Primizie nella vigna degli antichi romani coltivata in Sicilia

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Mario Indelicato, mail: [email protected], cell. 3289074474

Ufficio comunicazione Ibam, mail: [email protected], tel. 095311981 int. 206-213

Prima uva prodotta nella vigna sperimentale nata dal progetto “Archeologia del vino in Italia: un esperimento siciliano” condotto dall’IBAM – CNR in collaborazione con la cattedra di “Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico” dell’Universita di Catania

Prima uva prodotta nella vigna sperimentale nata dal progetto “Archeologia del vino in Italia: un esperimento siciliano” condotto dall’IBAM – CNR in collaborazione con la cattedra di “Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico” dell’Universita di Catania.

Nella fertile terra sicula e’ stata prodotta la prima uva nella vigna sperimentale nata dal progetto “Archeologia del vino in Italia: un esperimento siciliano” condotto dall’IBAM-CNR in collaborazione con la cattedra di “Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico” dell’Universita di Catania, che ha come obiettivo principale quello di verificare e mettere in pratica le antiche tecniche romane di produzione del vino.

Cosi’ vede la luce la cosiddetta “muscatedda”, nome locale della prima uva che si vendemmia nonche’ unica varieta di vitigno a bacca bianca, detto in siciliano “muscateddu vrancu”.

Si tratta di un vitigno probabilmente originario della Grecia, coltivato in tutto il Mediterraneo da moltissimi secoli, citato, tra gli altri, da Columella e da Plinio il Vecchio con il nome di “vite apina” poiche’ particolarmente prediletta dalle api per il sapore dolce e zuccherino delle bacche. La sua ampia diffusione a fine ‘800 e’ testimoniata dai Bollettini Ampelografici di quegli anni che lo riportano tra i vitigni coltivati in diverse province siciliane.

A mettere in pratica il progetto sperimentale e’ il dott. Mario Indelicato, giovane collaboratore dell’IBAM, che ha proceduto alla raccolta e alla vendemmia della prima uva utilizzando la “falcula”, uno degli strumenti antichi ricostruiti seguendo in maniera fedele le “istruzioni” indicate da Columella in De Agricultura (XII, 18, 2):

elaquo;[…] nec minus falculae et ungues ferrei quam plurimi parandi et exacuendi sunt, ne vindemiator manu destringat uvas et non minima fructus portio dispersis acinis in terram dilahatureraquo;.

Il programma scientifico, coordinato dal direttore dell’IBAM di Catania, Daniele Malfitana che e’ anche titolare della cattedra di “Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali” presso l’Universita di Catania, e’ in fase di realizzazione anche grazie al supporto offerto dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana che ha messo a disposizione le viti della collezione ampelografia dell’UOS 2 di Marsala.

“Un’occasione interessante di sperimentazione didattica – dichiara Daniele Malfitana – che pone il giovane studente archeologo nelle condizioni di passare dalla teoria alla pratica rendendo in tal modo piu’ intrigante il suo stesso percorso formativo”.

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Mario Indelicato, mail: [email protected], cell. 3289074474

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(Ufficio stampa CNR)

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