Per una società autenticamente umana

Viviamo in una società dai connotati sempre più articolati, come dentro un caleidoscopio spirituale, sociale, politico, in cui si agitano i rapporti tra individui e popolazioni diverse e i mutamenti delle forme sociali di base. Agire da esseri umani autentici, oggi, prende la forma del vivere in modo etico e la questione dell’agire autenticamente morale, ossia davvero umanizzante, riguarda ogni individuo, a prescindere dal suo patrimonio e identità culturale.

La relazione fra coscienza e umanità sarà al centro della giornata di studi Coscienza e umanità. Fondamenti teoretici, fonti antiche, riflessioni moderne e contemporanee che si svolgerà il 21 e 22 ottobre 2022 a Padova, nella sede della Facoltà teologica del Triveneto, e online, organizzata dalla stessa Facoltà e dall’Asli – Accademia di studi luterani in Italia, in collaborazione con Absi-Associazione biblica della Svizzera italiana, Ise-Istituto ecumenico San Bernardino, Venezia e Cattedra Rosmini presso la Facoltà teologica di Lugano. Vai alla notizia.
Approfondiamo il tema con don Franco Buzzi, presidente Asli.

Tutto è connesso. Quindi tutto va collocato all’interno di un contesto di relazioni, che si muovono in una dimensione di complessità. Connessione e complessità non possono essere separate.
La complessità ci spinge ad andare in profondità, non a semplificare. Oggi invece si parla per slogan, si pensa in modalità binaria (sì/no, amici/nemici).
«Concordo con lei: proprio come accade oggi – sottolinea Buzzi – con quel processo, per ora largamente irreversibile, di aritmetizzazione della matematica, che ha portato, tra l’altro, a tutti gli sviluppi della cosiddetta intelligenza artificiale e alle questioni poste dall’umanesimo digitale».

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Professor Franco Buzzi, perché porre, in questo momento, la questione della coscienza?
«Perché l’essere umano non può delegare ad altri l’orientamento da imprimere alla propria vita. In un tempo in cui la singolarità e l’irrepetibilità dell’individuo umano viene messa in discussione è quanto mai opportuno riscoprire il tema della coscienza».

Che cos’è la coscienza?
«È fondamentalmente auto-consapevolezza in ordine alla possibilità di disporre di sé, per orientare la propria vita non secondo criteri dettati dall’esterno e vissuti acriticamente come imposti da altri (dalla società nel suo insieme), ma scaturenti da una profonda convinzione interiore, alla quale ci risulta impossibile derogare».

E in quale rapporto si pone la coscienza con l’umanità?
«Ogni essere umano è un centro prospettico da cui si guarda il mondo nella sua interezza, per intervenire in esso, specialmente nel tessuto delle relazioni umane, con decisioni rispettose della propria e dell’altrui dignità».

Il tema della giornata di studio sarà approfondito attraverso alcune categorie. La prima a essere interrogata sarà la rivelazione biblica. Che cos’è la coscienza nella sacra Scrittura?
«Per la sacra Scrittura la coscienza coincide con il “cuore”, non inteso in senso fisiologico-anatomico, ma assunto come il centro decisionale della persona, davanti a Dio e al prossimo».

La filosofia porterà a considerare la scelta morale. Come deve essere affrontata la dimensione morale della nostra esistenza?
«La “coscienza” ha tanti livelli o dimensioni in cui si esercita; non è soltanto coscienza “teoretica” (ciò riguarda la consapevolezza dei principi della logica e del sapere in generale, in ogni campo in cui si compia lo sforzo di elaborare e organizzare un ambito di sapere); non è soltanto coscienza “estetica”, attenta e obbediente all’intuizione del bello in tutte le forme elaborate dalle diverse arti. Essa è anzitutto coscienza “pratica”, volta alla realizzazione di qualcosa nel mondo naturale e culturale: in tal senso essa è propriamente consapevolezza dell’azione e dell’interazione con gli altri.

E la coscienza etica?
«Una forma particolare di coscienza pratica è la coscienza “etica”, la quale si incarica di scoprire quei principi generali, radicati nell’umano, in virtù dei quali alcuni comportamenti dell’essere umano, a parità di condizioni, appaiono come obbligatori per tutti i singoli individui umani (o persone) entro le più diverse formazioni sociali. Se rinuncia al criterio dell’obbligazione, l’etica perde il suo elemento specifico, riducendosi a una pura e semplice elencazione di comportamenti possibili. Tale scienza comportamentale presenterà certamente qualche utilità, ma avrebbe smarrito l’irrinunciabile dimensione etica dell’agire umano».

L’approccio della scienza e delle scienze umane accende la questione di libertà e responsabilità versus condizionamenti e limiti: come mediare?
«La mediazione è un atto di verità e di libertà, là dove ci siano delle tensioni di qualsiasi tipo. Le sfaccettature del vero impongono l’arte della mediazione, non per cadere nel relativismo o nel qualunquismo, ma per tenere in debito conto quella complessità alla quale lei accennava all’inizio del suo discorso. L’affermazione della complessità impone anche la rinuncia a ogni forma di riduzionismo: le funzioni cerebrali di tipo neurologico rendono possibile, facilitano o ritardano, l’esercizio della coscienza, ma quelle funzioni materiali, che oggi possono essere descritte tramite immagini digitali, non sono la coscienza stessa. Analogamente tanti sono i condizionamenti naturali, biologici, ambientali, culturali che circoscrivono l’esercizio della nostra libertà, ma essi non la tolgono, anzi la esaltano nello spazio d’esercizio che essa sempre si ricava. In politica la mediazione può contemplare anche l’esercizio della ritirata strategica di fronte a un male momentaneamente ineluttabile e apparentemente insuperabile, in vista di un accesso più ampio e profondo al terreno del vero, del giusto, del bello e, tendenzialmente, del bene di tutti».

Infine, la riflessione teologica: qual è il vantaggio di adottare una prospettiva ecumenica?
«Ricorrendo a esempi storici attraversati dalla storia del cristianesimo si arriva più facilmente e consapevolmente a porre la questione della libertà umana in ordine alla salvezza dell’essere umano. Lo sfondo della giustificazione per fede sostenuta da Martin Lutero è determinato da una severa comprensione del “servo arbitrio”, che, ben lungi dal negare l’esercizio della libertà dell’uomo, garantisce in assoluto il primato della grazia che redime».

Possiamo indicare alcune piste, anche pratiche, per vivere consapevolmente e costruttivamente nella società contemporanea?
«C’è un’unica pista con tante ramificazioni convergenti in essa; è quella indicata dal Vaticano II, attraverso il riconoscimento della libertà religiosa, della medesima identità di valore che qualifica ogni essere umano e che chiede l’impegno di un dialogo costante che non si rassegni mai a posizioni ideologiche o di semplice contrapposizione di forza, in ogni campo, dalla scienza all’arte, dalla politica all’economia, dalla giustizia alla carità».

Paola Zampieri

(Facoltà Teologica del Triveneto)