Chiesa e pandemia 1 – Corpo, fragilità e chiesa al tempo del coronavirus

Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di Angelo Biscardi al seminario “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Un virus? Pandemia, fragilità e chiesa” (19 novembre 2021 – vai alla presentazione – vai alla sintesi dei contenuti) che ha coinvolto cinque istituzioni accademiche teologiche italiane (due Facoltà teologiche: del Triveneto e dell’Emilia Romagna; e tre Istituti superiori di Scienze religiose: di Padova, della Toscana e dell’Emilia) nella ricerca di elaborare, all’interno della vasta “letteratura Covid”, una riflessione sul modo cristiano di affrontare la fragilità e il dolore, che dal punto di vista teologico-pastorale riesca ad assumere il contesto, le prassi, le istanze e le sfide emerse per la chiesa in questo tempo.

In questo contributo si cerca di valutare quale sia l’impatto della pandemia sulla riflessione e sulla prassi ecclesiale nel rapporto tra corpo e fragilità.

Dalla fragilità alla cura

La riflessione sul corpo si riassume nel focalizzare la sua ambivalenza di possibilità e fragilità, «limite e campo di azione» (K. Jaspers).
La teologia biblica ha fatto proprio l’intreccio di miseria e nobiltà, vedendo nella fragilità lo spunto per la responsabilità verso gli altri e tutto il creato, una fragilità «necessaria» (S. Grasso) per aprire l’uomo alla genuina relazione con Dio e con gli altri. D’altra parte, essa fa parte dei condizionamenti corporei e sociali entro cui si sviluppa l’esistenza dell’uomo come spirito incarnato, non perché vive in una condizione di punizione o decaduta, ma semplicemente perché non siamo dèi. Dal limite, si istituisce la risposta libera e responsabile di fronte alla chiamata a trascendersi (J.-O. Henriksen).
Per i cristiani, la fragilità umana dovrebbe sempre riportare al centro della pastorale l’attenzione di Gesù verso i deboli e i bisognosi, una cura concreta e fattiva. D’altra parte, sin dall’inizio la comunità cristiana si è occupata della fragilità attraverso atti corporei di cura, guarigione e servizio (l’imposizione delle mani, le mense solidali, i beni condivisi, la preghiera intorno ai malati).
Siamo, però, proprio qui, a fare i conti con uno degli esiti più drammatici del Covid: lo scacco delle relazioni.

Relazioni pericolose e corpi irraggiungibili

In un tempo di grandi richiami filosofici, teologici ed ecclesiali alla concretezza corporea delle relazioni di cura e di servizio, anche per merito di papa Francesco, è proprio la possibilità dell’incontro corporeo che ha subito una ferita radicale.
I corpi – e le relazioni – sono diventati pericolosi e irraggiungibili.
Siamo stati costretti a familiarizzare con il lato ombra della nostra relazionalità: i contatti tra gli esseri umani sono anche una fonte di pericoli, non solo di progresso ed espansione, a causa delle contaminazioni reciproche portate al massimo grado con gli stili di vita globali di oggi.
La relazionalità corporea, benedetta anche dalla teologia, ha dovuto fare i conti con il suo lato ombra che si è manifestato fino a una solitudine ultima di fronte alle grandi sfide come la malattia e la morte: «siamo rimasti soli con la nostra identità» (M. Ronconi).
Non possiamo trascurare che tutto questo ha portato enormi difficoltà per la chiesa a farsi prossimi, concretamente, alle fragilità che si sono manifestate, al di là del grande lavoro delle Caritas.
Sono stati gli operatori sanitari i più prossimi ai malati, con una ministerialità laicale da formare per una chiesa che non si sostituisce con sue iniziative istituzionali a quanto già può accadere attraverso l’esercizio ordinario delle attività professionali. Sono questi, forse, i primi luoghi dove può manifestarsi la testimonianza dei credenti per una “chiesa in uscita”, data anche la difficoltà già precedente di evangelizzare e accompagnare malati e moribondi.
Le famiglie, da parte loro, si sono trovate sole, raggiungibili al massimo con i nuovi mezzi di comunicazione, con un impatto fortissimo sulla catechesi e la liturgia comunitaria. Anche le mura domestiche, dunque, si sono rivelate un’altra importante frontiera della “chiesa in uscita”.

Dall’anima all’on line: riedizione del virtuale?

In questo quadro, dobbiamo riconoscere il valore ambivalente di quelle tecnologie che permettono di virtualizzare il nostro corpo, altro ambito dell’humanum che chiede evangelizzazione. Ci viene da pensare che la “teologia dell’essere incarnato” sia chiamata a conservare la sua capacità di dialogare anche sulla controparte – altrettanto ambigua – che è la virtualizzazione del corpo e della relazione.
Consapevoli dei rischi di questa provocazione, ci chiediamo se questa non possa essere una rielaborazione di quello che una volta si considerava appannaggio dell’idea di anima, cioè la capacità dell’uomo di potersi pensare anche oltre il proprio corpo?
Le preoccupazioni per i rischi di impoverimento delle relazioni si basano sulla lettura delle tecnologie virtuali unicamente nel registro della dis-incarnazione. Esistono anche riflessioni, però, che dimostrerebbero come la comunicazione dei new media resti comunque un’esperienza unitaria del soggetto corporeo e come la comunicazione virtuale appartenga alla sfera del reale a pieno titolo per la sua forte componente immersiva e sinestetica (Voltolin).

Conclusione

Con queste riflessioni, abbiamo cercato di richiamare gli elementi, in tensione tra loro, che compongono il quadro di questa situazione storica di fragilità e di come si inseriscono in essa la teologia e la pastorale, tra condizione drammatica dell’essere corporeo e virtualità tecnico-scientifiche.

Angelo Biscardi
docente di Sacramentaria e Antropologia teologica
Istituto superiore di Scienze religiose della Toscana

Respondent a questo contributo è stato Maurizio Marcheselli (Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna) – vai alla sintesi dell’intervento.

Tutti i contributi al seminario:
Chiesa e pandemia 1 – Corpo, fragilità e chiesa al tempo del coronavirus, di Angelo Biscardi
Chiesa e pandemia 2 – Forza nella debolezza: il nesso creazione/croce in Paolo (1-2Cor), di Maurizio Marcheselli
Chiesa e pandemia 3 – La cura degli ammalati nel contesto antropologico ed ecclesiale contemporaneo, di Dario Vivian
Chiesa e pandemia 4 – La pandemia e il sacramento dell’unzione degli infermi, di Fabio Frigo

Foto da Pixabay.com

(Facoltà Teologica del Triveneto)