Giusepppe Miale Di Mauro è un giovane autore, regista e attore di grande talento che negli ultimi anni è riuscito a ritagliarsi un suo spazio nel panorama teatrale non solo napoletano. È stato uno dei protagonisti dello spettacolo “Gomorra”, scritto da Mario Gelardi e Roberto Saviano; ha fatto esperienza con registi come Tato Russo e Lucio Allocca, ma i suoi preferiti sono Antonio Latella e Mimmo Borrelli. Lo scorso inverno ha debuttato allo Stabile di Torino, e poi in tournée in tutta Italia, con “Educazione Siberiana”, scritto a quattro mani insieme a Nicolai Lilin (qui videointervista).

Difficile definire il suo “stile” dato che Miale di Mauro, per tutti Peppe, passa con disinvoltura da un genere all’altro sia per quel che riguarda gli aspetti propriamente drammaturgici, di scrittura, sia per gli allestimenti, il cui comune denominatore è l’accuratezza e la maniacalità per i dettagli. Insomma, è uno a cui piace sperimentare, cambiare registri e attivare interessanti cortocircuiti tra i linguaggi. Ciò che però, a parer nostro, identifica i suoi lavori, definendone la poetica, è l’impronta fortemente artigianale, caratteristica non sempre riscontrabile nei giovani autori e che gli è valsa la meritata attenzione di critica e pubblico.

Siamo andati a vedere il nuovo spettacolo, “Onora il padre” che ha debuttato lo scorso 2 ottobre a Galleria Toledo, tratto da un suo testo che, come ci ha spiegato nella videointervista, “nasce da un precedente monologo, rielaborato e ampliato poi in seguito alla visione del film ‘Miss Violence’ di Alexandros Avranas, che vinse il Leone d’Argento a Venezia lo scorso anno”. Nel cast, Tina Femiano, Gennaro Maresca, Fabiana Martone, Peppe Miale, Lorenza Sorino e, nel ruolo di protagonista, Nicola Di Pinto, volto molto noto al cinema (ha collaborato con registi come Tornatore, Moretti, Bellocchio, Martone) e che fino ad oggi, a teatro, si era sempre misurato con progetti più tradizionali e mai con un testo contemporaneo: “Avevo una gran voglia di mettermi alla prova – ci ha raccontato Di Pinto – e sono stato io, tempo fa, a chiedere a Peppe di coinvolgermi in un suo spettacolo. Non appena mi ha proposto questo ruolo ho subito accettato e ci ho lavorato con grande entusiasmo”.

Inoltre durante la nostra chiacchierata con Miale Di Mauro e Di Pinto è emerso che i due sono già al lavoro per un prossimo progetto che si preannuncia di grande interesse. “Avevo in mente da tempo – prosegue Di Pinto – di scrivere le memorie di Alfredo Canale, che era il mio personaggio in ‘Il camorrista’ di Giuseppe Tornatore e ho chiesto a Peppe di aiutarmi”. Personaggio rimasto celeberrimo e, almeno a Napoli, ancora amatissimo. “È una cosa incredibile, mi capita ancora oggi quando sono a Napoli di essere continuamente fermato per strada e di dover ripetere le battute del film che io, a distanza di 28 anni, non ricorderei più”.

Tornando allo spettacolo, “Onora il padre” racconta la storia di una donna che tenta disperatamente di avere una relazione sentimentale (e sessuale) soddisfacente. Per superare le sue insicurezze si affida ad un uomo che, solo in seguito, scopriamo essere in rapporto con la sua famiglia. Famiglia da cui lei si è allontanata e che fin da subito dà la sensazione di custodire dei terribili segreti. In particolare il personaggio del Padre, interpretato da Di Pinto, si rivelerà pian piano essere un mostro che non potendo realizzare una “felicità perfetta” ha creato intorno a sé “una perfetta infelicità”.

La messinscena ha come perno una serie di porte e specchi che collegano i vari ambienti e riflettono situazioni che spesso sono celate alla vista degli spettatori: “Volevo che il pubblico spiasse la vicenda – ci ha spiegato Miale Di Mauro – e che di volta in volta scegliesse il punto da cui guardarla”. Efficace, anche se a volte un po’ faticosa, la scelta di utilizzare poche luci, molto basse che stabiliscono fin dalla prima battuta una atmosfera cupa e misteriosa.