una propria vocazione, che non può essere cancellata o snaturata (come inevitabilmente avverrebbe se la si volesse destinare a parcheggio), bensì reinterpretata alla luce delle esigenze contemporanee e potenziata con l’inserimento di attività e funzioni appropriate, coerenti con un più generale progetto di rigenerazione ecologica, sociale e paesaggistica di tutto l’organismo urbano.

Sempre Magani afferma di non essere a conoscenza di proposte concrete per l’utilizzo dell’area. Eppure proprio dagli incontri di Agenda 21 sono emerse concrete proposte per un progetto urbano di riqualificazione di tutto il complesso immobiliare e per possibili utilizzi degli edifici tutelati da restaurare. Proposte che sono state tradotte anche in un Masterplan e in precise linee guida per l’indizione di un concorso di progettazione che l’Amministrazione comunale si era impegnata ad indire. Gliene invieremo copia.

Pare anche che il Soprintendente abbia detto di non credere che 1.000 posti auto possano cambiare la natura di un luogo. Ci chiediamo cosa serva allora, forse un meteorite?

La destinazione d’uso delle aree della ex caserma Prandina gioca un ruolo fondamentale per la tutela del patrimonio culturale e della storia di Padova, ma anche per il suo futuro. La reiterata richiesta di destinarla in forma permanente a mega-parcheggio a servizio degli esercizi commerciali del centro non solo appare un oltraggio alla storia dei luoghi ed all’immagine della città, ma farebbe perdere un’occasione eccezionale, forse unica, per assicurare ad una parte consistente degli abitanti del centro e non solo del centro la possibilità di beneficiare di un vero parco urbano, integrato con il progettato Parco delle Mura e delle Acque, che potrà contribuire ad una significativa riduzione dell’inquinamento urbano e delle emissioni climalteranti.

Sergio Lironi, Presidente onorario Legambiente Padova

Sandro Ginestri, Presidente Legambiente Padova

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