Occupazione giovanile, un dramma italiano

Disoccupazione globale al 10.8% con un peggioramento di oltre 2 punti percentuali nell'arco di un anno, un tasso di disoccupazione giovanile (fascia d'età tra i 15 e i 24 anni) del 35,1% in Italia (dati Ista sett. 2012), 2 milioni di inattivi, che hanno smesso di cercare lavoro, 300 mila i laureati in cerca di occupazione, numeri davvero preoccupanti per non dire drammatici. Questi dati sono stati la base di partenza di un confronto, a tratti anche acceso, che ha visto protagonisti economisti, rappresentanti di Associazioni di categoria, Confindustria e Confesercenti in primis, esponenti del mondo politico, docenti universitari ed imprenditori, i quali hanno dibattuto, ognuno con le diverse peculiarità, sulle cause che hanno portato a questo stato di cose.

L'incontro, nell'ambito degli eventi programmati dall'Associazione Agorà Futura di Padova in collaborazione con il Forum della Meritocrazia, è stato introdotto e moderato dal dott. Zampieri nostro Capo Redattore della Rubrica "Che borsa che fa" , economista ed analista di spessore nazionale ed internazionale, che partendo dall'enunciazione di tali dati, è riuscito a dare un taglio estremamente pragmatico al problema. Certo è, che le ricette che i vari attori hanno proposto, seppur ognuno con il suo background esperienziale, hanno sollecitato il giovane inoccupato ad investire in un processo meritocratico, che a partire dalla scelta formativa arrivi a poter mostrare il suo valore in ambito lavorativo.

Tra i relatori, il Prof Risso, docente di sociologia e direttore scientifico di SWG, ha voluto puntare il dito proprio sull'atteggiamento, rifulgendo l'approccio all'analisi delle solite "best practice", che risulta null'altro che una scopiazzatura di idee già realizzate. "Nuove idee", questo è lo slogan che deve accompagnare il giovane di talento, il quale non può pensare, secondo Risso, di poter imparare solo sul campo, ma che necessariamente ha bisogno di una preparazione teorica in grado di alimentare questo processo di creazione di idee. In questo, l'Università come istituzione sembra ferma al palo. Un tempo incubatore di idee, di moti "rivoluzionari", di nuove proposte si è arenata sulle secche dell'arido mare delle relazioni politiche che da un lato garantisce stabilità per i senatores e dall'altro una barriera ai venti di innovazione.

Nessun problema quindi a guardare fuori dai propri confini, sembra voler indicare l'Assessore Regionale Sernagiotto, il quale è consapevole dei danni inferti dalla politica e dai tagli recessivi imposti da questo Governo tecnico. L'Assessore, che con il suo staff in questi anni ha recuperato fondi per finanziare progetti di imprenditoria nell'ambito della regione Veneto, suggerisce di alzare lo sguardo verso il Nord-Europa e di dare un'occhiata al modello di sviluppo Danese in cui si abbandona la logica dello stage passato in simbiosi con il fotocopiatore o poco più, dove il sistema di tutoraggio è un vero e proprio percorso di accompagnamento del giovane dall'alveo formativo al posto di lavoro.

Nel convegno non si è parlato solo di occupazione ma anche di imprenditoria, al fine di verificare se potrebbe essere un alternativa quella di cimentarsi in una sfida che anche se rischiosa , potrebbe rappresentare una soluzione di sbocco. Fare imprenditoria sembra però, in Italia, un percorso tutt'altro che agevolato. Molti sono gli ostacoli, a partire, come puntualizza il dott. Cinefra di Confesercenti, dal rispetto delle regole. Se dinanzi ad un esercizio commerciale si piazza l'irregolare di turno con i propri prodotti griffati e controllati dal racket malavitoso, sicuramente il danno che ne viene per l'esercente non è di poco conto. L'assenza del rispetto delle regole diventa di ostacolo per un corretto svolgimento di una qualsiasi attività imprenditoriale. Ma se il problema non lo si riesce a combattere, almeno si cerca di farselo amico . Ecco che allora Confesercenti ha iniziato a lavorare a processi di formazione in loco e di collaborazione ab origine nei Paesi dove è fortemente sviluppato il fenomeno dell'emigrazione, che permettano un integrazione non tanto sul piano sociale quanto sul piano economico tra operator.

L'oltre confine non è da temere, ma da vedere come opportunità, questo è il filo conduttore che lega il comparto produttivo a tutti i livelli. La stessa Confindustria, rappresentata dal suo Vice Presidente Giovani il dott. Sottovia, non guarda più all'Italia come mercato principale, ma individua nel rapporto sempre più stringente con gli altri Paesi l'unico modo per portare innovazione e sviluppo. E' il contatto tra culture economiche la soluzione percorribile, in una sorta di "speed dating" commerciale che in breve tempo possa portare al matching di idee. Questo è auspicabile, secondo Sottovia, non solo per il progredire delle aziende, ma anche per superare la stasi occupazionale, che nelle PMI è data dalla difficoltà di operare il passaggio generazionale tra la proprietà ed un management qualificato. Fare impresa quindi non è così semplice, vuoi anche perché non c'è un omogeneità normativa al riguardo. Tassazione elevata e confusione normativa sono i due fattori che maggiormente sembrano ostacolare certi processi. La presenza dello Stato si presenta come nodo cruciale, in cui lo scontro anche ideologico, trova terreno fertile ed accende gli animi di coloro, che vogliono una struttura amministrativa silenziosa al limite dell'assenteismo che altro compito non abbia che chiedere tasse minime a copertura delle spese per i servizi essenziali, con coloro che considerano la presenza dello Stato fondamentale perché in fondo il libero mercato, portato all'estremo, ha di fatto prodotto la crisi che stiamo vivendo.

Scontro tra generazioni, tra coloro che si apprestano ora a creare la propria impresa, come il dott. Rampazzo, Amministratore Delegato della casa editrice on-line Leo Libri, che vede uno Stato esattore ed un po' "spacciatore" che con i suo interventi a pioggia nei settori dell'economia droga un mercato che consapevole di questa opportunità, non crea ricchezza ma la distrugge sotto forma di aiuti. Di contro il Prof. Risso pur concordando sulla pesante inefficienza dello Stato, non vede nel libero mercato il giusto contrappeso a questa situazione.

Pubblica Amministrazione che sembra essere la perfetta antitesi al concetto di meritocrazia, è quanto afferma il dott. Boggian, manager di Michael Page International, impegnato professionalmente nel settore pubblico e direttore generale del Forum della Meritocrazia. Per quanto bello e musicale possa essere il termine "meritocrazia, afferma Boggian, ancora oggi, nei vari settori della pubblica amministrazione, risulta essere quasi impronunciabile. Questo per una serie di motivi che vanno dalla sfera ideologico politica in cui l'uguaglianza sociale è l'obiettivo principe, al clientelismo politico che ha difatti ingolfato gli uffici pubblici con una serie di referenti di partito che non hanno dovuto sottoporsi ad alcun processo selettivo, fino all'utilizzo distorto dello strumento concorsuale nato più per ratificare il rapporto di lavoro preesistente che per valutarlo. La difficoltà quindi sta proprio lì, riuscire a scardinare questi meccanismi cercando di immettere processi, più consoni al settore privato, ma ugualmente adattabili al pubblico, attraverso la costruzione di KPI (Key Performance Indicators) in grado di premiare il meritevole a discapito del "fannullone".

Certo è che i processi di mutamento sono lenti e per certi versi imprevedibili, poiché non ci sono solo problematiche economiche da affrontare, ma anche sociali. Quando verifichiamo che la stessa platea di relatori del convegno vedeva la presenza di una sola donna, la dott.ssa Mosco, Presidente della Commissione Pari Opportunità per il Consiglio di Quartiere Centro di Padova, ci rendiamo conto di uno spaccato della società sbilanciato verso il sesso maschile. La stessa difficoltà, come ha puntualizzato la Mosco, la si ritrova nel mondo del lavoro ove la donna trova ancora ostacoli nel poter gestire la propria carriera poiché quasi inesistenti sono gli ammortizzatori ed i servizi che permettano di gestire il doppio ruolo che le viene affidato, quello di mamma e quello di lavoratrice, per non dimenticare tutte le problematiche da codice penale che vive sia sull'ambiente di lavoro che all'interno dell'ambiente familiare.

Luigi Del Giacco

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