I boschi stanno tornando in Veneto, anche grazie alle Associazioni

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In un territorio ferito, sfruttato e ricoperto dal cemento come quello del Veneto, è ancora possibile ricostituire i boschi di pianura, componente ambientale e paesaggistica un tempo fondamentale?

Se ne è parlato il 26 ottobre a Sandrigo, nel Vicentino, in occasione degli Stati generali dei boschi di pianura, un convegno organizzato, tra gli altri, da Veneto Agricoltura per fare il punto su ciò che è stato realizzato finora e per avanzare nuove proposte.

Al convegno hanno partecipato anche gruppi e Associazioni. Alcune delle loro esperienze ci permettono di capire quanto può essere influente l’iniziativa dal basso nel realizzare opere di grande portata come la costituzione di un bosco, per quanto piccolo.

La Consulta per l’ambiente di Rosà ha cominciato nel 1991 creando un piccolo bosco di un ettaro e curandone la manutenzione con sole forze del volontariato e i contributi e il sostegno del comune di Rosà. Dieci anni dopo, si è tenuto un convegno da cui è scaturita la Carta di Rosà che è servita da input alla L.R. 13/2002 sull’implementazione boschiva.  L’unico rammarico è di non aver avuto la possibilità di ampliarlo, ma chissà…

L’Associazione Naturalistica Sandonatese opera dalla metà degli anni ‘70 per la promozione dei boschi planiziali, con pubblicazioni e conferenze.  Negli anni ‘90 ha avviato il progetto di un bosco, concretizzatosi negli anni 2000. In questi anni il rapporto con le istituzioni ha conosciuto fasi alterne. Episodi di contestazione si sono avuti in passato nei confronti dei Servizi Forestali Regionali per l’impatto di interventi di riqualificazione realizzati nel contesto di delicati giacimenti di fitodiversità (come ad esempio il bosco di Olmè di Cessalto, TV). Costruttiva è stata, invece, la collaborazione con l’Azienda Regionale Foreste del Veneto. Positiva anche l’esperienza con Veneto Agricoltura. L’Associazione Naturalistica Sandonatese auspica che lo stesso interesse per i boschi planiziali si abbia anche per i prati, quale elemento complementare e imprescindibile dell’ecosistema forestale.

L’Associazione Spiritus Mundi sta lavorando alla creazione di un  piccolo bosco a Polverara (ne abbiamo accennato qui). Poiché il terreno su cui sorgerà è stato molto sfruttato dall’agricoltura, servirà molto tempo per ricreare le condizioni più idonee a questo fine. Attualmente è in corso la delimitazione dell’area con arbusti. Si sta cercando di risolvere il problema dell’irrigazione con pompe e cisterne. Si pensa inoltre di coinvolgere la cittadinanza per la messa a dimora degli alberi. L’amministrazione comunale ha mostrato grande interesse per il progetto.

Nella Riviera del Brenta dal 2004 opera il comitato Opzione Zero  che, a seguito del grave tornado del 2015, per contrastare gli effetti climatici ha avviato il progetto “Piantiamola” con l’obiettivo della riforestazione urbana della Riviera del Brenta a partire da terreni pubblici abbandonati o inutilizzati. Purtroppo le amministrazioni locali non hanno risposto e il gruppo pensa di presentare la proposta ad altri enti, come i consorzi di bonifica, e ai privati cittadini. Il comitato Opzione zero ritiene importante che il tema della riforestazione sia stato affrontato a livello ufficiale nel convegno, ma considera debole il documento prodotto, la Carta di Sandrigo: non mette sufficientemente in rilievo l’emergenza dei cambiamenti climatici, il consumo di suolo e l’impatto dell’agricoltura intensiva.

Un grazie e un augurio a queste Associazioni perché possano continuare a migliorare l’ambiente in cui viviamo grazie a un dialogo costruttivo con le istituzioni e la cittadinanza.

Eliana Hermann – redazione ecopolis

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