PADOVA AVVELENATA DAL BENZO(a)PIRENE, ECCO GLI ULTIMI DATI DEL MICIDIALE INQUINANTE

Notoriamente Padova è una grande malata a causa di polveri sottili ed ozono. “Molto meno noto – dichiara Lucio Passi, responsabile politiche antismog di Legambiente – è la costante presenza nell’aria del più pericoloso inquinante della famiglia degli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA): il Benzo(a)Pirene (di seguito anche benzopirene). Cancerogeno, teratogeno e mutageno è tristemente noto per i danni alla popolazione causati dalle emissioni di moltissimi inquinanti dell’acciaieria di Taranto. E’ così tossico che è monitorato non in microgrammi o milligrammi, come per inquinanti più noti, ma in nanogrammi. Infatti il limite di legge è di 1 nanogrammo (un miliardesimo di grammo) per metro cubo d’aria (concentrazione media annuale, D.M.A. 63/99, sostituito dal D.Lgs. 155/2010) e anche un solo decimale in più o in meno fa una grande differenza“.

I Dati

“A Padova – continua Passi – questo limite nel 2020 è stato abbondantemente superato: la media tra le centraline urbane è risultata di 1,3 nanogrammi. Purtroppo da quando è monitorato, da vent’anni, in città il limite di legge è stato praticamente sempre superato: ignorato però dalle Amministrazioni, nonostante l’allarme di Legambiente lanciato già nel 2001. L’anno prima si registrò una concentrazione pari a 1,7 nanogrammi.

Per comprendere l’ordine di grandezza del problema (senza tuttavia fare indebiti parallelismi) si pensi che prima dello spegnimento di diversi forni dell’ex Ilva, nel Rione Tamburi di Taranto, il più colpito da cancro e malattie, la media del benzopirene si aggirava attorno ad 1,8 microgrammi”.

Nella nostra città le ultime cinque medie annuali hanno registrato questi valori. 2020 1,3 nanogrammi, 2019 1,2, 2018 1,1, 2017 1,4, 2016 1,3. (VEDI ANCHE TABELLA 2010-2020)

I danni alla salute

“Gli IPA – riassume Passi – costituiscono una frazione del particolato atmosferico dal grande rilievo tossicologico, il più pericoloso tra i quali è appunto il benzo(a)pirene. E’ classificato dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) nel gruppo 1, come “certamente cancerogeno per l’uomo” mentre gli altri IPA fanno parte dei gruppo 2 o 2B  (probabili o possibili cancerogeni). L’esposizione cronica al benzopirene è altamente dannosa. Visto che non viene inattivato ed eliminato dal nostro organismo rimane al suo interno legandosi facilmente al DNA e facilitando l’insorgenza di cancri cutanei e polmonari. E’ ritenuto anche causa di mutazioni genetiche, infertilità e disturbi dello sviluppo. L’esposizione in gravidanza comporta numerosi rischi tra cui la riduzione del quoziente intellettivo nel neonato, l’aumento di malattie respiratorie e tramite la suscettibilità nel feto al danno del DNA aumenta il rischio cancerogeno.

Le fonti di emissione e diffusione

“Il benzopirene è prodotto dai processi di combustione: riscaldamento domestico (in particolare a biomasse), autoveicoli, impianti industriali, inceneritori.

Va sottolineato che la molecola del benzo(a)pirene “utilizza” le particelle di particolato (Pm10, Pm2,5), a cui si “attacca”, per “spostarsi”, quindi tutto quel che contribuisce ad abbattere le polveri sottili, che nell’agglomerato urbano di Padova sono prodotte per il 44% dal traffico, aiuta ad abbattere il benzopirene dell’aria”.

“Per Legambiente è urgente intervenire affrontando il problema incrociando due temi cruciali: quello della mobilità sostenibile e dell’uso dello spazio pubblico, prevedendo interventi ad hoc che, se integrati ad altre misure riguardanti il settore del riscaldamento, soprattutto alimentato a biomasse, produrranno benefici duraturi.

In tutta Europa – conclude Passi –spira il vento della transizione ecologica: riuscirà a raggiungere anche Padova è a dissolvere la sua nube di veleni?”

Segue tabella.

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(Legambiente Padova)