OZONO FUORILEGGE: A PADOVA 17 ANNI DI SFORAMENTO CONSECUTIVI

05/07/2020

“Il 3 luglio il valore per la protezione della salute umana dall’Ozono, che è di 120 microgrammi per metro cubo d’aria, ha  raggiunto il limite massimo annuale sancito per legge, che è di 25 giorni “- dichiara Lucio Passi, responsabile delle politiche antismog di Legambiente Padova: li ha registrati la stazione di rilevamento Arpav della Mandria, rappresentativa della media cittadina.

Dal 2004 (cioè da quando l’Arpav fornisce i dati sul limite per la protezione umana), la nostra città ha sempre superato la soglia annuale: nel 2020 Padova è  ancora una volta fuorilegge per l’Ozono ed entriamo nel  diciassettesimo anno consecutivo di illegalità. L’Ozono è il contraltare estivo dell’inquinamento da Pm10 dei mesi più freddi. Pm10 che a Padova ha già superato  il limite massimo annuale di 35 giorni di sforamenti. Le condizioni meteo estive invece disperdono il Pm10 ma favoriscono l’accumulo dell’Ozono”.

“Il 15 maggio– continua Passi, –  Legambiente denunciava che, in assenza di adeguati interventi dell’Amministrazione, con la “riapertura” sarebbe  aumentato il traffico e il conseguente inquinamento dell’aria. Cosa che si è puntualmente verificata.

Serviva e serve riorganizzare la mobilità per evitare che l’auto venga vista come l’unica soluzione per proteggersi dal virus. Legambiente propose di partire subito con gli interventi più semplici ed economici (favorire le bici e diffondere la micro mobilità elettrica), poi sul medio e lungo periodo con quelli via via più complessi, riaprendo con urgenza il confronto cittadino per migliorare il nuovo Pums (Piano urbano mobilità sostenibile). Il Comune  dichiarò di voler promuovere le alternative all’auto, in particolare la ciclabilità, ma di fatto è ancora al palo. Per iniziare bastava introdurre il doppio senso di marcia nelle vie della ZTL, per biciclette e monopattini elettrici e aumentare le aree 30: interventi rapidi e a costo quasi zero”.

“Ma l’Ozono – sottolinea Passi -non si combatte solo con la mobilità sostenibile. Bisogna mantenere ed aumentare il verde, che invece a Padova scarseggia, (soprattutto quello pubblico realmente fruibile) insieme agli alberi: 22 ogni 100 abitanti, cosa che ci colloca al ventesimo posto tra i capoluoghi italiani (dati 2018). Verde ed alberi sono fondamentali per calmierare l’Ozono, come certifica l’ARPA Toscana. Svolgono un importantissimo lavoro di filtraggio eseguito soprattutto dalle foglie, che operano una neutralizzazione chimica e chimico-fisica degli inquinanti labili (ozono, ossidi di azoto, ossidi di zolfo: purtroppo solo un ristretto gruppo di alberi riesce a ridurre il Pm10)Utilissime, spiega ancora l’ARPAT, sono quindi  le aree verdi nelle zone urbane e periurbane che fungono da depuratori naturali. E questa funzione poteva e può ancora assolverla l’area del Basso Isonzo, che sin dai primi Piani Regolatori di Padova era  destinato ad un disegno unitario di Parco di ben 1.000.000 di mq. Ma una ridda di varianti urbanistiche, fioccate nei primi anni del 2000 hanno cancellato la perimetrazione e le relative norme di salvaguardia. Risultato: ignorati progetti già pronti, spezzettata l’area, concesse aree edificabili e il Parco e rimasto nel limbo. Nonostante questa deregulation su una trentina di ettari sta crescendo dal basso l’embrione del primo parco agricolo urbano.

Ora si profila una nuova minacciaun ecomostro di 30.000 metri cubi di cemento (10 palazzine residenziali per 100 unità abitative) nel cuore del Basso Isonzo. Sono i 3,7 ettari di proprietà dell’IRA (l’istituto di riposo per anziani) che vorrebbe edificare”. “L’Amministrazione – conclude Passi – può e deve impedirlo: ne ha gli strumenti”

SCHEDA – CAUSE ED EFFETTI DELL’OZONO

A livello del suolo la molecola dell’ozono si forma quando altri inquinanti, in particolare ossidi di azoto e composti organici volatili prodotti principalmente dai processi di combustione, reagiscono a causa della intensa presenza della luce del sole. Perciò viene definito smog fotochimico e si manifesta nella stagione calda. Le sorgenti degli inquinanti “precursori” a Padova escono in gran parte dai tubi di scappamento e per questo è essenziale limitare il traffico.

L’esposizione all’ozono provoca l’infiammazione del sottile strato di cellule che riveste le vie respiratorie e concorre ad aggravare l’asma e altre patologie respiratorie, quali enfisemi e bronchitipolmoniti. Se l’esposizione è protratta nel tempo vi possono essere danni a lungo termine, con una riduzione della qualità e dell’aspettativa di vita.

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(Legambiente Padova)